X
<
>

Il villaggio sequestrato a Badolato

Condividi:
3 minuti per la lettura

CATANZARO – Dalla villa a Roma agli appartamenti in diverse località del Catanzarese, ma soprattutto un noto villaggio turistico sulla costa ionica e persino un campo sportivo. C’è tutto questo tra i beni sequestrati a Catanzaro. Si tratta di un patrimonio per un valore di oltre 25 milioni di euro sequestrato dal Nucleo di polizia tributaria – Gico della guardia di finanza di Catanzaro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal tribunale su richiesta della Dda catanzarese.

Tutto è riconducibile ad Antonio Saraco di Badolato, 63 anni, imputato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, già arrestato nell’estate del 2013 nell’ambito dell’operazione denominata “Free boat – Itaca” che ha visto coinvolte venticinque persone, ritenute affiliate o fiancheggiatrici della cosca Gallace-Gallelli-Saraco di Guardavalle e Badolato. Molti beni erano intestati anche a congiunti e prestanomi.

[editor_embed_node type=”photogallery”]73409[/editor_embed_node]

 

LE DUE ESTORSIONI

Due gli episodi di estorsione che Saraco avrebbe compiuto nei confronti di altrettanti imprenditori modenesi responsabili della società titolare della struttura portuale di Badolato. Nel primo episodio, l’indagato, con altre persone, aveva costretto i due imprenditori ad affidare la gestione del porto alla societa’ “Ranieri boat service”, lasciando intendere che la ‘ndrangheta aveva necessità di riciclare il denaro nell’ambito delle strutture portuali.

Nel secondo caso, Saraco aveva tentato di estorcere all’imprenditore modenese, tramite Antonio Ranieri, la somma di 120 mila euro, facendo intendere che la richiesta proveniva dal capo del “locale” di Guardavalle, Vincenzo Gallace. Ma la consegna dei soldi non avvennne in quanto Gallace, venuto a conoscenza della richiesta estorsiva avanzata da Saraco, aveva ordinato una spedizione punitiva nei suoi confronti.

Le indagini patrimoniali, coordinate dal procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, dall’aggiunto, Vincenzo Luberto, e dal sostituto, Vincenzo Capomolla, hanno consentito agli investigatori della Guardia di finanza di ricostruire l’ingente patrimonio riconducibile a Saraco, anche per il tramite di prestanome, la cui acquisizione è risultata sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati o all’attività economica svolta dallo stesso e dai suoi familiari.

DAL VILLAGGIO AL CAMPO SPORTIVO

I beni sequestrati comprendono un villaggio turistico, “Aquilia Resort” di Badolato, una lussuosa villa e una società con sede a Roma; 33 immobili, un campo sportivo e 18 terreni a Badolato; quattro immobili a Satriano; sei locali nella provincia di Catanzaro ubicati a Montepaone, Taverna e Davoli; due autovetture, due motocicli, quote di società con sede a Roma, Cosenza e Satriano e diversi rapporti bancari e finanziari.

IMPOVERIRE LE MAFIE

Il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri ha evidenziato: “Oltre alle indagini vogliamo impoverire le mafie, dando un senso completo alla giustizia e al processo”, sottolineando il ruolo della guardia di finanza per queste operazioni: “Per noi è importante il lavoro e la struttura della guardia di finanza che è stato possibile creare grazie a sensibilità del comandante generale che ha mandato oltre 30 uomini per Catanzaro. Un fatto importante e straordinario, per il quale siamo grati e felicissimi”.

 L’INTERESSE SUI PORTI

Il procuratore aggiunto di Catanzaro, Vincenzo Luberto ha aggiunto: “I porti in Calabria sono nell’interesse delle cosche”. Le indagini nei confronti di Saraco hanno confermato gli interessi malavitosi sul porto di Badolato con un’indagine che, come ricordato da Luberto, ha permesso di “ottenere i 416 bis (associazione mafiosa, ndr) in un territorio in cui non avevamo il riconoscimento di consorteria”.

Il procuratore aggiunto ha anche sottolineato il ruolo del sostituto Vincenzo Capomolla, quindi ha ricostruito gli interessi nei lavori del porto: “La diga foranea si è dovuta costruire con massi delle campagne del Catanzarese, costringendo ad uno spostamento in avanti a causa di alcune incongruenze, per questo è stata contestata anche la violazione della concessione demaniale”.

Il generale Gianluigi Miglioli, comandante regionale della guardia di finanza, ha sottolineato il lavoro unitario e lo “spirito giusto per contrastare la ‘ndrangheta”, mentre il colonnello Michele Di Nunno ha aggiunto: “Questa attività è la chiusura di un cerchio dopo l’operazione della squadra Mobile dello scorso anno. Già in quella occasione avevamo fatto sequestri nei confronti dei Gallelli, ora è toccato a Saraco, mentre avevamo già colpito i Gallace. E’ importante colpire l’accumulo di ricchezze che sono l’obiettivo del delinquente”.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE