X
<
>

Gli arresti nell'ambito dell'operazione Andromeda

Condividi:
3 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME – Due condanne, quattro assoluzioni (fra cui l’imprenditore Francesco Perri) e due proscioglimenti. Questa la sentenza di primo grado emessa dopo tre ore di camera di consiglio dal tribunale collegiale di Lamezia (presidente Angelina Silvestri) nei confronti di otto imputati (coinvolti nell’operazione “Andromeda” scattata il 14 maggio 2015 contro i clan Iannazzo-Cannizzaro-Daponte e alcuni imprenditori ritenuti collusi) portata a termine dalla Squadra mobile, Dia e Gico della Finanza e coordinata dalla Dda.

A Vincenzo Bonaddio sono stati inflitti 9 anni e 7mila euro di multa e interdizione da pubblici uffici per 5 anni, mentre a Vasyl Koval è stata inflitta la pena 4 anni, 11mila euro di multa e interdizione da pubblici uffici per 5 anni, assolto per un’altra imputazione.

Assolti l’imprenditore Francesco Perri (per lui il pm aveva chiesto 11 anni di carcere), Rocco Tavella, 35 anni, Mariantonia Santoro, 54 anni e Nadia Iannate (il pm aveva chiesto pure l’assoluzione per questi ultimi tre).

Tutti coinvolti a maggio 2015 quando scattò il blitz che portò a 36 arresti (fra cui lo stesso Perri) per le accuse, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto appartenenti alla cosca Iannazzo e a quella federata dei Cannizzaro-Daponte, mentre ad alcuni imputati (che scelsero poi l’abbreviato) è stato contestato dell’omicidio l’omicidio di Antonio Torcasio di maggio 2003 (all’epoca reggente dell’omonima cosca), di quello di Vincenzo Torcasio e del contestuale tentato omicidio di Vincenzo Curcio, avvenuti in Falerna a luglio 2003.

Le attività investigative svolte all’epoca avevano sfociarono nella contestazione di numerosi episodi estorsivi realizzati da esponenti delle cosche Iannazzo e Cannizzaro Daponte a carico di commercianti e imprenditori del comprensorio lamentino in un contesto di acquisizioni investigative derivanti dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia e da intercettazioni telefoniche e ambientali, che avrebbe delineato un accordo tra gli esponenti di vertice della cosca Giampà e quella degli Iannazzo nella gestione delle attività estorsive con relativa spartizione dei proventi (alcuni degli arrestati erano stati ritenuti responsabili anche di danneggiamenti e detenzione illegale di armi ed esplosivi).

Per gli imputati, come si ricorderà, il pm della Dda Chiara Bonfadini il 30 maggio scorso aveva chiesto cinque condanne e tre assoluzioni (il dibattimento è iniziato sei anni fa e mezzo fa, mentre per la maggior parte degli imputati, tra i quali capi e gregari del clan Iannazzo che hanno scelto il rito abbreviato, il processo si è già definito in Cassazione a ottobre 2020).

Tra gli imputati l’imprenditore della grande distribuzione Francesco Perri, 52 anni, accusato di aver stretto un patto di ferro con la cosca Iannazzo e in particolare con il capo cosca Vincenzino Iannazzo. Un clan che si sarebbe infiltrato nelle attività imprenditoriali del gruppo Perri secondo anche le dichiarazioni dei pentiti (a Perri gli è stato contestato anche di aver ordinato la gambizzazione di suo fratello Marcello per motivi di carattere economico, fatto poi non accaduto).

Oltre che per Perri, il pm aveva chiesto la condanna a 13 anni per Domenico Cannizzaro, di 43 anni (a seguito di perizia, però, e su richiesta dell’avvocato Sergio Vescio, il pm oggi poi in aula ha chiesto e ottenuto il non doversi procedere per incapacità processuale per motivi di salute); 9 anni e 6 mesi erano stati chiesti per Vincenzo Bonaddio, 60 anni; 1 anno e 6 mesi erano stati chiesti per il medico Raffaele Caparello, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (nel frattempo però deceduto per cui oggi in aula l’avvocato Domenico Sinopoli ha chiesto l’assoluzione nel merito oltre il non doversi procedere per la morte del suo assistito così come poi deciso dai giudici); 4 anni la richiesta per Vasyl Koval, 36 anni.

Al processo si sono costituiti parti civili il Comune di Lamezia Terme con l’avvocato Caterina Restuccia, l’associazione antiracket con Carlo Carere e Marcello Perri con Rossella Bonaddio. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Sergio Vescio, Giuseppe Mussari e Salvatore Staiano, Renzo Andricciola (questi ultimi tre per Perri), Giovanbattista Puteri, Antonio Larussa, Salvatore Cerra e Massimiliano Carnovale).

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE