X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – Un altro collaboratore di giustizia ritenuto appartenente al clan Daponte – Cannizzaro? Dopo Pietro Paolo Stranges, avrebbe deciso di collaborare con la giustizia anche Gennaro Pulice, 37 anni, fra i 45 arrestati il 14 maggio scorso nell’ambito dell’operazione “Andromeda” coordinata della Dda di Catanzaro.

Pulice è accusato di partecipazione alla cosca Daponte-Cannizzaro. Ma anche di due omicidi e dai pentiti di essere un componente del gruppo di fuoco del clan. E che avrebbe avuto intenzione di costituire un gruppo autonomo.

Gennaro Pulice, arrestato ad Alessandria dove risiedeva (in passato era stato arrestato per estorsione dalla polizia di Stato di Lamezia) sarebbe stato l’esecutore materiale degli omicidi di Antonio Torcasio (avvenuto a maggio 2003 davanti il commissariato di Lamezia) e di Vincenzo Torcasio (avvenuto a luglio del 2003 a Falerna quando rimase ferito Vincenzo Curcio). Entrambi i delitti, secondo le indagini della squadra mobile, si inquadravano in una strategia criminale volta a mantenere, da parte delle cosche Iannazzo e Cannizzaro-Daponte, il controllo esclusivo del territorio anche attraverso l’eliminazione fisica degli esponenti di spicco della cosca avversa Cerra-Torcasio-Gualtieri anch’essa attiva soprattutto nel campo delle estorsioni.

In particolare i Cannizzaro avrebbero agito per vendicare l’uccisione del boss Giuseppe Cannizzaro assassinato negli anni ‘90. Il pentito Pietro Paolo Stranges in diversi verbali ha parlato del ruolo che avrebbe avuto Pulice nella cosca Daponte – Cannizzaro. Stranges (i cui verbali sono contenuti negli atti dell’operazione Andromeda) il 13 gennaio 2014 riferiva di armi detenute illegalmente dalla famiglia Cannizzaro e in particolare «quelle a disposizione del gruppo di fuoco composto da me, Angelo Anzalone, Gennaro Pulice, Chieffallo Antonio e per un breve periodo da C.D..Alcune armi erano detenute da Mario Chieffallo presso la sua abitazione e in particolare delle pistole e dei fucili, mentre nel suo terreno, quello confinante con quello di Gennaro Pulice, deteneva altre pistole e fucili. Tutte queste armi, che erano 10/15 pistole, ho avuto modo di vederle direttamente. Inoltre il gruppo aveva a disposizione un mitra e un kalashnikov che deteneva Gennaro Pulice. Le altre armi in dotazione al citato gruppo erano un bazooka ed un fucili di precisione 30/30». Il pentito Stranges ha ammesso di essere stato un esponente della cosca Daponte -Cannizzaro. L’8 gennaio 2014 decide però di “saltare il fosso” parlando anche della finta bomba contro la senatrice. Rivela quindi che «Gennaro Pulice mi riferì che l’ordigno esplosivo situato presso l’abitazione della senatrice D’Ippolito in località Bella di Nicastro, era stato posizionato lo stesso giorno di quello dei Torcasio, una o due ore prima, proprio per depistare le forze dell’ordine che necessariamente sarebbero state tutte attratte presso la casa della senatrice». La sera del 30 marzo 2002 l’’ordigno fu trovato infatti qualche ora dopo l’omicidio di Nino Torcasio e del ferimento del fratello Domenico. La collaborazione di Pulice, dunque, se confermata, potrebbe aprire nuovi scenari.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE