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Leandro Celia

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SOVERATO (CATANZARO) – Cambia l’ipotesi della tragedia avvenuta nella serata di ieri lungo la linea ferroviaria del Catanzarese. Secondo la versione fornita dai due ragazzini rimasti illesi, il gruppo stava solo rientrando a casa proseguendo lungo i binari.

La versione è stata fornita al Giornale Radio Rai da Barbara Caccia, della Polizia Ferroviaria, che conduce le indagini sull’accaduto. 

«I due amici di Leandro Celia – ha detto – hanno escluso che si stessero facendo un selfie. I ragazzi stavano attraversando il ponte ferroviario pensando di percorrere la strada più diretta per arrivare nel centro di Soverato. Il cellulare della vittima è stato sequestrato ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria, ma stando alle prime ricostruzioni non sembra che i tre stessero facendosi foto con gli smartphone».

Intanto, qualunque sia la causa della presenza dei giovani lungo la linea ferroviaria, la comunità è sotto shock, interrogativi, dubbi e tanto dolore. (LEGGI LE NOTIZIE SULL’INCIDENTE).

Passo dopo passo si aggiungono tasselli all’indagine condotta dai carabinieri della Compagnia di Soverato e della polizia ferroviaria di Catanzaro Lido. Celia, insieme agli amici, aveva passato il pomeriggio nel McDonald’s di Montepaone lido. Secondo la prima ricostruzione, qualcuno di loro aveva “consigliato” agli altri di andare a scattare le fotografie lungo quel ponte, vista la loro passione comune. E così, al momento di rincasare a piedi, hanno deciso di seguire la tratta ferroviaria tra Montepaone e Soverato e fermarsi all’altezza del ponte sul Beltrame. Tesi che però non è stata confermata dai due ragazzini.

GUARDA IL VIDEO DEL LUOGO DELL’INCIDENTE

A dare l’allarme, comunque, è stato il macchinista del treno regionale che ha fermato la sua corsa in aperta campagna. Ed è stato proprio lui, nella sua tragica testimonianza, a parlare di tre persone sui binari, considerazione che ha fatto scattare immediatamente le ricerche per i due che da lì si erano allontanati, attoniti per l’accaduto. Sono stati i soccorsi a trovare il cellulare della vittima a pochi metri dal corpo prima di mettersi alla ricerca degli altri due ragazzi.

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Straziante la scena all’arrivo dei parenti e dei conoscenti del giovane, una disperazione che è stata raccontata dagli amici di sempre anche sui social network. «Oggi ho perso il mio migliore amico, rip Leandro» scrive un ragazzo sulla sua bacheca. Leandro era un ragazzo conosciuto in città ed il pomeriggio era solito fermarsi a giocare a calcetto nei campi dell’oratorio soveratese. Ma condivideva anche questa passione per gli scatti “estremi”, un esempio è la foto pubblicata su Instagram. Leandro è assieme ad un ragazzo sul tetto di un palazzo. Nella sezione commenti un presagio: «Per scattare quella foto stavamo cadendo».

Un paese attonito

Ma è l’intera comunità di Petrizzi a rimanere traumatizzata dalla tragedia. «Petrizzi tutta non dormirà questa sera». Così, dopo l’incidente, Luigi Bigagnoli, commissario straordinario del piccolo borgo dove il giovane viveva. Nessuno si spiega come il ragazzo abbia potuto perdere la vita in maniera così assurda. Leandro viene indicato come un ragazzo posato, intelligente. Non si faceva vedere molto in giro in paese o al bar, preferiva piuttosto la campagna, che in questo scorcio dell’entroterra soveratese è particolarmente affascinante.

Il padre è un signore molto riservato, comunque stimato. Un primo matrimonio archiviato, ha sposato una signora straniera, di nazionalità bulgara, perfettamente integrata nella comunità. I due convivono, avevano questo unico figlio che, nella serata di ieri, sono andati tristemente, in maniera disperata, a «far visita» presso l’obitorio in località Germaneto a Catanzaro, per il riconoscimento formale di fronte alle autorità.

