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Il presunto boss del clan degli Italiani, Roberto Porcaro, parla dal carcere con un manoscritto rivolto al giudice del processo ordinario di Reset: «Con gli imputati non ho commesso mai reati»


COSENZA – Parla dal carcere di Terni, dove è ristretto al 41 bis, il reggente del “clan degli Italiani”, Roberto Porcaro. Lo fa attraverso un manoscritto col quale si rivolge direttamente al giudice Carmen Ciarcia, presidente del collegio giudicante del processo “Reset”, nell’ambito del quale è stato condannato a vent’anni, in abbreviato. Il boss di Cosenza aveva reso dichiarazioni ai magistrati, salvo poi ritrattare affermando di essersi “inventato tutto”, tanto da essere ritenuto dagli stessi “inattendibile”. Il Quotidiano del Sud è entrato in possesso, in anteprima, del documento acquisito in data odierna agli atti del procedimento di cui è in corso la celebrazione del rito ordinario e in cui Porcaro era stato chiamato in causa in qualità di teste.

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RESET, IL BOSS PORCARO DAL CARCERE SCRIVE AL GIUDICE

Di seguito il testo:

Il sottoscritto Porcaro Roberto nato a Cosenza il 04/03/1984, attualmente detenuto nella casa circondariale di Terni, in regime speciale di cui all’art. 41 bis o.p., con il presente manoscritto che invio alla illustre S. V. faccio presente che all’udienza di questo procedimento, all’udienza di giorno 11/03/2025 cui ero stato citato come teste, essendo che non mi è stata data la parola, e avendo udito che l’av. Belvedere e l’avvocato Cristiano hanno chiesto di acquisire un mio verbale, voglio precisare alla illustre S. V. che io già in data 2/01/2024 ho inviato alla S. V. un manoscritto ed anche al mio legale di fiducia nella persona persona dell’avv. Scarpelli Mario del Foro di Cosenza, tenendo presente che già al procedimento Reset filone abbreviato di cui sono imputato e sono stato condannato a 20 anni, già il 18/09/2023 avevo già fatto dichiarazioni dove dicevo sostanzialmente che la Procura mi ha fatto perdere tempo a me facendomi incarcerare per cose che non centro ne dalla porta ne dalla finestra ed io ho fatto perdere tempo a loro.

Comunque la cosa che è chiara ed evidente che la S. V. non troverà mai in questo procedimento Reset sia ordinario che abbreviato che ci siano miei riconoscimenti fotografici, non esistono, in più dopo che solo per mio volere, ho detto che avevo detto solo bugie mi è stato applicato da più di un anno il regime speciale di cui all’art. 41 bis e la D.d.a. di Catanzaro sulla richiesta del 41 bis (dopo che io ho ritrattato) scrivono a chiare lettere che le mie dichiarazioni dell’epoca sulla richiesta di applicazione del 41 bis è avvallato sia dalla D.n.a. e sia dal ministro di grazia e giustizia.

Dopo questo, ho ricevuto altre ordinanze del Tribunale di Catanzaro, dove i giudici di Catanzaro scrivono all’unanimità che dopo tutto ciò occorso e una mia videochiama arbitraria effettuata ad agosto 2023 tutto il mio dichiarato vuole letto in chiave di evidente inattendibilità e scrivono che le mie dichiarazioni sono “artefatte”.

Quindi siccome ciò che le ho scritto è cosa nota sia sui giornali che nei processi e quindi ben nota ai legali non capisco perché l’avvocato Belvedere e l’av. Cristiano hanno chiesto l’acquisizione di questa carta straccia non pensando alla loro malafede, non capisco perché hanno commesso questo errore grossolano. Fermorestando che loro sono a conoscenza di questo iter scritto pocanzi.

Di questo processo Reset filone ordinario c’è chi non conosco, chi conosco come grandi lavoratori, ma la cosa che tengo a precisare che con gli inputati del filone ordinario io non ho commesso mai reati. Manderò copia di questo mio manoscritto alla S. V. tramite ufficio matricola in data 12/03/2025 e manderò copia tramite raccomandata al mio legale di fiducia Scarpelli Mario del Foro di Cosenza. Signor presidente ci tenevo a precisare ciò perché ormai è cosa nota e parlano i provvedimenti. Le invio i miei più sinceri e cordiali saluti.

GUARDA IL DOCUMENTO

LA REPLICA DEGLI AVVOCATI CRISTIANO E BELVEDERE

Facendo seguito a quanto apparso sulla stampa in merito ad un memoriale depositato in data odierna nel processo reset nel quale il sig Porcaro, imputato di procedimento connesso, sindacando scelte difensive, afferma che i sottoscritti avvocati Cristian Cristiano e Vincenzo Belvedere, pur non credendo nella loro mala fede, avrebbero però commesso “un errore grossolano” in merito alla richiesta di acquisizione di alcune dichiarazioni rese dall’imputato, che, a dire dello stesso, sarebbero non credibili perché già smentite più volte, si precisa come ciò appaia il frutto di un evidente difetto di coordinamento tra il Porcaro ed il suo legale, pur presente in aula a mezzo sostituto, non essendo stato spiegato che i verbali acquisiti sono stati totalmente omissati nella parte non di interesse per gli assistiti dei due legali, venendo prodotti solo nella parte in cui espressamente non si riconosceva alcuna responsabilità in capo agli stessi, uno dei quali addirittura neanche conosciuto dal Porcaro.

