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Marco Petrini mentre apre una delle "bustarelle"

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CATANZARO – Ha ammesso le sue responsabilità e confermato le accuse a carico di una fitta schiera di coindagati e coimputati per corruzione in atti giudiziari, l’ex presidente di Sezione della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini, sentito a lungo ieri davanti al gup del Tribunale di Salerno Giovanna Pacifico in sede di incidente probatorio. Interrogato dal sostituto procuratore della città campana Maria Benincasa e controesaminato dalla folta pattuglia difensiva, Petrini ha confermato, in particolare, che il commercialista cosentino Claudio Schiavone avrebbe fatto da tramite tra lui e l’avvocato del Foro di Catanzaro Francesco Saraco, di Santa Caterina dello Jonio, per corrompere il magistrato.

L’avvocato Saraco, come si ricorderà, è imputato, tra l’altro, per essersi rivolto al giudice Petrini per ottenere la revoca della confisca di beni del valore di 30 milioni di euro disposta dal Tribunale di Catanzaro nei confronti di suo padre Antonio, ritenuto affiliato alla cosca Gallelli Gallace Saraco operante nel Basso Ionio catanzarese. Diecimila euro il prezzo della corruzione, versato da Schiavone, ha ricordato Petrini, alla presenza di Emilio Santoro, medico di Cariati in pensione, nell’ascensore dell’immobile di Lamezia Terme in cui il giudice, oggi agli arresti domiciliari in un convento, risiedeva.

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L’istanza di revoca della confisca fu peraltro depositata dall’avvocato Francesco Gambardella che, si rileva nel capo d’accusa, è cugino di Stefania Gambardella, ex moglie di Petrini e cancelliera della Corte d’Appello di Catanzaro indagata per intralcio alla giustizia nello stesso contesto investigativo. Coinvolti nel presunto tentativo di interferire sul collegio giudicante anche l’ex consigliere regionale cosentino Giuseppe Tursi Prato, lo stesso Santoro, Lorenzo Catizone e Virginia Carusi, rispettivamente marito e madre di Loredana De Franco, magistrato in forza alla Corte d’Appello di Catanzaro.  

Si è parlato anche di prestazioni sessuali in cambio di agevolazioni in favore delle avvocatesse catanzaresi Palma Spina e Maria Tassone. L’avvocato difensore della Tassone, Valerio Murgano, ha insistito però sull’esclusione del verbale di un pentito decisa dal giudice, che ha già ammesso la relazione con l’avvocatessa, in base all’orientamento giuridico. Mentre l’avvocato Rosetta Rago è coinvolta per aver indirizzato una sua praticante al magistrato per ottenere vantaggi agli esami di avvocato.

E, infine, Petrini ha confermato di aver accettato la promessa e successivamente ricevuto dal crotonese Massimo Sepe, un ex finanziere che lavorava come cancelliere alla Commissione tributaria provinciale di Catanzaro, orologi preziosi in cambio di un interessamento finalizzato ad accogliere ricorsi presentati da alcuni contribuenti avverso avvisi di accertamento dell’Agenzia delle entrate.

E’ stato sentito anche Saraco, che, oltre a confermare l’episodio della dazione in ascensore e molto altro, ha ripercorso vicende, già in atti, tirando in ballo altri avvocati e un magistrato che bisognava corrompere.

E’ stata sostanzialmente cristallizzata la coerenza di buona parte delle dichiarazioni di Petrini, o almeno di quelle non ritrattate.

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