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Aurora Trotta

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BOLOGNA – «Il rettore ha sbagliato a ordinare alla polizia di irrompere nella biblioteca e aggredire gli studenti, ma le organizzazioni che stanno protestando in questi giorni a Bologna non rappresentano la comunità studentesca. Il Cua è un collettivo anarchico e molto violento che non cerca il dialogo, solo la provocazione». Aurora Trotta, studentessa cosentina, iscritta al secondo anno di Scienze Politiche all’Unibo e militante di Sinistra Italiana, con queste parole scritte in un lungo post su Facebook accusa i collettivi universitari di non rappresentare la comunità studentesca di Bologna e di voler unicamente provocare scontri con la polizia «in nome della lotta al neoliberismo e alla privatizzazione dell’Università».

Nelle ultime ore, infatti, a Bologna si sono verificati violenti e reiterati tafferugli tra forze dell’ordine e collettivi che protestano contro l’installazione dei tornelli in una biblioteca universitaria per consentire agli iscritti dell’ateneo di studiare fino a tardi (essendo il mese degli esami), garantendo l’accesso solo a chi è in possesso del badge, «cioè tutti gli studenti dell’Unibo», precisa la giovane cosentina. «La biblioteca in questione è ubicata in via Zamboni, zona universitaria ma degradata – ha spiegato Trotta al Quotidiano del Sud – Qualche mese fa un signore ubriaco è entrato di sera e si è masturbato di fronte ad alcune ragazze che studiavano, per cui è giusta la decisione di limitare l’accesso solo a noi iscritti».

Così, mentre su diversi siti internet e sui social scorrevano i video che documentavano gli scontri in corso e si susseguivano i commenti di chi protestava contro le cariche della polizia, Trotta ha accusato su Facebook i manifestanti: «L’unico scopo del Cua (collettivo universitario autonomo, ndr) è quello di provocare per fare notizia, per autocompiacersi. Queste organizzazioni non cercano il dialogo, dicono di voler cambiare le cose, ma vanno contro gli stessi valori che professano». Trotta, inoltre, ha ricordato come quella non sia l’unica biblioteca ad avere i tornelli all’ingresso, «ci sono altre aree studio a Bologna dove si accede tramite il tesserino, anche all’Unical è così. È normale, non c’entra nulla con la privatizzazione». Aurora non è la sola a essersi dissociata dalle proteste. «Ho firmato insieme ad altri 2500 studenti una petizione contro questi collettivi perché non ci rappresentano. Ci sono tanti modi per protestare senza arrecare danno agli studenti stessi».

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