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La consegna del premio letterario di Castrovillari al maestro Antonio Puccio (foto Agnese Ferrante)

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UN direttore d’orchestra famoso in tutto il mondo che, durante la pandemia e l’obbligo di rimanere chiuso in casa, scopre l’innata passione per la scrittura. Antonio Puccio è originario di Botricello, centro del Catanzarese, ma da anni vive a Roma, pur potendosi definire cittadino del mondo. Prima del lockdown è stato protagonista in una tournée in Cina, poi l’ispirazione e la nascita di “L’Incantesimo del Gesto e L’Alchimia del Respiro”, il romanzo d’esordio di Puccio come scrittore. A meno di un anno dalla sua uscita, il libro è già stato premiato in due prestigiosi concorsi letterari internazionali: il Premio Nabokov e, pochi giorni fa, il Premio Castrovillari Città Cultura. E la giuria di Castrovillari ha voluto sottolineare «la straordinaria opera prima», riscontrando una «perfetta padronanza linguistica, efficace stile narrativo pregno di rimandi filosofici e attento alla psicologia dei protagonisti, tratteggiata con raffinata efficacia».

Al maestro Puccio abbiamo chiesto: un direttore d’orchestra famoso in tutto il mondo che decide di prendere carta e penna per scrivere un romanzo, direi il suo romanzo considerati i grandi tratti autobiografici. Da cosa è nata questa decisione?

«L’idea di scrivere qualcosa che delineasse i tratti del lavoro che un interprete si trova ad affrontare quando è alle prese con una partitura musicale era già nata in me molti anni fa. Naturalmente il lungo lavoro necessario per la preparazione dei concerti non mi aveva mai dato né il tempo né tantomeno l’opportunità di realizzarla. Poi, con il subentrare delle restrizioni dovute alla pandemia e della conseguente sospensione delle tournée mondiali già programmate, ho capito che avrei potuto e dovuto approfittare di un momento irripetibile. Inizialmente avevo deciso di scrivere un saggio ma successivamente mi sono reso conto che ciò avrebbe escluso una gran parte di quei lettori ai quali invece avrei voluto destinare il mio scritto poiché i temi trattati non erano esclusivamente musicali ma piuttosto di carattere sociologico e filosofico».

Quella di Sebastian, protagonista del libro, è stata una conquista faticosa, inseguita per dare sfogo alla sua passione: la musica. Lei è partito da Botricello, suo paese di origine, ed oggi dirige le orchestre più importanti al mondo. Quanto è stato difficile? Che cosa ha dovuto sacrificare?

«Quando si fa qualcosa spinti da una autentica passione, indipendentemente dal mestiere che si esercita, non credo si possa parlare di rinuncia poiché, alla luce della mia esperienza, la vera rinuncia per me sarebbe stata non realizzare a pieno quella che – fin da piccolo – sentivo come una passione bruciante. Per questo mi sento di suggerire a chi sente dentro di sé il sacro fuoco della passione di non rinunciare mai e per nessuna ragione al mondo ad inseguire quell’ideale in cui crede, anche e soprattutto a dispetto di chi cerca di impedirne la realizzazione».

Ha mai pensato: basta, ora smetto, è un sogno impossibile da raggiungere?

«No, mai. Come ho già detto, se una passione è autentica, qualunque problema o difficoltà sarà sempre al di sotto della forza propulsiva di quella passione. Rinunciare a realizzare ciò in cui si crede profondamente equivarrebbe ad una consapevole e dolorosa accettazione della impossibilità, in questa vita, di esprimere la parte più autentica di ciò che si è e, soprattutto, di ciò in cui si crede».

Lei ha un legame profondo con la sua terra. Di tanto in tanto torna a Botricello e nelle pagine del suo libro è possibile scrutare luoghi e panorami che richiamano il suo paese di origine.

«Credo che ogni luogo viva di una vita propria, con le sue intrinseche bellezze e il suo fascino indipendentemente da chi vi abita. Non penso in assoluto che esistano posti brutti o, viceversa, posti bellissimi: la differenza sempre e comunque è determinata dagli occhi di chi guarda. Io ho avuto la fortuna di nascere e crescere in un luogo con il quale ho imparato prima di tutto a stabilire un profondo legame sentimentale e, solo successivamente, a osservare con gli occhi di chi avrebbe potuto godere appieno delle sue bellezze esteriori! Al contrario, un atteggiamento purtroppo sempre più diffuso oggigiorno consiste nel cercare di trasformare fino a deturparne l’intrinseca bellezza ciò con cui non si è riusciti a stabilire quell’atavico sentimento…».

