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Il carcere di Rossano

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AMANTEA (COSENZA) – Si è tenuto ieri mattina, presso la Casa Circondariale di Rossano, l’interrogatorio di garanzia dell’amanteano Alessandro Marigliano, arrestato nella giornata di ieri, dopo quasi tre mesi di latitanza, per l’operazione antidroga denominata “Crypto”.

Marigliano doveva essere assistito dai legali di fiducia – il noto penalista paolano Giuseppe Bruno e il giovane Carmine Curatolo – ma gli stessi sono stati impossibilitati a procedere nei confronti del proprio cliente. Ciò in quanto, contrariamente a quanto comunicato, ovvero che l’interrogatorio si sarebbe tenuto presso la Casa circondariale di Paola, quando gli avvocati Bruno e Curatolo sono giunti in loco, Marigliano era già stato trasferito al carcere di Rossano. Impossibilitati, dunque, a poter raggiungere in tempi brevi la nuova destinazione, il giudice ha proceduto nominando un avvocato d’ufficio.

Da quanto appreso, l’amanteano ha risposto alle domande del giudice, chiarendo anche i motivi della propria latitanza. In particolare, dopo essersi professato innocente, Marigliano ha giustificato la fuga sul presupposto del fatto che ritenendosi certamente ed indubitabilmente estraneo ai fatti contestati, sarebbe stata una ingiustizia subire una carcerazione preventiva per fatti non commessi.

Per quanto concerne invece la compagna, alla quale è stato contestato il reato di favoreggiamento, considerando che l’arresto è scattato proprio all’interno dell’abitazione della donna, Marigliano ha dichiarato di essersi recato in quell’appartamento solo quella notte, e di essere stato, nei mesi precedenti, altrove. Ciò avallerebbe la tesi che l’amanteano, la mattina che è scattato il blitz “Crypto”, si è allontanato da Amantea e che è stato braccato, a distanza di tre mesi, solo quando è ritornato, non prevedendo che l’abitazione della donna fosse tenuto sotto controllo, insieme a quella di molti soggetti appartenenti alla criminalità organizzata del così detto “Gruppo Suriano”.

Marigliano, adesso, dovrà difendersi dall’accusa di essere “stretto collaboratore e persona di fiducia di Suriano, per il quale si prodigava fattivamente aiutandolo ad intrattenere i contatti con gli altri associati ed assieme al quale e/o per conto del quale si occupava della vendita e della cessione della sostanza stupefacente”. 

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