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Nicola Gratteri

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CATANZARO – La ‘ndrangheta infiltrata a pieno nella gestione della sanità, come dimostrano d’altronde gli scioglimenti delle Aziende sanitarie di Reggio Calabria e Catanzaro, ma anche la necessità di affidare ai commissari «poteri speciali» soprattutto nell’individuazione dei collaboratori. Nicola Gratteri torna a parlare del legame tra ‘ndrangheta e sanità e sottolinea rischi e possibili soluzioni.

In una intervista a “Famiglia Cristiana” in edicola giovedì 3 dicembre, il procuratore di Catanzaro afferma: «I clan hanno subito fiutato l’affare. Si muovono con più velocità sui territori in cui operano. Non devono fare i conti con la burocrazia o le varie divergenze politiche sulle strategie di fondo. Arrivano prima, hanno soldi da investire e, da sempre, cercano di ottenere consenso sociale, riconoscimento, legittimità. Da fenomeni di controllo sociale, nel tempo, si sono trasformate in agenzie di servizi legali e illegali. I commissari – ha spiegato Gratteri – devono avere poteri speciali, ma soprattutto non dovrebbero scegliersi i collaboratori nelle Asp locali, come attualmente sono costretti a fare. Devono poter disporre di collaboratori al di sopra di ogni possibile condizionamento territoriale».

Medici e operatori locali, è scritto in una nota, sentiti dal settimanale cattolico denunciano: «Se qui da noi, e in genere al Sud, funzionasse la sanità finirebbero i viaggi della speranza verso altre regioni italiane e molte strutture private del Nord dovrebbero chiudere».

Intanto è arrivato il nuovo Commissario Guido Longo che, dice a Famiglia Cristiana, intende creare subito una squadra con esperti di sanità e di bilanci, e «persone che lavorino 24 ore su 24 come io sono abituato a fare».

«Il mio – dice – più che un atto di coraggio è un atto d’amore per la Calabria e i calabresi. Se mia moglie verrà con me? È un funzionario di polizia e mi ha spesso seguito. Non abbiamo mai avuto problemi da questo punto di vista».

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