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Il procuratore Gratteri circondato dalla scorta

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REGGIO CALABRIA – Da qualche settimana sulle strade calabresi, più spesso nel tratto che va da Gerace a Catanzaro, in molti hanno potuto notare alcuni Suv, cinque in tutto, viaggiare in fila e negli ingorghi accendere i lampeggianti e attaccare le sirene. Al magistrato Nicola Gratteri hanno aumentato la scorta. Tre macchine in più rispetto a prima.

LE INDISCREZIONI SUL NUOVO ATTENTATO

Nessuno pensava all’ennesima intercettazione che ha svelato il progetto per uccidere il super magistrato antimafia. L’ennesima “fatwa” lanciata dalla ‘ndrangheta nei confronti di Gratteri e della sua scorta. E la cosa che ha destato maggiore curiosità è la presenza di una delle cinque macchine di scorta con sopra il tettuccio un box portapacchi. Il baule quasi con certezza è stato montato su una delle auto super blindate per contenere il “Jammer”.

Una parola straniera “che fa pensare ad uno sport per giovani” e che invece è un dispositivo che disturba le frequenze Gsm, radio e Gps. Nell’ultima minaccia di morte al procuratore Gratteri si parla dell’esplosione di un ordigno piazzato sul tragitto che va dalla casa del magistrato a Gerace alla Procura di Catanzaro, da fare esplodere con telecomando a distanza. Il “Jammer” riesce ad impedire l’esplosione dell’ordigno e le comunicazioni telefoniche di un’area specifica.

Questo dispositivo di alta protezione è venuto alla ribalta negli ultimi anni per la polemica, non ancora del tutto risolta, sulle stragi contro i giudici Falcone e Borsellino, le cui auto di scorta non vennero mai equipaggiate con tale tecnologia. Se oggi la scorta del giudice Nino Di Matteo è equipaggiata di un sistema “Jammer” che lo protegge da ordigni comandati a distanza è grazie anche a Francesco Macrì, uno dei massimi esperti in materia, primo a denunciare pubblicamente lo scandalo sulla mancata fornitura di tali dispositivi che avrebbero salvata la vita a Falcone e Borsellino.

Una sorta di 007 con la passione per la radio-elettronica con la quale ha conquistato la fiducia dei servizi segreti come di alcuni magistrati. Lo spoletino Macrì, 60 anni, è esperto in sicurezza e specializzato proprio in queste tecnologie.

Bomb jammer: ci può spiegare di che si tratta e se può prevenire qualsiasi tipo di attentato?

«L’ apparato tecnologico denominato Jammer è un sistema tecnologico che può essere utilizzato in vari scenari e in questo caso specifico, può essere installato sulle automobili di scorta al magistrato al fine che eventuali ordigni improvvisati (come ad esempio quelli fatti esplodere per Falcone e Borsellino) vengono neutralizzati dai disturbi elettromagnetici generati da questo apparato al fine di bloccare i telecomandi usati per far brillare gli esplosivi».

Se i criminali sanno dell’utilizzo del Jammer possono in qualche modo renderlo non funzionante e andare avanti nel loro tentativo terroristico?

«Qualora i criminali fossero informati che l’obbiettivo da eliminare è equipaggiato di un Jammer, dovrebbero necessariamente stravolgere il metodo di attacco escludendo gli esplosivi radiocomandati».

Tale strumentazione viene usata in quali casi pratici?

«Il nostro Paese rimane quale fanalino di coda per l’utilizzo di questi dispositivi, in realtà a livello internazionale vengono molto usati sia a livello di intelligence che militare».

Eppure molti magistrati antimafia, gli uomini delle loro scorte, sono stati trucidati: si poteva evitare?

«Falcone e Borsellino (e non solo) potevano essere salvati; di questo ne sono certo e l’ho anche pubblicato in un libro».

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