Si precisa, inoltre, che, in merito ad una delle due posizioni si era già proceduto ad acquisire le trascrizioni di verbali di altro procedimento penale dove lo stesso Porcaro aveva volontariamente -pur potendosi avvalere della facoltà di non rispondere- risposto in quella sede alle domande dell’avvocato Vincenzo Belvedere.
Il memoriale depositato, di contro, si spinge, bene ripeterlo, a sindacare scelte difensive nell’evidente volontà di non attribuire responsabilità ad alcuni dei soggetti imputati nel processo reset pendente nella fase dibattimentale.

Dando ovviamente per vero tale assunto, si precisa, però, che siffatta precisazione è palesemente inutile! Sarebbe stato sufficiente fornire le elementari spiegazioni sopra riportate, affinché il Porcaro potesse comprendere concretamente cosa veniva prodotto, al fine di evitare “valutazioni” di sorta sulla corretta attività difensiva prestata dagli avvocati.
È di chiara solarità come il dato istruttorio sia stato frainteso per come ricavabile, induttivamente, peraltro, dalla circostanza che l’intero collegio difensivo non ha mosso obiezioni all’acquisizione, proprio perché ininfluente per le posizioni degli altri imputati.
Corre l’obbligo di tale chiarimento anche se quanto effettuato in pubblica udienza non si riteneva dovesse essere neppure oggetto di alcuna precisazione.

LA CONTROREPLICA DEI DIFENSORI DI PORCARO

I sottoscritti Avvocati Mario Scarpelli, quale difensore del Sig. Roberto Porcaro e Roberta Lucà, quale sostituto processuale presente all’udienza dell’11.03.2025 presso l’aula bunker di Castrovillari, osservano quanto segue: preso atto della nota congiunta a firma degli avvocati Cristian Cristiano e Vincenzo Belvedere ed inoltrata dagli stessi, al fine di replicare alle valutazioni del Sig. Porcaro contenute in un memoriale a sua firma fatto pervenire dal predetto ed acquisito nell’ambito del procedimento Reset filone “ordinario”, alla testata giornalistica “Il Quotidiano del Sud” siamo, nostro malgrado, costretti a smentire le gravi illazioni di cui la suddetta nota è pregna con riguardo all’espletamento del nostro ruolo e dell’operato professionale svolto.

Senza volere, i sottoscritti, entrare nel merito delle scelte difensive, insindacabili, dei colleghi, preme evidenziare come l’assunto di quest’ultimi sia frutto di una presunzione sterile e del tutto fantasiosa, peraltro smentita dalla trascrizione e dal verbale di udienza.
Invero, nel corso dell’udienza in questione, ove il Sig. Porcaro, indicato da alcune difese quale teste ai sensi dell’art. 210 cpp, era presente in videocollegamento dalla Casa Circondariale ove è detenuto, gli Avvocati Cristiano e Belvedere rinunciavano all’escussione del teste presente e richiedevano, con il consenso della Procura, l’acquisizione delle dichiarazioni rese, illo tempore, dal Sig. Porcaro, (più volte ritrattate e smentite e valutate ,in altri procedimenti , come inattendibili e quindi non utilizzabili ), limitatamente alla posizione dei propri assistiti.

Tale ultima specificazione veniva personalmente ascoltata e perfettamente compresa dal Sig. Porcaro e, ciò, é immediatamente afferrabile anche dalla lettura del memoriale a sua firma attraverso il quale, il predetto, ha inteso “contestare” ben altro e notiziare il Presidente del Collegio di ben altro!
Non esiste e non è mai esistito, pertanto, alcun “mancato coordinamento” tra il sottoscritto Avvocato Roberta Lucá presente in aula ed il Sig. Roberto Porcaro il quale, lo si ribadisce, ha perfettamente ascoltato e compreso, senza fraintendimento alcuno, quanto richiesto e specificato dai colleghi Cristiano e Belvedere.

Ciò che doveva, semmai, sussistere in capo ai summenzionati colleghi era il rispetto dell’obbligo deontologico improntato alla correttezza e lealtá, ahimé violato in tale circostanza. Infatti con la suddetta nota noltrata dai colleghi epistolari, i medesimi , pur disconoscendo il contenuto del colloquio intercorso tra il sottoscritto avvocato Roberta Luca’ ed il Sig. Roberto Porcaro e pur consapevoli di quanto fosse stato da loro richiesto all’udienza dell’11.3.2025, forse fraintendendo il contenuto del memoriale a firma del Sig. Porcaro, a fronte delle personali “osservazioni” di quest’ultimo, hanno sentito l’esigenza, anche questa per i sottoscritti insindacabile, di “giustificare” le loro scelte difensive ma, é inaccettabile e non consentito che ciò avvenga tentando di screditare l’operato professionale ed addebitando responsabilità inesistenti al sottoscritto Avvocato Roberta Lucá.
Tanto si doveva.

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