X
<
>

L'assessore regionale al Bilancio, Francesco Talarico

Condividi:
3 minuti per la lettura

CATANZARO – Regione contro Regione. C’è anche la Regione Calabria fra gli enti ieri costituisi parte civile nel procedimento che nei mesi scorsi portò all’operazione Basso profilo, nel corso dell’udienza preliminare a carico di 78 imputati fra i quali figura anche l’assessore regionale al Bilancio, Francesco Talarico.

Talarico, si ricorderà è accusato di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione con l’aggravante mafiosa poiché, tra l’altro insieme all’ex segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, la cui posizione è stata stralciata, avrebbe aiutato l’imprenditore di Sellia Marina Antonio Gallo, considerato vicino alla cosca Trapasso di San Leonardo di Cutro e figura chiave dell’inchiesta, e l’imprenditore reggino Antonino Pirrello, legato invece ai De Stefano di Reggio Calabria, ad ottenere appalti nel settore della fornitura di materiali per l’antinfortunistica e in quello delle pulizie.

Si sono costituiti anche la Provincia di Catanzaro (e non quella di Crotone, pure individuata come persona offesa) e i Comuni di Catanzaro, Sellia Marina, Cutro e Roccabernarda, l’Agenzia delle entrate e Liberato Paciullo. Si sono costituiti anche i Comandi generali di guardia di finanza, carabinieri e il dipartimento della polizia di Stato, essendo stati coinvolti alcuni appartenenti delle forze dell’ordine.

Il procedimento verte sulle attività illecite di una presunta cricca affaristico-mafiosa che si sarebbe proposta di espandersi in Albania, dove effettivamente fu aperta una filiale che, grazie all’ausilio di un luogotenente delle Fiamme gialle, Ercole D’Alessandro, puntava a introdursi nei gangli della pubblica amministrazione del Paese delle aquile. Gallo, quale promotore, avrebbe utilizzato le proprie compagini aziendali per stipulare contratti di appalto e si sarebbe interfacciato con i politici, anche promettendo loro appoggio elettorale, grazie a pacchetti di voti di cui disponeva, per insinuarsi negli appalti.

Coinvolti anche Tommaso e Saverio Brutto, padre e figlio, rispettivamente ex consigliere comunale di minoranza a Catanzaro e ex assessore a Simeri Crichi, che avrebbero individuato la figura di Gallo mettendolo in contatto con Talarico e col militare allora in servizio al Goa di Catanzaro che a sua volta avrebbe utilizzato lo schermo del figlio Luciano, socio di Gallo nella compagine albanese.

Polemiche a Simeri Crichi per la mancata costituzione di parte civile del Comune, attualmente sottoposto ad accesso antimafia, il cui sindaco, Piero Mancuso, è peraltro il difensore di Gallo (ma è stato anche suo testimone di nozze). Il Comune di Simeri non era stato peraltro individuato come persona offesa dalla Dda di catanzaro nella richiesta di rinvio a giudizio.

I pm Antimafia Paolo Sirleo e Veronica Calcagno hanno contestato due ulteriori reati tributari a Gallo (a suo carico ce ne sono già una sessantina) con l’aggravante mafiosa in quanto i proventi sarebbero stati destinati a favorire la “provincia” di ‘ndrangheta capeggiata dal boss di Cutro Nicolino Grande Aracri. Integrate le accuse anche per l’imprendiotre catanzarese che, assistito dall’avvocato Vincenzo ioppoli, risponde ora di associazione mafiosa (prima la contestazione era associazione a delinquere con l’aggravante mafiosa). 

Serrato il calendario predisposto dal gup distrettuale Simona Manna, che ha individuato quattro udienze, l’ultima delle quali fissata per il prossimo 16 luglio.  Già preannunciata da molti difensori la scelta del rito abbreviato per i propri assistiti. Stralciata, per omessa notifica, la posizione di Giuseppe Labernarda, funzionario del Consorzio di bonifica Jonio crotonese, su richiesta del difensore, l’avvocato Luigi Villirilli.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE