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BELCASTRO (CATANZARO) – Avrebbe abusato di 17 minori che frequentavano la parrocchia. Fino a quando, nella notte dell’11 dicembre 2010, è sparito nel nulla. Ufficialmente per una pausa di riflessione. Per scappare dai parrocchiani imbufaliti, secondo le voci di paese. Fatti che sarebbero avvenuti a Belcastro, piccolo centro della Presila Catanzarese.

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Lo scenario è quello della parrocchia di San Michele Arcangelo, dove don Roberto Mastro, giovane sacerdote, era arrivato qualche anno prima dopo avere fatto un po’ di gavetta a Botricello.  A tre anni da quella scomparsa è arrivato il provvedimento di chiusura delle indagini, notificato ai legali del prelato, gli avvocati Aldo Truncé e Silvano Cavarretta.

I quali hanno subito risposto con una memoria difensiva per evidenziare le incongruenze registrate nell’incidente probatorio che ha visto come protagonisti le vittime delle presunte violenze. Da qui la richiesta degli stessi avvocati di non procedere con il rinvio a giudizio. 

Dalla parte dell’accusa, invece, ci sarebbero le indagini portate avanti con estrema cautela e riserbo. A partire dall’incidente probatorio che, alla presenza di esperti, ha visto i ragazzini che frequentavano la parrocchia raccontare delle attenzioni particolari del sacerdote. Tesi contrapposte, dunque, con il giudice che dovrà valutare nei prossimi giorni gli elementi acquisiti e decidere di fare notificare la richiesta di rinvio a giudizio.

Dal giorno in cui don Roberto ha lasciato Belcastro non si hanno più sue notizie. Pare che il sacerdote si sia chiuso in una struttura religiosa dove non avrebbe contatti con l’esterno. Una soluzione che, nel caso di un rinvio a giudizio, non lo riparerebbe dalla necessità di presentarsi in aula per difendersi dalle pesanti contestazioni.

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