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Una delle celle del carcere minorile di Catanzaro

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CATANZARO – Uno: l’Istituto penitenziario per minorenni di Catanzaro è l’unico carcere minorile della Calabria. Due: riceve di continuo assegnazioni, per motivi di sfollamento di Istituti di altre regioni, di ragazzi prevalentemente stranieri, molto spesso già privi di riferimenti familiari, affettivi o sociali nei territori dai quali provengono. Tre: carenza di personale dell’area educativo-pedagogica, con un solo educatore ed un altro esterno a fronte degli otto previsti in pianta organica.

Sono soltanto alcune delle criticità segnalate nel settimo rapporto sulla giustizia minorile dell’associazione Antigone, che denuncia passi indietro sul fronte della rieducazione in seguito al decreto Caivano. Le nuove norme hanno peraltro comportato subito un aumento di detenzioni da record. Una tappa del viaggio tra gli Ipm italiani è stata nel carcere minorile di Catanzaro, dove, al momento della visita, l’Istituto ospitava 22 ragazzi, di cui 14 minorenni e 8 giovani adulti. Per quanto riguarda la provenienza geografica, 16 ragazzi erano di origine straniera, prevalentemente del Maghreb e della Tunisia. Tra i nodi problematici segnalati c’è anche la carenza di spazi dell’area sanitaria, in particolare manca un luogo riservato per i colloqui con la psicologa. In questo contesto sono stati registrati vari eventi critici, come un tentativo di suicidio nel settembre 2023, una rivolta nell’agosto 2022, quando un incendio ha danneggiato sei camere e un’altra rivolta che ha causato la devastazione degli arredi della sala mensa.

Tra gli aspetti positivi dell’Istituto, diretto da Francesco Pellegrino, si segnala la possibilità di svolgere attività lavorativa all’esterno dopo un breve periodo di osservazione e la buona integrazione con il territorio. Il carcere minorile di Catanzaro ha subito più volte ristrutturazioni, l’ultima delle quali, terminata nel settembre 2023, ha riguardato sia l’area detentiva che quella trattamentale. «Prima dei lavori di ristrutturazione – è detto nel dossier – entrambe le aree erano dislocate in un unico edificio: al piano terra c’erano sei stanze destinate alle attività in comune (scolastiche, laboratoriali…), al primo piano sette camere di pernottamento, di cui tre singole (una delle quali destinata ai ragazzi con disabilità) e altre quattro con tre posti ciascuna. Con la conclusione dei lavori, le due aree sono state distinte in due diversi edifici. Il fabbricato esistente già in precedenza è stato adibito a padiglione prettamente detentivo e la capienza massima dell’Istituto è salita a 36 unità».

Le condizioni di vivibilità della struttura vengono definite «buone» anche perché, per quanto riguarda gli spazi detentivi, le docce possono essere utilizzate a qualunque ora e ciascuna camera è dotata di impianti di riscaldamento, dell’apparecchio televisivo e, oltre ai letti, che non hanno la disposizione a castello, di scrivania, sgabelli e armadietti. Alla pulizia delle celle provvedono i ragazzi, ai quali è affidata anche la pulizia degli spazi in comune oltre che quella degli uffici. La Direzione ha, infatti, internalizzato tutti i servizi di pulizia, precedentemente affidati a imprese esterne, in modo da incrementare le possibilità occupazionali per i detenuti, che hanno anche la possibilità di lavare all’interno dell’Istituto gli indumenti: ad occuparsene è un ragazzo, che ha a disposizione una lavatrice e una asciugatrice donate da un’associazione del territorio. Cortili, sala mensa, sala colloqui, infermerie sono separati. Unico locale in comune è quello dove viene celebrata la messa a cui giovani partecipano insieme. La cucina è affidata a un’impresa esterna e ai ragazzi non è data la possibilità di cucinare autonomamente. Nel nuovo edificio, inoltre, uno spazio è stato adibito a palestra, con i relativi attrezzi e macchinari. Un altro spazio è stato adibito a sala colloqui con i familiari minori: ha pareti e arredi colorati, giochi, oggetti per la prima infanzia e si affaccia su un cortile che è stato attrezzato ad area verde per i colloqui. Grazie ai lavori di ristrutturazione si può usufruire di un campo di calcio, di una cappella, di un teatro (con 80 posti a sedere), accessibili anche a chi viene dall’esterno. C’è un corso di alfabetizzazione con 12 iscritti, e 8 ragazzi svolgono attività lavorativa, 3 dei quali all’esterno, alla dipendenza di privati. I volontari che fanno ingresso nell’Ipm sono di tre associazioni che fanno attività di sostegno educativo e di accompagnamento in permesso-premio.

Il viaggio di Antigone ha fatto tappa, sempre a Catanzaro, presso la Comunità residenziale femminile Sunrise, gestita dalla Fondazione Città Solidale. Al momento dell’intervista, le ragazze ospiti nella struttura erano 6, tra i 14 e i 17 anni. Il progetto può accogliere 7 minori. Dalla sua apertura nel 2019 il gruppo appartamento non ha ancora ospitato nessuna ragazza proveniente dal circuito penale. Il responsabile della struttura è Francesco Lamanna, che coordina una squadra educativa composta da cinque educatori professionali e un assistente sociale, affiancati quotidianamente da un addetto alla cucina e uno alle pulizie.

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