X
<
>

Paolo Mascaro, sindaco di Lamezia Terme

Condividi:
4 minuti per la lettura

LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Se la sentenza del Tar ha sospeso il sindaco Mascaro, il consiglio comunale e, ovviamente, di conseguenza tutti gli assessori che in ogni caso Mascaro dovrà rinominare dopo il suo reinsediamento che avverrà dopo le elezioni (che la prefettura dovrà indire entro 60 giorni) nelle 4 sezioni “incriminate” (Mascaro, infatti, matematicamente non correrà rischi sulla sua rielezione visto il netto distacco nei confronti del suo competitor Ruggero Pegna, anche se non è chiaro se, una volta che si voterà nelle 4 sezioni, si andrà di nuovo al ballottaggio richiamando alle urne tutti gli oltre 60 mila elettori lametini o il ballottaggio si farà solo nelle 4 sezioni o – ancora – non è previsto?), c’è però un’altra questione che potrebbe far decadere il sindaco.

E’ infatti imminente il pronunciamento della Cassazione – sezione civile – sul ricorso relativo alla richiesta di incandidabilità per il sindaco Paolo Mascaro e per gli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino. La decisione è attesa dopo l’udienza in camere di consiglio che si è tenuta il 30 novembre scorso. Come si ricorderà, i ricorsi sono stati riuniti per cui la Cassazione aveva fissato a un anno dopo il verdetto di secondo grado la camera di consiglio per discutere dei ricorsi avanzati dalla Procura generale di Catanzaro e dal ministero dell’Interno avverso la sentenza di secondo grado pronunciata dalla Corte d’Appello di Catanzaro – sezione civile – il 6 novembre 2019 (confermando quella di primo grado) che aveva respinto la richiesta di incandidabilità nei confronti del sindaco Mascaro. In Cassazione anche i ricorsi degli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino (già vicepresidente del consiglio comunale poi sciolto per infiltrazioni mafiose) i quali invece sia in primo che in secondo grado sono stati dichiarati incandidabili.

La richiesta di incandidabilità nei confronti del sindaco, avanzata sia dal ministero dell’Interno che dalla Procura della Repubblica di Lamezia (dichiarato improcedibile in appello) è relativa allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose (quando Mascaro era sindaco poi rieletto a novembre 2019) confermato definitivamente dal Consiglio di Stato. Secondo i ricorrenti, Mascaro, in qualità di sindaco rivestiva una posizione di vertice, con la conseguenza che il mancato esercizio delle funzioni di indirizzo politico – amministrativo, di vigilanza e di controllo a lui spettanti nei confronti nell’apparato burocratico integra la colpa”. Paladino e Ruberto, inoltre, rimasero coinvolti a maggio 2017 nel blitz antimafia “Crisalide” che, di fatto, determinò lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose decretato a novembre 2017. E mentre Ruberto è stato definitivamente assolto, Paladino invece è stato condannato primi grado a 6 anni di carcere.

Cosa accadrà, dunque, se la Cassazione dovesse sovvertire i due gradi di giudizio nei confronti di Mascaro dichiarandolo incandidabile? Lo stesso Paolo Mascaro, citando il comma 11 dell’articolo 143 (Testo unico enti locali 267/2000), lo ha ribadito più volte che questa questione eventualmente si porrà nel 2025 (alla scadenza naturale della consiliatura). Ma la legge Severino metterebbe in dubbio quanto affermato da Mascaro un anno fa prima della sua rielezione a sindaco. «L’articolo 143 comma 11 – ricordava Mascaro – dispone che l’eventuale incandidabilità riguarda “il primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo”. Nel caso di specie, la decisione della Corte di Appello, qualunque essa sia, è ricorribile in Cassazione che deciderà a distanza di molto tempo. Pertanto, eventuale pronuncia di incandidabilità avrà efficacia solo per le elezioni comunali del 2025 e nessun effetto potrà avere sulle elezioni del 10 novembre 2019».

C’è però la legge 235 del 2012 (Legge Severino) che, ad esempio, più di un anno fa determinò la decadenza del sindaco di Pagani (Campania) su ricorso della prefettura di Salerno. Nel ricorso (che fu accolto dal tribunale di Nocera Inferiore) si fece riferimento all’ articolo 12 comma 4 della legge Severino che così recita: “Qualora la condizione di incandidabilità sopravvenga o sia accertata successivamente alle operazioni di cui al comma 2 (i controlli delle liste dei candidati, ndr) la condizione stessa viene rilevata, ai fini della mancata proclamazione, dall’ufficio preposto alle operazioni di proclamazione degli eletti”. E l’articolo 16 comma 2 recita: “Le disposizioni di cui al presente testo unico, limitatamente a quelle previste per l’accertamento dell’incandidabilità in fase di ammissione delle candidature, per la mancata proclamazione, per i ricorsi e per il procedimento di dichiarazione in caso di incandidabilità sopravvenuta, si applicano anche alle incandidabilità, non derivanti da sentenza penale di condanna, disciplinate dagli articoli 143, comma 11, e 248, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”. Nel ricorso del prefetto di Salerno (accolto) si è ritenuto che «ciò introduce la decadenza di diritto della carica di sindaco». Nel caso di Mascaro a Lamezia, se la Cassazione dovesse dichiarare incandidabile Mascaro, il sindaco decadrà?

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE