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Avevano allestito un sit in davanti alla Prefettura quando sono intervenute le forze dell’ordine: «Vogliamo risposte, ai muscoli bisognerebbe preferire il cervello»

COSENZA – Finisce in Questura la protesta di 25 giovani immigrati che pur titolari dello status di richiedente asilo – e dunque legittimamente ammessi a vivere in Italia – da oltre cinque mesi, e cioè da quando hanno messo piede in città, sono esclusi dal programma di accoglienza previsto dalle leggi italiane. Avevano organizzato un sit in nella centralissima piazza XI settembre quando è intervenuta la Polizia: 9 i fermati, tra cui sei curdi, due pakistani e uno del comitato “Prendo casa”. L’accusa è occupazione di suolo pubblico e manifestazione non autorizzata. Uno degli attivisti è stato anche multato dalla Polizia Municipale perchè su suolo pubblico “lasciava sacchi, bottiglie, scatole e vestiti dismessi”.

Chiedono di essere inseriti nel circuito dell’accoglienza, avere una casa dove dormire per non dovere continuare a vivere nei vagoni abbandonati della stazione ferroviara di Vaglio Lise. Hanno smontato le tende, nelle quali hanno dormito la notte tra martedì e mercoledì scorso, ma il presidio dei richiedenti asilo di fronte alla prefettura di Cosenza è rimasto; così come sono rimaste in piedi le loro istanze. «In questura ci dicono di rivolgerci alle associazioni che gestiscono i progetti Sprar; le associazioni ci dicono di rivolgerci alla prefettura; la prefettura ci dice di andare in questura» lamenta Muhammad, dicendo di conoscere il funzionamento del sistema di accoglienza.  

Oggi però si è passati alle vie di fatto. “Il Comune della bellezza non può tollerare la distrazione dello struscio dei benpensanti – è scritto in un comunicato di queste ore – non può permettere che la cartolina del salotto buono sia rovinata da quattro straccioni in tende da campeggio. Il sistema non resiste all’affronto di chi gli sbatte in faccia le contraddizioni: “andate in una piazza periferica”, era l’invito dei gestori dell’ordine, “qui davanti alla Prefettura proprio non si può”. A questo gentile invito, ovviamente non raccolto, sono seguiti lo sgombero, l’identificazione e la denuncia dei presenti”.

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