Il legale

L’avv. Eliana Corapi che assiste la famiglia di uno dei tre fa chiarezza. «I tre – afferma il legale – stavano rientrando a Soverato e hanno deciso di percorrere un tratto di ferrovia per poi proseguire lungo la spiaggia. Si sentivano abbastanza sicuri perché poco prima di salire sui binari avevano visto passare un treno e quindi erano convinti che non ne sarebbero passati altri. Invece mentre stavano percorrendo il ponte sul Beltrame alle loro spalle hanno visto sopraggiungere il convoglio. A quel punto hanno iniziato a correre. Due si sarebbero addossati su un lato della struttura in ferro, mentre Leandro sarebbe rimasto dall’altro lato, forse il più stretto». I tre, spiega ancora l’avvocato Corapi, «hanno fatto alcune foto ma non certo sui binari e non sicuramente selfie estremi di cui si è parlato». Subito dopo l’impatto i due tredicenni sopravvissuti «sono scappati per paura, rivolgendosi poi ad alcuni amici».

Leandro e gli altri due ragazzini erano molto amici frequentavano assieme l’oratorio dei salesiani di Soverato. «Indescrivibilmente male»: così Eliana Corapi descrive lo stato in cui versa la famiglia che assiste. «A sostenerli però – aggiunge – ci sono i tanti amici e compagni di scuola che senza sosta tentano di stare il più vicino possibile al minore e ai suoi genitori». 

In lacrime a scuola

Occhi lucidi e tante lacrime. Così si sono presentati a scuola i ragazzi della media Ugo Foscolo di Soverato, frequentata da Leandro. Il dirigente della scuola Maria Spanò, insieme a tutti i docenti, ha riunito i ragazzi per spiegare quanto è successo.

«Abbiamo ricordato Leandro – ha detto la dirigente, visibilmente commossa – leggendo anche alcuni suoi temi. Era arrivato nella nostra scuola solo l’anno scorso ed in un un suo lavoro esprimeva le preoccupazioni per l’ambiente nuovo che avrebbe incontrato e la paura di non legare. Poi spiegava che invece si era trovato bene, aveva fatto amicizia ed anche con gli insegnanti il rapporto era buono. Abbiamo cercato di spiegare ai ragazzi che la tragedia di ieri deve servire come monito. E’ giusto che i giovani si divertano ma con coscienza e senza mettere a rischio il bene più prezioso, la vita. Siamo sgomenti, scioccati. Lavoreremo ancora con più impegno su questi temi. Fa malissimo vedere stamani tanti ragazzi piangere».

«Leandro – ha aggiunto Maria Spanò – era un ragazzo d’oro, studioso, ben voluto da tutti».

Il fenomeno dei selfie estremi

Lo hanno chiamato “Daredevil selfie” che tradotto significa farsi autoscatti in situazioni estreme. E’ una moda nata tra gli “esperti”. Scalatori, esploratori, avventurieri che hanno utilizzato il popolare canale di Instagram per raccontare la loro vita spericolata. Ma, come tutte le cose del web ad alto impatto virale, la questione si è trasformata rapidamente in un gioco pericoloso.

Così tanto che in Russia i “Daredevil photographers” hanno persino raggiunto lo status di subcultura di avventurieri urbani pronti a scattarsi foto sui cornicioni dei grattacieli o sui binari, mentre il treno è in arrivo. E ovviamente ci sono poi diversi luogo dove raccontare tutto questo al mondo: il primo è Facebook, il secondo è Instagram, social orientato quasi tutto sulla fotografia e, infine, Snapchat, la popolarissima chat instantanea che permette di mandare brevi video che è certamente l’applicazione preferita dei giovanissimi nativi digitali. Su internet quasi tutto nasce e diventa immediatamente emulazione. (Hanno collaborato Gianni Romano, Dario Macrì e Valerio Panettieri)

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