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Luca Mannarino

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COSENZA – Non fu “colpa” solo di Luca Mannarino se la holding regionale Fincalabra perse in borsa qualcosa come 1,5 milioni di euro. E’ quanto ha stabilito la Corte dei Conti – Sezione Prima Giurisdizionale Centrale d’appello che, accogliendo la tesi difensiva di Mannarino relativamente alla causa del danno erariale, per il quale in primo grado l’ex Presidente di Fincalabra Spa era stato condannato al risarcimento di 1.558.081,14.

Come si ricorderà nel 2015 Mannarino, all’epoca presidente di Fincalabra, decise, con l’obiettivo di ricostituire i conti correnti della Finanziaria regionale, di investire in derivati sul mercato azionario. A novembre del 2015, Mannarino si vede recapitare una lettera a firma Oliverio con la quale lo si mette al corrente della sua rimozione dalla carica di Presidente e componente del CDA (che si sarebbe maturata solo alla fine del triennio), con successiva nomina in sua vece di Carmelo Salvino.

Subentrato a Mannarino, il neo Presidente Salvino il 23 gennaio 2016 adotta la decisione formale e definitiva di disinvestimento da parte di Fincalabra, smobilizzando i fondi depositati presso i conti correnti della Banca Widiba. Ciò avviene a seguito di diverse interlocuzioni di Fincalabra con lo stesso istituto bancario il quale evidenzia come lo smobilizzo comporterebbe una perdita di 858.831,00 sul capitale investito nei fondi e l’obbligo di corrispondere la somma di euro 685.111,34 a titoli di commissione per l’uscita anticipata, per un totale di 1.558.081,14 euro (corrispondente al danno erariale finale contestato). In particolare, la Banca Widiba relaziona evidenziando che, se il disinvestimento venisse effettuato in data 31.12.2016 lo stesso produrrebbe un differenziale positivo, rispetto a quello effettivo, pari a 1.547.229,23

Il “buco” nelle casse della finanziaria regionale però «non può essere considerato diretta conseguenza delle scelte operate dall’ex Presidente Luca Mannarino, già illegittimamente rimosso dall’allora Governatore Mario Oliverio prima del citato disinvestimento e per il quale l’ex Presidente della Regione Calabria è a processo per abuso d’ufficio». Così una nota diffusa dallo stesso Mannarino.

I magistrati contabili hanno alleggerito di molto la posizione del manager, condannato a pagare 150mila euro (a fronte del milione e mezzo disposto dal giudizio di primo grado). Assolti, invece gli ex consiglieri di amministrazione Marcello Martino e Pio Turano.

Se la posizione del manager quindi è stata alleggerita dalla sentenza, lo stesso non può dirsi della sua condotta. Scrivono infatti i giudici che «Dal compendio degli atti in giudizio emerge chiaramente una condotta altamente superficiale del Mannarino e negligentemente non orientata alla corretta valutazione della rispondenza fra le direttive impartite dal socio mediante gli impegni convenzionalmente stabiliti e le finalità da conseguire mediante la gestione della società, pur tuttavia non sembra emergere, nel comportamento tenuto la volontà e coscienza di cagionare un danno alla società. La scelta effettuata, infatti, ha comportato l’accettazione di un rischio non previsto in relazione alle esigenze legate alla gestione dei fondi in questione, ma non necessariamente ed aprioristicamente volto alla causazione di un danno erariale. Trattasi, pertanto, di una grave violazione dei propri doveri di diligenza che, nella causazione del cennato danno, rilevano in misura parziaria, secondo il noto principio che orienta la responsabilità amministrativo contabile, in ragione, tanto, più di diversi elementi che avrebbero dovuto imporre all’amministratore un contegno più prudente».

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