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Il luogo dell'omicidio

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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Confermate anche in appello le condanne all’ergastolo per lui e a 15 anni di carcere per lei. Questa la sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro (presidente Gabriella Reillo) nei confronti di Marco Gallo, 36 anni, e di sua moglie Federica Guerrise di 34 anni, (originaria della frazione Accaria di Serrastretta) accusati dell’omicidio del fruttivendolo 57enne Francesco Berlingieri (Gallo sarebbe stato l’esecutore materiale) ucciso con tre colpi di pistola in testa la sera del 19 gennaio 2017 davanti il suo negozio di frutta in via Fiume a Lamezia.

Oltre che per l’omicidio Berlingeri, Gallo è stato condannato ad altri due ergastoli (in primo grado), quello dell’avvocato Francesco Pagliuso e dell’impiegato delle ferrovie Gregorio Mezzatesta, ed è accusato anche di un quarto omicidio (quello dell’imprendirore Domenico Gigliotti ucciso e bruciato a gennaio del 2015) e del tentato omicidio di Renato Berlingieri, 47 anni, verificatosi la sera del 22 febbraio 2017 a Lamezia Terme (il 19 gennaio dello stesso anno è stato ucciso Francesco Berlingieri) nonché in relazione ai reati di detenzione e porto illegale in luogo pubblico di arma comune da sparo.

La sera del 22 febbraio 2017, il killer attese il rientro a casa e poi entrò in azione quando Renato Berlingieri, con precedenti penali, parente del fruttivendolo ucciso, stava per entrare nel portone di una palazzina popolare di via Cerasuolo. Per questo tentato omicidio a febbraio scorso Marco Gallo fu raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Un tentato omicio legato – secondo quanto emerse della indagini degli investigatori del commissariato di Lamezia – all’omicidio di gennaio 2017 del fruttivendolo Francesco Berlingeri. Decisive per la svolta di questo omicidio furono le immagini della telecamere private di videosorveglianza e l’analisi di alcune celle telefoniche.

Tramite le immagini, infatti, è stato possibile individuare la proprietaria di una Fiat 600 che la sera dell’omicidio (ma anche il giorno prima) si era più volte vista far manovre nei pressi del luogo del delitto seguita da una moto enduro. Individuando le lettere CZ della targa dell’auto (le sole visibili dalle telecamere) gli investigatori della Polizia di Stato riuscirono a risalire alla targa completa di quella 600 (un unico modello in provincia di Catanzaro) intestata appunto alla infermiera. Altri elementi importanti per il delitto Berlingieri sono stati i numerosi contatti telefonici tra moglie e marito la sera del delitto (ma anche il giorno prima). E dalle analisi del traffico telefonico globale della cella nei pressi del luogo del delitto, emerse la contemporanea presenza dei telefoni di marito e moglie nei momenti in cui fu anche constatata la presenza della moto utilizzata dal killer (Gallo aveva acquistato una moto da cross il 4 gennaio 2017, 15 giorni prima dell’omicidio) e quella dell’autovettura di supporto, nei pressi del luogo dell’omicidio.

La donna, in particolare, avrebbe assunto il ruolo di “specchietto”, effettuando dei sopralluoghi a bordo della sua Fiat 600, appostandosi nei pressi del negozio di frutta avvisando poi al telefono il marito dell’arrivo della vittima affinché entrasse in azione nel momento propizio. Il killer (giunto da solo a bordo di una moto da cross e con il volto coperto dal casco) quella sera aveva premuto quattro volte il grilletto, tre proiettili colpirono la testa della vittima e il rimbalzo del quarto proiettile ferì di striscio alla gamba un bambino di 12 anni, nipote della vittima.

Una coppia insospettabile (perito elettronico e presunto killer a pagamento lui, infermiera professionale in una clinica privata di Catanzaro lei), per un delitto il cui movente sarebbe da ricercare nei trascorsi criminali di Berlingieri, dedito ai furti di mezzi con la pratica del “cavallo di ritorno”. Dalle indagini emerse anche che marito e moglie, dopo l’omicidio Berlingieri, avevano chiesto e ottenuto il passaporto.

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