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Donato Bergamini, morto nel novembre del 1989

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ROMA – Ci sono «numerose ombre» che «avvolgono la tragica fine di Denis Bergamini», scrive la Cassazione in un verdetto sul cold case della morte nel 1989 del centrocampista del Cosenza proprio mentre è in corso il processo di primo grado alla ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò, accusata di omicidio volontario.

I supremi giudici rilevano che la richiesta di archiviazione del caso, fatto passare per suicidio, avanzata nel 2015 dal Pg Franco Giacomantonio che guidava la Procura di Castrovillari, «non fu una decisione superficiale o, peggio, deviata da una qualche parzialità» ma aveva «ampie ragioni», considerando anche il tempo passato.

Ad avviso degli “ermellini” – che si sono occupati della vicenda Bergamini nell’ambito di un processo contro un cronista per diffamazione nei confronti del pg Giacomantonio, «pur prendendo atto che la tragica vicenda ha avuto dinamiche di accertamento plurime, a volte confuse e comunque non è ancora definitivamente chiarita», non «può esservi dubbio» sul fatto che il pg abbia subito «attacchi alla sua reputazione». In particolare, la Cassazione ricorda che «fu proprio il procuratore Giacomantonio, nel 2011, a richiedere al Gip, una prima volta la riapertura delle indagini ed a svolgere, successivamente, una diffusa ed articolata istruttoria, servendosi di numerosi consulenti tecnici e svolgendo molte audizioni di persone informate dei fatti, in vista di un evidente obiettivo di fare luce sul controverso “caso giudiziario”».

«Non è questa la sede – dice la Cassazione – per diradare alcuna delle numerose ombre che avvolgono la tragica fine di Denis Bergamini, tanto da far sì che un processo sia attualmente in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Cosenza, con imputata Isabella Internò per il reato di omicidio» ma “tacciare” il pg di Castrovillari di «forte opacità nello svolgimento delle sue funzioni e senza alcun nesso di veridicità soprattutto circa l’esistenza di collegamenti con la Internò, travalica i limiti della critica giornalistica lecita».

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