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Il Policlinico Mater Domini di Catanzaro

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CATANZARO – L’emergenza sanitaria in Calabria vive un periodo di transizione. Una temporanea tregua che sta consentendo alle strutture sanitaria di rifiatare significativamente nelle ultime settimane. Sono infatti 14 i pazienti ospitati nei due centri Hub del capoluogo, di cui 10 all’Ospedale Pugliese e 4 al Policlinico Mater Domini. Sono invece 3 i pazienti che hanno passato la fase acuta e sono ospitati dallo Spoke di Lamezia Terme e 7 i casi gravi in rianimazione.

Ed è al Mater Domini che è arrivata un’incoraggiante novità, che si attendeva da mesi: un emipiano del Corpo A è stato riconvertito in Malattie infettive ordinarie, dunque non covid. A fotografare la situazione attuale e spiegare questa novità al Quotidiano del Sud è il professor Carlo Torti, direttore dell’Unità Operativa di Malattie infettive del Mater Domini.

«Siamo riusciti a predisporre questo emipiano per le Malattie infettive non covid – ha spiegato – anche grazie al fatto che gli ambienti si possono isolare alla perfezione grazie alla gestione degli ascensori. Era importante farlo perché avevamo richiesta e questo momento di transizione ce lo ha consentito. Ovviamente abbiamo creato due distinte equipe per fare in modo che siano autonome e che non ci sia alcun rischio di contaminazione. La scelta di riorganizzare e modulare flessibilmente ed in sicurezza è sicuramente importante».

LA SINDROME POST COVID

Questa fase, poi, sta consentendo di osservare anche qualche novità clinica. «Abbiamo pochi pazienti ricoverati – ha proseguito Torti – ma negli ultimi giorni sono arrivati anche qui i primi segnali di pazienti che hanno la sindrome post-covid. Si tratta nello specifico della Pasc, cioè le sequele post-acute del Sars-Cov-2, così come è stata denominata dal dottor Anthony Fauci». Affaticamento, fiato corto, disordini nel sonno, ansia, sintomi depressivi, annebbiamento della mente sono alcuni dei sintomi specifici che Fauci ha passato in rassegna nel “catalogo” della Pasc e che cominciano a rinvenirsi anche in qualche paziente calabrese.

«Si tratta di persone – ha spiegato Torti – che pur avendo avuto il covid magari non sono state mai ricoverate o controllate e quindi hanno la necessità di fare qualche esame approfondito». La novità è quindi quella di comprendere anche quali sono i “lasciti” di un’infezione che sta condizionando le vite umane da ormai un anno.

BASSA INCIDENZA MA SALE L’RT

La settimana archiviata porta però la Calabria sul podio delle migliori incidenze settimanali. Solo 56,33 casi per 100.000 abitanti, vicinissima alla soglia dei 50 casi che è indicata come la soglia minima che, se registrata per tre settimane consecutive, apre alla zona bianca. Solo la Sardegna che sarà zona bianca da domani e la Valle d’Aosta hanno un’incidenza migliore della Calabria.

A questo dato fa però da contraltare l’aumento dell’indice Rt, che questa settimana si è portato ad 1.01. Un dato che, al netto di qualche focolaio locale, potrebbe aprire le porte a legittimi sospetti sulla circolazione della variante inglese, la cui effettiva presenza non è ancora stata certificata dall’attività di sequenziamento, visto che l’ospedale Pugliese sta per ultimare le procedure per ricevere i kit necessari all’individuazione delle varianti.

«La Calabria è collegata con il resto d’Italia – ha chiosato Torti – quindi è plausibile che le varianti circolino già o che comunque lo faranno a breve. Abbiamo visto che arriviamo sempre un po’ dopo con le ondate. Dobbiamo approfittare di questo periodo di transizione per ottimizzare la campagna vaccinale, che è il vero strumento a nostra disposizione per arginare la diffusione del virus. Bisogna fare in fretta assicurando rapidità ed allo stesso tempo organizzazione, per evitare che si verifichino episodi di assembramenti come quelli visti a Reggio Calabria».

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