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CATANZARO – Schierati in prima linea, spesso definiti “eroi”, ma lasciati a lavorare senza attrezzature, con arredi vecchi, pareti umide e senza dispositivi di protezione personali. Oppure pronti per “scendere in corsia”, nonostante i grandi rischi e la consapevolezza del momento difficile, ma lasciati da parte per le solite pastoie burocratiche.

Sono le storie dei medici calabresi nel periodo di pandemia. Quelle emerse oggi nelle manifestazioni di protesta tenute a Crotone e Catanzaro. Nel primo caso con la denuncia dei medici di continuità assistenziale che operano nella postazione di Crotone adiacente all’ospedale; nel secondo la protesta di un gruppo di oltre 50 medici aspiranti specializzandi inscenata in Piazza Prefettura a Catanzaro, un sit-in di protesta contro il rinvio delle procedure concorsuali per l’ingresso nelle Scuole di Specializzazione.

A Crotone la posizione dei medici di guardia medica è netta: «Non c’è alcuna sicurezza, igiene e privacy nell’ambulatorio della Guardia medica di Crotone» sostengono i medici le cui richieste, dicono, sono rimaste inascoltate in questi mesi nonostante le tante mail inviate ai vertici dell’Asp: «Nessuno si è mai degnato di darci una risposta e i nostri appelli sono sempre caduti nel vuoto».

Tra i tanti disagi c’è la mancanza di sicurezza dell’ambulatorio che, nonostante sia prossimo all’ospedale «non è monitorato dalle guardie giurate e neppure munito di sistemi di allarme: vi è solo un videocitofono sprovvisto persino di apertura a distanza. Il nuovo ingresso non ha pertanto alcun tipo di sorveglianza notturna, ma viene correntemente adibito come “tettoia di sosta” non solo per i clienti del Cup di giorno, ma anche di notte come zona d’attesa per le persone in fila al pronto soccorso e non raramente diventa porta di accesso e bivacco per soggetti “poco raccomandabili” che spesso nella notte richiedono siringhe e ansiolitici per crisi di astinenza da droghe».

Anche le condizioni igieniche vengono definite “penose”: manca anche «un lavabo in medicheria, presidio sanitario assolutamente necessario per non contaminare il bagno di uso in comune anche con gli uffici cup. «Abbiamo un arredamento minimo sostengono i medici – non sufficiente a contenere neppure la strumentazione basilare; pareti unte, polverose, malsane, la presenza costante di formiche nell’ambulatorio, non risolta dalle pulizie; strumentazione medica insufficiente. Persino i termoscan devono essere acquistati dai medici stessi». A tutto questo si aggiunge il numero esiguo di medici in rapporto agli abitanti che riguardano la città di Crotone. La postazione, vicina all’ospedale e con due soli medici in servizio contemporaneo «si trova a dover gestire pertanto non solo gli oltre 65mila abitanti crotonesi, ma anche i numerosi pazienti affluiti dalla provincia per l’ospedale o anche turisti (ai quali non è dedicato alcun servizio di guardia medica turistica)».

«Sarebbe auspicabile – concludono i medici della Guardia medica di Crotone – aumentare il personale impiegato e ammodernare la struttura o, eventualmente, trasferirla in un sede più adeguata».

A Catanzaro la manifestazione, pacifica, si è svolta nel rispetto delle misure anti Covid: «In tutt’Italia – hanno detto i manifestanti – sono 24mila i medici abilitati che hanno partecipato il 22 settembre 2020 al concorso per l’accesso alle Scuole di Specializzazione di area sanitaria, anno accademico 2019-20. La pubblicazione della graduatoria unica nazionale di merito e delle assegnazioni delle sedi a ciascun candidato erano state programmate rispettivamente per il 5 e il 12 ottobre, in modo da garantire il corretto espletamento delle procedure concorsuali, inclusi gli scorrimenti, entro la presa di servizio fissata per il 30 dicembre. Tuttavia – spiegano i medici specializzandi – a seguito di una serie di ricorsi si sono verificati continui rinvii e le procedure risultano ancora bloccate».

I manifestanti rilevano infine che «otre a danneggiare gli aspiranti specializzandi a cui, nel mezzo di un’emergenza sanitaria globale, viene sbarrato il proprio futuro lavorativo, la macchinosa e indolente gestione burocratica colpisce duramente un sistema sanitario già al collasso, da mesi costretto a richiamare medici italiani in pensione e aiuti esteri, impedendo a giovani professionisti di partecipare attivamente alla lotta contro il Covid-19».

Redazione web

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