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La dura lettera di denuncia con cui due famiglie di turisti hanno lasciato Soverato e la Calabria (LEGGI LA LETTERA) ha suscitato molte reazioni di segno opposto ma al di là dei commenti c’è sta chi ha voluto rispondere con altrettanta partecipazione alle accuse lanciate, è il caso di Marco Punzi la cui lettera pubblichiamo di seguito:

Gentile Dr. Enrico Bonaccorsi,

Mi chiamo Marco Punzi, per oltre 30 anni ho vissuto a Soverato prima di decidere di andare a lavorare all’estero. E tutto ciò è successo proprio mentre Soverato tornava, finalmente a vivere una situazione generale di grande fermento, dopo qualche anno di stasi. Se un giorno mai glielo potrò raccontare, converrà con me che, nonostante tutto, il mutamento è meglio dell’apatia, in special modo in terre particolari come quelle del sud Italia.

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato fino in fondo le gioie e i dolori che proprio quelle zone riservano ai loro natii. Le stesse terre che ti riempiono il cuore solo guardandone le coste, nutrendoti di serenità nei primi lustri della tua vita, ti fanno respirare a fatica, fino a tradirti accompagnandoti per mano ad un maledetto bivio, quello della domanda che tutti qui si pongono almeno una volta nella vita “Resto o vado via”. Se un giorno mai potrò farle solo un elenco di nomi, converrà con me.

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato fino in fondo la vita di chi cresce sul mare ed in venti minuti può godersi la montagna senza essere in vacanza, di chi si nutre di pace fino ad averne la nausea, di chi vede amicizie ventennali zoppicare dopo la maturità, di mamme che inviano prodotti tipici con i corrieri ai figli fuori sede, di province intere che gioiscono della scoperta scientifica fatta da un ricercatore anche solo originario di quelle parti, di avvocati che non beccano un euro dagli amici (e tutti abbiamo un amico avvocato o architetto), di chi non ha mai comprato le arance perchè tanto qualcuno te le regala sempre, di famiglie allargate a vicinati, di matrimoni che “o vengono tutti e 200 o scegliamo un’altra data”, di chi programma il primo viaggio a Roma con la stessa emozione dello sbarco sulla Luna, di chi si sente sempre a casa anche quando da casa ci esce. Se un giorno mai potrò farle fare una passeggiata, converrà con me.

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato fino in fondo la sensazione che si prova a decidere di tagliare il cordone ombelicale in un colpo solo, imboccando quella strada che passando da Lamezia ti porta chissà dove. Strada che per qualcuno è  liberazione, per tanti malinconia, per lei rancore. Se un giorno mai glielo potrò raccontare, converrà con me.

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato fino in fondo cosa si prova a dover vivere nel paradosso di amare e ritenere il posto più bello del mondo quello che, consapevoli o non, può annientarci, schiacciarci,  imprigionarci,  limitarci, fino a farci  scappare, per poi sussurarci ogni giorno di tornare, alla stregua di un amore tormentato. Se un giorno mai glielo potrò testimoniare, converrà con me .

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato cosa sia una vita sempre più ricca di questi sussurri. Internet, i messaggi degli amici, le foto sui social network, le notizie sui giornali locali arrivano lontano a ridarci il respiro e pugnalandoci il cuore, anche a migliaia di kilometri di distanza. Se un giorno mai glielo potrò trasmettere, anche solo un po’, converrà con me .

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato quanto valore abbia ciò che viene letto sui giornali, in una terra in cui la chiacchiera e il pettegolezzo hanno più appassionati dei classici di letteratura e dei documentary di National Geographic. Se un giorno mai glielo potrò far notare dal vivo, converrà con me .

Forse, Dr. Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato cosa significa essere felici in un posto non perfetto. A volte per apprezzare le cose belle ci si deve allontanare, converrà con me.

Forse, Dr.Enrico Bonaccorsi, piemontese, non ha sperimentato quasi nulla, andando via tanto presto da una terra bastarda ma da proteggere e aiutare, non solo condannare quando si è già oltre l’uscio. Una terra che merita che io stesso, la persona meno loquace  che conosca, spenda una parola in sua difesa.

Forse, Dr.Enrico Bonaccorsi, piemontese, potrebbe dare a questa terra un’altra possibilità. Io sarei lieto di avere di nuovo tutti ospiti a Soverato, per provare a farle sperimentare anche solo una piccolo parte di quello ho cercato di raccontare qui a parole.

Forse, Dr.Enrico Bonaccorsi, piemontese, avrà già dimenticato di una lettera che non pesa quanto un foglio di carta, inviata ad una testata giornalistica importante in queste terre abituate a essere illuminate a livello nazionale quasi sempre solo per circostanze spiacevoli.

Forse, Dr.Enrico Bonaccorsi, piemontese, non starà nemmeno piu’ attingengo con curiosità e interesse a ciò che queste pagine, di cui non mi servirei se avessi altro modo per risponderle, raccontano, prendendomi la responsabilità e arrogandomi il diritto di parlare credo a nome di tanti che invece queste pagine le hanno addirittura tra gli indirizzi preferiti, pagine con cui respirare l’odore di casa, nella speranza di nutrirsi di concretezza e verità, non di puro veleno. Per questo, oltre a ribadirle l’invito a tornare, autorizzo la Gentile Redazione de Il Quotidiano a fornirle ogni mio recapito per permetterle, se vorrà, di mettersi in contatto con me e magari riportare la serenità e la quiete che una discoteca non può interrompere se non per qualche ora.

Marco Punzi

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