Se Sebastian venisse in Calabria cosa vedrebbe…

«Tutto quello che la sua sensibilità gli permetterebbe di cogliere…».

C’è un brano del suo romanzo particolarmente suggestivo perché richiama un’idea di comunità e di persona con grandi valori, in sintesi: per costruire una sana comunità è necessario che ognuno conquisti consapevolezza del proprio ruolo, perché nessuno dovrebbe aspettarsi che il proprio valore fosse riconosciuto da altri prima che da se stessi.

«Per quanto strano possa apparire, l’idea di comunità l’ho imparata dal rapporto che in questi anni ho stabilito con i musicisti delle orchestre con cui ho avuto la fortuna di lavorare in giro per il mondo. Così, allo stesso modo, mi piacerebbe immaginare (e attualmente non credo possa esserci una formula diversa) che tutti i componenti di una comunità avessero prima un sentire comune e, subito dopo, un obiettivo che li unisse nella volontà di perseguirlo. Sono convinto – così come avviene per l’orchestra – che questa possa essere la formula vincente, sempre e comunque. Naturalmente per addivenire a ciò sarebbe necessario che, come ogni singolo musicista dell’orchestra, così ogni singolo individuo della società fosse consapevole fino in fondo del valore che esprime per se stesso e per la collettività».

Lei gira il mondo e il suo nome è legato a eventi straordinari, quanto è importante avere consapevolezza del proprio valore?

«La risposta è implicita nella sua domanda, poiché è proprio la consapevolezza del valore che io esprimo che fa sì che io sia chiamato a dirigere compagini orchestrali importanti in luoghi prestigiosi del mondo. Perciò continuo a insistere sulla instancabile ricerca della consapevolezza di quale sia realmente il valore che si possa e, di conseguenza, si voglia esprimere».

In occasione della finale del Premio Letterario Comisso, Sergio Perosa, linguista, critico letterario e traduttore italiano tra i più autorevoli, ha espresso parole di grande apprezzamento per il suo romanzo, paragonandolo addirittura alle opere di Thomas Mann e Henry James e sottolineandone la straordinaria forma di ispirazione, la ricchezza dei contenuti e il personale recupero della lingua italiana attraverso uno stile distintivo. Quali sono le sue fonti di ispirazione?

«Vede, contrariamente alla prassi consolidata di un giudizio fine a se stesso, la lezione più importante che ho imparato in tutti questi anni in giro per il mondo, dove ho avuto l’opportunità di conoscere e interagire con persone di diversa statura intellettuale, è stata quella di concentrarmi sull’osservazione prima che sul giudizio. Ed è proprio questo che mi sta consentendo oggi di mettere su carta il frutto di lunghe e travagliate elaborazioni delle mie “osservazioni critiche”. Trovare continue correlazioni tra i risultati delle diverse opinioni (anche se del tutto antitetiche l’una rispetto all’altra) mi consente di giungere molto più facilmente e rapidamente ai risultati sperati piuttosto che soffermarmi su una esibita, sterile critica, senza avere poi la capacità e molte volte il coraggio di proporre un modello sostitutivo efficace».

Le donne hanno un ruolo fondamentale nel suo romanzo. Ci sono figure femminili che rappresentano, ognuna in maniera differente, un percorso di vita in cui la musica diventa guida e compagna di viaggio. Quanto è importante nella sua vita la figura femminile?

«Non posso fare a meno (per esperienza diretta e indiretta) di riconoscere all’universo femminile un valore incontrovertibile poiché, diversamente dalla pretesa conquista di un vasto e abusato universo maschile, quello femminile, al contrario, possiede l’intrinseco dono di una sensibilità rivelatrice…».

Quali sono i suoi prossimi progetti?

«In attesa di partire per i prossimi tour internazionali già programmati, sto lavorando alacremente sul mio prossimo romanzo che, ancor più del precedente, ha una forte connotazione psicologica. Spero vedrà la luce a breve».

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