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Giovanni Bombardieri e Nicola Gratteri

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COSENZA – Non stupisce più di tanto che il mondo del lavoro sia attraversato da risentimenti, gelosie, delazioni e dispetti tra colleghi; caratteristiche proprie di un po’ tutti i gruppi sociali, comprese le scolaresche. Fa un certo effetto, però, apprendere che le stesse dinamiche scandiscano i rapporti tra magistrati e che, spesso e volentieri, siano anche decisive per determinarne in positivo le carriere. È anche questo lo spaccato desolante che affiora dalle chat di Luca Palamara intercettate e finite agli atti dell’inchiesta di Perugia. Una sequela infinita di messaggini, scambi di battute e di allegati dal contenuto penalmente irrilevante, ma spesso sopra le righe, e che oltre a essere rappresentativi di un sistema di potere, lo sono anche dal punto di vista del costume. Molteplici, in tal senso, i richiami alla Calabria.

Palamara, ad esempio, non era amico di Nicola Gratteri. Non lo era per niente. Dal calderone delle chat emerge, infatti, tutta la sua avversione nei confronti del procuratore di Catanzaro. Il 12 aprile del 2018, tanto per dirne una, l’ex potentissimo guru di Anm invia al calabrese Massimo Forciniti, anche lui membro del Csm, un link che rimanda a una dichiarazione resa da Gratteri alla stampa a proposito di alcuni magistrati calabresi del passato che, a suo dire, non sarebbero stati «degni» di indossare la toga. «Purtroppo è un matto vero» commenta Palamara, aggiungendo che «però va fermato, non può continuare così».

L’articolo viene condiviso anche con Giovanni Bombardieri che risponde con una risata. «Le solite cazzate» aggiunge, «Sta diventando patetico» gli fa eco l’amico. E giù ancora a ridere. È il procuratore aggiunto di Catanzaro, dunque braccio destro di Gratteri, ma il 29 marzo di quell’anno, la quinta commissione del Csm lo propone all’unanimità nel ruolo di procuratore di Reggio Calabria. La triangolazione si ripete: Palamara invia un messaggio a Forciniti – «Gratteri muore» – e poi scrive anche al diretto interessato: «Gratteri è svenuto?».

Bombardieri ride ancora e pensa di chiamare direttamente il suo superiore per saggiarne la reazione. «Chiamalo cazzo» si ingolosisce il suo capocorrente, «è la cosa più importante». Tentazioni bullizzanti a parte, c’è un’altra cosa che preme a Palamara: sapere se «Cz ha indagini in corso su distretto Rc». Non a caso, la Procura di Catanzaro è competente a indagare sul conto delle toghe di Reggio Calabria. Palamara vuole quell’informazione, per farne cosa non si sa, e non è chiaro neanche se riuscirà a ottenerla. Poi comunica a Bombardieri che la sua prima uscita da procuratore di Reggio sarà il 20 aprile a San Luca durante una manifestazione alla quale sarà presente pure lui insieme a Cafiero de Raho e al capo della polizia. Nel frattempo, le agenzie battono la nota che ufficializza la sua promozione; Luca inoltra il dispaccio in chat e il neoprocuratore esulta: «Grande Palamara!».

E Gratteri intanto? Agli atti dell’inchiesta ci sono anche alcuni messaggi tra lui e il dominus dell’Associazione nazionale magistrati. A settembre del 2017 c’è qualcosa che assilla il procuratore, ma Palamara lo rassicura: «Saneremo la situazione di Catanzaro». Gratteri gli rappresenta di aver scritto a Giovanni Legnini, a quel tempo ancora vicepresidente del Csm. «Hai fatto bene» è la sua risposta, ma del resto Palamara ne era già al corrente. A informarlo dell’intervento operato da Gratteri presso Legnini e anche nei confronti dell’allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ci ha pensato due giorni prima ancora Forciniti. Anche secondo lui Gratteri «ha fatto bene» a operare quella mossa perché «tanto noi non gli abbiamo garantito un cazzo».

La reazione di Salvini

«Sapere che certi “magistrati” (Palamara e soci) volevano fermare sia me che il bravo procuratore antimafia e anti-‘ndrangheta Nicola Gratteri mi fa arrabbiare, ma mi dice anche che stiamo facendo entrambi un ottimo lavoro contro i criminali. Per me è una medaglia. Avanti tutta! P.S. ma qualcuno si dimetterà mai?». Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, commentando le intercettazioni di Luca Palamara (pubblicate dal Quotidiano) che di Gratteri scriveva: «Purtroppo è un matto vero però va fermato, non può continuare così».

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