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Paolo Furgiuele e Alfredo Allevato

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L’inchiesta, secondo il procuratore Bombardieri, non è ancora conclusa e le misure ordinate fin qui «non chiudono il cerchio»

CATANZARO – Davanti al gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere l’ex manager di Calabria Verde, Paolo Furgiuele e il dirigente di settore dell’ente sub-regionale, Alfredo Allevato, entrambi in regime di custodia cautelare in carcere. I due sono coinvolti nella bufera giudiziaria che nei giorni scorsi ha travolto Calabria Verde (LEGGI).

Nell’ambito del blitz delle Fiamme Gialle, oltre a Furgiuele ed Allevato è finito agli arresti domiciliari, il dirigente dell’economato dell’azienda, Marco Mellace. Ad Antonio Errigo, altro ex dirigente di Calabria Verde è toccata, invece, l’interdizione al pubblico servizio. Mentre la misura dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza è stata disposta per Gennarino Magnone, consulente di Furgiuele. I tre arresti e le due restanti misure ordinate dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Perri, però “non chiudono il cerchio” e segnano solo la prima puntata dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri e dal pm Alessandro Prontera.

Altre piste investigative finora battute sono ancora in via di sviluppo. Dei capi d’imputazione contestati agli indagati, spicca l’accusa relativa alla ristrutturazione della casa al mare di Furgiuele, ubicata ad Amantea. L’abitazione sarebbe stata ristrutturata impiegando per i lavori alcuni dipendenti di Calabria Verde, pagati regolarmente dall’ente sub-regionale per la manodopera prestata, come se avessero lavorato sui cantieri forestali. Le indagini delle Fiamme Gialle, inoltre, hanno fatto luce su un appalto di 102 milioni, stanziati dall’Ue per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua e per limitare i rischi di frane e smottamenti in Calabria. Gran parte del contributo comunitario sarebbe stato utilizzato per il pagamento degli stipendi e dello straordinario al personale. Così violando la normativa che regola gli stanziamenti comunitari.

Sulla griglia della procura catanzarese, guidata da Nicola Gratteri, sta “cuocendo” lentamente un’altra gara d’appalto milionaria, oggetto di accertamenti ancora coperti da segreto istruttorio. Si tratta del bando di gara di oltre 32 milioni di euro, per l’acquisto da parte di Calabria Verde di mezzi e attrezzature per l’antincendio boschivo. La gara d’appalto, dopo un articolo pubblicato sul Quotidiano e acquisito dalla magistratura inquirente, è finita al centro di un tram tram mediatico per alcune anomalie evidenziate, il che ha indotto i vertici amministrativi dell’ente in house della Regione, a sospendere in “autotutela” il bando in programma. Nel maxi-fascicolo su Calabria Verde, chiaramente non sono indagati solo i cinque soggetti summenzionati. L’elenco delle persone sottoposte ad indagini è ben più lunga, includendo anche nomi altisonanti della politica e dell’imprenditoria. Ma per saperne di più bisogna attendere le prossime mosse della procura. 

Oliverio

 «Il quadro che emerge dalle indagini giudiziarie della Procura di Catanzaro che interessano Calabria Verde è grave e non può essere in alcun modo sottovalutato». Lo afferma il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, in relazione all’inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro.

«Certamente – prosegue Oliverio – non lo è da parte nostra che, vorrei ricordarlo a quanti fanno di tutto per sottacerlo o minimizzarlo, non a caso nei mesi scorsi abbiamo assunto la decisione di mettere alla guida di Calabria Verde una personalità autorevole e di indiscussa garanzia di legalità qual è il generale Mariggiò, con il chiaro intento di avviare la necessaria opera di risanamento, di riorganizzazione, rilancio e recupero di legalità e trasparenza nella gestione dell’ente più importante della Calabria. La Giunta Regionale guidata dal sottoscritto è impegnata in un’opera di bonifica e di affermazione della legalità nella vita della Regione a 360 gradi. In questa direzione sono state assunte in questi primi venti mesi di governo concrete misure attraverso la riorganizzazione delle strutture della Regione, la realizzazione della rotazione nei ruoli di responsabilità, il commissariamento di tutti gli enti sub regionali, le società partecipate, le fondazioni, le società in house e l’avvio di un processo di riordino, di accorpamento e di messa in liquidazione di strutture inutili e spesso produttrici di clientele, sprechi, illegalità. Anche per questo l’opera della Magistratura volta a fare luce e a colpire responsabilità e illegalità non può che essere incoraggiata e salutata positivamente».

«La Calabria – conclude il Governatore della Calabria – cresce se si afferma la legalità, si recupera fiducia nelle istituzioni e si affermano regole e trasparenza nell’utilizzazione delle risorse pubbliche».

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