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Gli arrestati dell'operazione Six Towns

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BELVEDERE SPINELLO – Dopo una scrematura, su 50 ai quali era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini, i pubblici ministeri Antimafia Domenico Guarascio (FOTO) e Fabiana Rapino hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 46 imputati nell’ambito dell’inchiesta sul “locale” di ‘ndrangheta di Belvedere Spinello, che avrebbe “giurisdizione” su sei centri a cavallo tra le province di Crotone e Cosenza, e che nel novembre scorso ha portato all’operazione Six Towns.

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Ma erano 161 gli iscritti nel registro degli indagati. Tra quanti, pur comparendo nell’avviso di conclusione delle indagini, non hanno acquisito lo status di imputati, Martino Iona, la cui posizione è stata stralciata: l’uomo, difeso dagli avvocati Mario e Tiziano Saporito, era indicato come tramite tra suo padre Guirino, il vecchio capo cosca ora detenuto, e gli affiliati «fungendo da elemento di indispensabile raccordo nonché veicolatore da e per il carcere delle notizie di rilievo… tra l’altro partecipando attivamente al controllo del territorio inerente l’attività estorsiva riguardante l’estrazione del salgemma nel territorio di Belvedere Spinello».

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L’accusa di associazione mafiosa per lui è caduta ma si procede a parte per un’estorsione. Intanto, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha già ottenuto il 41bis, il regime carcerario duro previsto per i boss di mafia, per Agostino, Giovanni e Sabatino Marrazzo (difesi dall’avvocato Mario Nigro), presunti esponenti di vertice di un’organizzazione criminale il cui “capo società” sarebbe stato Francesco Oliverio, oggi collaboratore di giustizia, che subentrò a Guerino Iona scalzato dal comando. Perché Agostino risulterebbe referente della ‘ndrina con posizione apicale e funzioni di direzione delle attività criminali.

Condotta che sarebbe stata compartecipata da Giovanni nelle relazioni con i vertici delle altre cosche. Sabatino Domenico fino al 2010 sarebbe stato “contabile”, poi avrebbe partecipato attivamente alle strategie finanziarie in virtù delle proprie “entrature” nelle istituzioni, attivandosi concretamente, anche tramite riunioni con altri esponenti delle cosche del comprensorio crotonese, per la realizzazione di società nel settore delle energie rinnovabili. 

GLI OMICIDI CONTESTATI

Agostino Marrazzo è anche accusato di omicidio poiché, in concorso con sconosciuti, nella tarda sera dell’8 ottobre ’99, a Belvedere Spinello, nella località Cutura, presso il circolo “Oasi verde azzurro”, avrebbe assassinato Franco Iona con due fucilate che raggiunsero la vittima alla spalla sinistra e al capo (dove fu inflitto il colpo mortale quando il corpo era ormai supino). Sono in tutto quattro gli omicidi contestati dalla Dda di Catanzaro: ci sono anche quello di Antonio Silletta a San Giovanni in Fiore, nel dicembre 2006, e di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa a Rocca di Neto, nel luglio 2008. E gli “affari” erano soprattutto estorsioni e narcotraffico. Il “locale” di ‘ndrangheta di Belvedere è stato colpito a più riprese in quanto, successivamente al blitz di ottobre, nell’aprile scorso è stato arrestato Giovanni Battista Lombardo, originario di San Giovanni in Fiore ma residente a Castelsilano, ritenuto l’immobiliarista delle cosche. Ed è spuntato un nuovo pentito: Vittorio Spadafora, fratello di Giovanni, presunto caposocietà di San Giovanni in Fiore. Agli atti dell’inchiesta ci sono già sue rivelazioni sul racket sulla movida di San Giovanni in Fiore e sul delitto Silletta. L’udienza preliminare davanti al gup di Catanzaro Claudio Paris è fissata per il 26 settembre prossimo.

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