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Il presidio degli studenti

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CASTROLIBERO (COSENZA)- “Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone, forse quella che sola ti puo’ dare una lezione” cantava Fabrizio De Andrè nella “Città vecchia”. Avercelo ancora il Faber per nuovi versi su un professore splendido cinquantenne, aitante e colto, e di sinistra, che ha fatto finire in un tritacarne mediatico distruttivo il Polo scolastico “Maiorana- Valentini” per una vicenda dai contorni tutti ancora da chiarire anche se i particolari in cronaca sono abbastanza devastanti. La lezione, questa volta, la sta dando un’intera scuola a troppi adulti che forse si sono girati colpevolmente dall’altra parte. 

Spira un forte vento di tramontana sul piazzale di un istituto modello illuminato dal sole di febbraio sulla collina di Castrolibero, zona residenziale di Cosenza, al centro di una storia legale e sociologica destinata a diventare paradigma del tempo che cambia.

Il servizio d’ordine degli studenti è gentile a far passare circo mediatico, genitori e carabinieri assiepano l’edificio al sesto giorno di occupazione nata per un “affaire” esplosivo da raccontare con i guanti e tutti gli accorgimenti che il caso richiede. 

Il portavoce degli studenti, megafono in mano, eloquio colto e modi cordiali, Fausto, mi dice: “Siamo gli studenti del Me Too scolastico. La nostra comunità non poteva stare in silenzio subendo questo stato di prevaricazione”. Ha ragione Fausto. Il mondo è cambiato anche ad Hollywood quando delle attrici uscirono allo scoperto denunciando le violenze sessuali di Harvey Weinstein e mostrarono in modo visibile cosa si nascondeva da decenni dietro il dorato mondo del cinema. 

Dei giovani millennial calabresi, occupando la loro scuola e denunciando pubblicamente i comportamenti che riguardano un docente, sembrano aver scoperchiato un vaso di Pandora dall’odore nauseabondo che potrebbe aprire una reazione a catena imprevedibile. I fatti sono noti da giorni. Molestie sessuali, insistenti e ripetute, da parte di un prof nei confronti delle studentesse non hanno trovato ascolto, ma anzi avrebbero subito indifferenza da chi doveva gestire il garbuglio con altra prontezza. Una storia della contemporaneità, che ha trovato il suo detonatore sui social con la pubblicazione su Instagram di una presunta vittima, oggi maggiorenne e fuorisede che ha fatto saltare il tappo. Troppi anni di silenzio per fatti così gravi.

Tutti conoscono il professore sospettato per le molestie. Antropologicamente insospettabile ma dannatamente coinvolto nelle sue presunte perversioni con diverse sue studentesse. Un professore di altra scuola, che lo conosce personalmente per giovanile militanza collaterale a sinistra mi dice: “Mi è caduto il cielo addosso. Mai avrei pensato”. Un collega, stessa parte politica: “E’ un cretino. Il fatto è grave. I ragazzi perderanno la nostra fiducia”. Una professoressa lo descrive “Colto, competente, anche brillante”. Il professore da giovane ha frequentato Palazzo degli Uffici, zona rossa della città nella geografia territoriale degli anni Settanta. La deputata Enza Bruno Bossio, che verosimilmente lo ha frequentato ai tempi della Fgci, fedele alla sua militanza femminista, non ha esitato un attimo a farsi promotrice di un’interpellanza parlamentare senza tener conto di nessuna relazione corta. 

Il professore di lungo corso, in un paese della provincia, dopo un matrimonio finito male, visse una storia di un anno con una sua ex studentessa che portò non poche tribolazioni nella famiglia della ragazza. Ma questo è amore consenziente tra due persone di diverse età. Tutto altro refrain quello di presunte molestie. Il nome del professore è di tendenza sui social. Ma il suo profilo è stato oscurato. Abbiamo fatto in tempo a vedere lunedì le sue manifeste appartenenze alla Sinistra riformista e a notare un messaggio di auguri da parte di una studentessa che oggi lo accusa senza un se e senza un ma.

Un tornado si è scagliato contro la dirigente scolastica Jolanda Maletta. Asserragliata in presidenza in quella scuola che presidia tutto l’anno da mattino a sera. Già in età di pensione ha avuto la possibilità di restare. In giro vedo molti studenti con i jeans strappati, proibiti a scuola prima di questa rivolta. Chi trasgrediva veniva mandato in presidenza per un cambio con dei pantaloni di tuta che la dirigente teneva a disposizione per evitare trasgressioni. Non sarebbe andata allo stesso modo con chi ha denunciato le molestie.

La dirigente Maletta, molto introdotta nei progetti a pagamento, un marito ex sindacalista nella Uil scuola (primo sindacato che ha espresso subito solidarietà agli studenti) due parenti dirigenti scolastici, in ottimi rapporti con l’Ufficio scolastico regionale, è chiusa nella sua stanza e non parla più con i giornalisti dopo aver gestito male le prime interviste rilasciate ai media locali. Aveva già peccato di comunicazione quando uno studente del “Majorana-Valentini” era stato picchiato a sangue fuori dalla scuola. Ma soprattutto la dirigente Maletta, se confermati i riscontri, avrebbe, forse nella convinzione di preservare il buon nome della sua scuola, ignorato le segnalazioni sul professore molesto. Ci sarebbe anche altro. Una delle ragazze molestate, in passato, avrebbe denunciato un brutto affare di un video che la ritrae in pose molto intime con uno studente. I due erano candidati in liste contrapposte al Consiglio d’istituto. Il maschio avrebbe utilizzato il filmato per screditare la ex. La preside, informata dall’accaduto, avrebbe minacciato la studentessa di gravi provvedimenti. Tutto da accertare per ispettori del ministro e magistrati. Come quella dell’assenza prolungata del professore sospetto, ora bisognerà verificare se era in malattia o aveva cambiato momentaneamente scuola.

Al “Maiorana-Valentini” l’occupazione si svolge anche giocosa. Due ragazzi suonano le chitarre sotto il sole, fuori dalla palestra una cassa fa rimbombare vecchi hit. Ci raccontano che l’altra sera gli occupanti si sono messi a ballare lenti in un clima da “Tempo delle mele” quasi a voler allontanare il clima avvelenato, non bastasse la pandemia che hanno vissuto. I ragazzi tengono lontani gli studenti delle altre scuole per impedire “casini” di ogni tipo. Molti professori e docenti sono solidali. Dialogano e portano pizze e vivande. Si dorme all’addiaccio. L’occupazione si è confrontata con le attiviste del Centro contro la violenza intitolato a Roberta Lanzino e con le agguerritissime “Fem.in.” che hanno dispensato consigli sulla guerriglia mediatica. Gli studenti maschi dichiarano autocritica per aver avvalorato comportamenti disdicevoli e maschilisti. Tutto questo a Castrolibero nel primo liceo occupato in Italia per “Me too”. Dove non c’era un vecchio professore che voleva sentirsi dire: “Micio bello e bamboccione”.

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