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Giuseppe Guadagnuolo

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LAMEZIA TERME – Ha rischiato l’ergastolo e ora lascia pure il carcere. Per i giudici – che hanno accolto la richiesta del legale dell’imputato – le esigenze cautelari si sono attenuate e così il killer per gelosia (reo confesso), Giuseppe Guadagnuolo, 58 anni, venditore ambulante di patate, dopo due anni e otto mesi di carcere va ai domiciliari (con braccialetto elettronico) ma non nella sua casa di Lamezia bensì a Vercelli a casa di una sorella.

Questa la decisione della Corte d’Assise di Catanzaro (Alessandro Bravin) nei confronti dell’uomo che il 24 maggio scorso la stessa Corte d’Assise ha condannato a 18 anni (il pm aveva chiesto l’ergastolo) grazie alla concessione delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti. Giuseppe Guadagnuolo (difeso dall’avvocato Antonio Larussa) confessò di aver ucciso nella tarda serata del 20 ottobre 2019 davanti la chiesa della Madonna delle Grazie, Angelo Pino, 52 anni, agente penitenziario in pensione, che pagò con la vita la relazione sentimentale intrapresa con la ex moglie di Guadagnuolo, Iolanda Vescio, anch’ella imputata per la ricettazione e la detenzione dell’arma utilizzata per l’omicidio e assolta (il pm aveva chiesto 1 anno e 6 mesi).

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Prima della richiesta del carcere a vita nei suoi confronti del pm, all’udienza del 13 maggio scorso, Guadaguolo aveva rilasciato dichiarazioni spontanee chiedendo scusa ai familiari della vittima costituitisi parte civile. Come si ricorderà, Guadagnuolo confessò il delitto ai carabinieri, dichiarando anche che la sua ex moglie lo aveva denunciato ai carabinieri il 14 ottobre 2019 (oltre che per l’omicidio e la detenzione dell’arma era accusato anche di stalking) sei giorni prima dell’omicidio, perchè si era accorta che lui da tempo la seguiva non accettando la separazione.

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L’omicida confessò dopo essere stato incastrato dalle immagini delle telecamere private di videosorveglianza (che ripresero il percorso dell’auto della vittima e dell’omicida che seguiva il suo “obiettivo”) dalle impronte digitali rilevate dai carabinieri sul finestrino lato guida della Fiat Sedici della vittima, da una intercettazione ambientale in cui l’assassino di Pino parla con la figlia nella sala d’attesa della compagnia dei carabinieri in attesa di essere interrogato in cui ammette alla figlia di aver compiuto l’omicidio. Guadagnuolo portò anche i carabinieri sul luogo dove aveva abbandonato la pistola (contrada Elemosina) e i vestiti indossati durante il delitto che l’omicida bruciò.

Il killer per gelosia raccontò tutti i particolari della serata di sabato 20 ottobre 2019 conclusasi con l’omicidio. Guadagnuolo riferì ai carabinieri che quella sera era andato a caccia (armato) della ex moglie e di Pino, andando a Falerna e in località “pesce e anguille” di Gizzeria. Tornando a Lamezia, transitando con la sua Hyunday Atos casualmente in via Settembrini vide l’auto della ex in sosta vicino la caserma dei carabinieri di Sambiase. Si appostò fino a quando notò la ex moglie scendere dall’auto della vittima e da qui seguire Angelo Pino fino all’azione di morte, sparando 3 colpi di pistola contro la vittima freddata al posto di guida.

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