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DELIBERE false, pagamenti di fatture e prestazioni al di fuori di un Piano di risanamento mai attuato, un vero e proprio “stipendificio” a favore di parenti e amici di alcuni componenti del Cda, compensi “stratosferici” e, su tutto, promesse di benefici allo scopo di ottenere la preferenza elettorale. Non se ne sarebbe tenuta una, Gaetano Romani (difeso dall’avvocato Piero Mancuso). Nel corso delle sei ore di interrogatorio davanti al sostituto procuratore, Carlo Villani, il personaggio “chiave” dell’inchiesta che ruota intorno al Parco direzionale e commerciale di Catanzaro Sala sarebbe stato un fiume in piena. Pronto a travolgere professionisti e politici di una città sonnolenta che, da un giorno all’altro, rischia di essere “scossa” da un terremoto giudiziario senza precedenti. 
L’imprenditore, raggiunto nei giorni scorsi da un avviso di garanzia firmato anche dal sostituto procuratore, Alberto Cianfarini, e dal procuratore aggiunto, Giuseppe Borrelli, per i reati di truffa aggravata a danno del comune di Catanzaro per la vicenda relativa alla cessione dell’“immobiliare Argento” e di tentata indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato relativa al finanziamento del centro espositivo fieristico di Catanzaro, sembra sempre più deciso a togliersi ogni sassolino della scarpa, rivelando nomi, ruoli e complicità di chi lo avrebbe tenuto sotto scacco per anni, costringendo la ditta “Romani Rosa” a spogliarsi di ogni potere di amministrazione e di responsabilità al fine di scongiurare un definitivo default. 
Romani, in pratica, avrebbe ricostruito tutta la storia del Parco, una storia travagliata che, dopo le vicissitudini giudiziarie targate Luigi de Magistris, tra il 2008 e il 2009 sfociò in una nuova interruzione dei lavori per mancanza di liquidità da parte della “ditta Romani”, che, seppur proprietaria di un consistentissimo patrimonio immobiliare, si sarebbe trovata in balia dei vari creditori che avevano aggredito proprio quel patrimonio attraverso numerose azioni civili, con pignoramenti e analoghe misure. Da lì, l’avvio di varie iniziative, che avrebbero visto entrare in scena gli altri destinatari dell’avviso di garanzia – e non solo -, al fine di risollevare le sorti del centro commerciale, con la convocazione di fornitori e promissari acquirenti e la redazione di un Piano di risanamento da attuare in tempi brevi. 
Tempi mai rispettati, ovviamente, per motivi che dovrà essere la Procura ad accertare, anche sulla base della documentazione che Romani avrebbe prodotto nel corso dell’interrogatorio, tra cui una gran mole di delibere e determinazioni assunte dal Cda della “Parco commerciale Romani srl”. Materiale cartaceo, che l’imprenditore avrebbe consegnato a supporto di tutta una serie di sospetti, che, al momento, tali restano. Le dichiarazioni messe a verbale dall’indagato, infatti, andranno tutte vagliate con la massima attenzione dai magistrati e dai militari del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza, proprio per la gravità degli scenari che lascia intravedere e lo spessore di alcuni professionisti tirati in ballo, nell’ambito di un quadro devastante di presunti intrighi e complicità fino al più alto grado. Insomma, se quanto sostenuto da Romani dovesse trovare anche un minimo riscontro, in molti a Catanzaro rischierebbero di perdere il sonno, mentre le speranze dei 150 acquirenti, che hanno investito soldi e futuro nell’imponente struttura commerciale,  sono, adesso, tutte riposte nelle rassicurazioni fatte dal sindaco, Sergio Abramo, circa l’imminente apertura del Parco. 
Inchiesta giudiziaria a parte, infatti, è l’iter amministrativo che ora ha bisogno di una scossa e il Comune, in tal senso, sembra proprio essere sulla strada giusta. Non è detto che sia quella già intrapresa, invece, la strada giusta per la magistratura, impegnata a pieno ritmo a ristabilire la verità su una vicenda davvero complessa, e partita da così lontano che appare particolarmente difficile rimettere a posto tutti i tasselli che si sono persi nel tempo. Ma, per farlo, i magistrati non stanno lasciano nulla al caso.
Al momento, gli indagati sono otto. Al nome di Romani si affiancano quelli dei presidenti di Confindustria Calabria e Catanzaro, Giuseppe Speziali e Giuseppe Gatto, del presidente della società partecipata dal Comune “Catanzaro Servizi” Giuseppe Grillo, del legale rappresentante della Parco Romani srl e del consigliere comunale Francesco Lacava, dell’ex dirigente del Comune e presidente dell’ordine degli architetti Biagio Cantisani, del dirigente di Palazzo de Nobili Alba Felicetti, e del responsabile unico del procedimento Marina Pecoraro. Per i primi, il coinvolgimento nell’atto di transazione relativo a due immobili di viale Argento e viale de Filippis,  che i periti della Procura ritengono siano stati supervalutati per essere ceduti da Romani al Comune di Catanzaro a compensazione di un debito di oltre 3 milioni di euro. E qui entra in ballo lo studio del notaio Rocco Guglielmo, davanti al quale, il pomeriggio del 16 maggio 2011, venne sottoscritto il famigerato accordo, scaturito dalla decisione dell’allora Amministrazione comunale di Catanzaro di realizzare il centro fieristico in 2500 metri quadri del Parco Romani, dirottando su quella struttura i 5 milioni di fondi del ministero e, soprattutto, impegnandosi a soccorrere la “Catanzaro servizi” nell’eventualità la stessa non avesse potuto far fronte al versamento della cifra pattuita (oltre 4,7 milioni di euro) per l’acquisto dell’ampia porzione della struttura da destinare al Centro espositivo. Tutto un piano, che, in precedenza, era stato ceduto dalla società “Parco Romani srl” ai due imprenditori Giuseppe Gatto e Giuseppe Speziali  in cambio dei due immobili che la stessa aveva poi consegnato al Comune di Catanzaro. Quindi, il capitolo scritto “in relazione all’attività posta in essere per conseguire il finanziamento del ministero delle Attività produttive pari a 5 milioni di euro per la realizzazione del centro fieristico di Catanzaro all’interno del Parco Romani”, piuttosto che a Germaneto, come nel 2008 aveva deliberato l’allora consiglio comunale di Catanzaro. 
Ipotesi di reato, rispetto alle quali gli indagati avranno modo di difendersi nelle sedi opportune. E non è detto che, al termine delle indagini, non possano uscire indenni dalla scena, per lasciare il posto ad altri responsabili o presunti tali, ancora da individuare.  Questo spetta alla Procura farlo. Nell’ambito di un’inchiesta, che potrebbe riservare più di un colpo di scena. Le premesse ci sono tutte. L’impegno di magistrati e finanzieri pure.
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