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Un particolare della copertina del libro

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“PER la Calabria selvaggia” è il titolo del nuovo libro di Raffaele Gaetano pubblicato in una magnifica veste editoriale da Iiriti. Lo studioso calabrese, noto per il contributo dato allo studio del pensiero leopardiano, ed autore di numerose opere sull’estetica del viaggio, per questo scorcio di fine anno è ritornato tra gli scaffali per raccontare la magia di Edward Lear attraverso la pubblicazione di ben 109 disegni inediti di soggetto calabrese realizzati dall’artista inglese durante il suo avventuroso viaggio nelle regioni meridionali dell’estate 1847. A Gaetano abbiamo chiesto qualche domanda

Perché questo titolo? Cosa rivela?

«Esattamente l’impressione ricevuta da Edward Lear visitando la Calabria nell’estate 1847: un paradigma supremo e lacerante, emblema di quell’estetica del sublime che connota la sua opera pittorica in questo torno d’anni e anche oltre. Com’è ovvio l’aggettivo femminile “selvaggia” non designa alcunché di relato alla dimensione umana, semplicemente è un’apertura di credito nei confronti di una natura qui più che altrove non ancora addomesticata e tirata a striglia».

Cosa raccontano gli inediti ritrovati sul viaggio calabrese di Lear?

«A differenza dei Giornali di viaggio a piedi in Calabria e nel Regno di Napoli, nulla del suo zigzagare squinternato e picaresco ospite di aristocratici eruditi, borghesi industriosi, autorità devote, religiosi anchilosati nel ruolo di lacchè, plebi anonime ridotte al ruolo di comparse di una rigida liturgia. Come dicevo, gli inediti da me portati alla luce si concentrano invece su una natura che impressiona, sgomenta. Il risultato è straordinario per la non comune qualità esecutiva degli sketches in un’epoca in cui la fotografia non si era ancora incaricata di supplire alla visione diretta. Inoltre, i disegni rappresentano un prezioso tassello per la conoscenza di una regione allora mal nota se non addirittura sconosciuta, certo teatro di una storia in cui continuavano a sfilare miti e leggende».

Come e dove è avvenuto il ritrovamento degli inediti?

«I 109 disegni inediti sono custoditi alla Central Library di Liverpool, in Inghilterra, e fanno parte di un più vasto fondo di soggetto meridionale acquistato anni fa dalla stessa biblioteca da una libreria antiquaria, alla quale erano stati ceduti dai discendenti di Thomas George Baring, l’aristocratico inglese cui lo stesso Lear li aveva donati per un debito di riconoscenza. Si è trattato di un ritrovamento tutto sommato fortunoso la cui trama ho ricostruito nel capitolo iniziale del vasto saggio che introduce alla sezione dei disegni».

Parlava di un saggio introduttivo che precede i disegni…

«In esso ripercorro le tappe del rinvenimento, le idee estetiche dell’artista, il suo gusto per il caricaturale e il grottesco, le fatuità, gli inciampi e gli imbarazzi delle famiglie ospitanti, districando con pervicacia documentaria questi piccoli capolavori nel loro contesto storico. Una ricerca che mi è costata anni di lavoro in giro per la regione e non solo, scavando negli archivi pubblici e privati per reperire materiali, anche quelli apparentemente più insignificanti. Alla fine ne è valsa la pena».

I disegni ritrovati raccontano una Calabria dell’800 che conoscevamo poco…

«Parlerei di una Calabria mal nota se non addirittura sconosciuta. Lear scrive chiaramente nel suo diario di viaggio di essere stato, in alcuni casi, il primo “forestiere” a visitare quei luoghi, e c’è da credergli. Per il resto, molti di questi disegni topografici portano alla luce per la prima volta l’assetto urbano di centri piccoli e grandi della regione, contribuendo in maniera decisiva alla loro identità storica. Non mancano erte scoscese, solenni visioni, fiumare riarse dal sole, addirittura, ed è un altro primato di questi sketches, l’interno di una locanda calabrese dell’800. Il tutto fissato a matita e poi ripassato la sera a penna, con somma attenzione ai piani della composizione».

Quanto può essere utile il ritrovamento di questi inediti anche in chiave di promozione turistica della Calabria?

«Al lancio dell’intero progetto cui quest’opera afferisce, era presente la vice presidente della Regione Calabria, Giuseppina Princi, che ne ha colto l’importanza, oltre che culturale, promozionale. A suo modo Edward Lear è stato un turista ante litteram la cui opera grafica doveva servire a far conoscere terre all’epoca mal note, se non addirittura sconosciute. Alcuni luoghi cristallizzati in questi disegni hanno mantenuto quest’aura. Sarebbe una buona pratica della politica far dialogare passato e presente al fine di incentivare l’offerta turistica».

Cosa si sta facendo per far fruire l’importante ritrovamento?

«A suo tempo il comune di Motta San Giovanni si è aggiudicato un bando regionale per il potenziamento del proprio museo. Il progetto verteva sul mio ritrovamento, diventato poi “Per la Calabria selvaggia”. Oggi l’amministrazione tutta è in prima fila affinché l’opera e i disegni esposti al museo diventino patrimonio comune. So che numerose scuole hanno già visitato la mostra e tante sono le iniziative parallele come per esempio la drammatizzazione di alcuni sketches. Piovono le richieste di presentare il libro. Altro però si può e si deve fare affinché la Calabria visitata da Lear nel 1847 continui a essere uno scrigno di bellezze senza tempo».

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