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I narcos della Sibaritide, la droga dei cassanesi ai clan di Cosenza e la frattura interna al gruppo degli zingari nel racconto dei pentiti

CASSANO JONIO – Non solo estorsioni alle ditte e imprenditori in ginocchio: i tentacoli degli Abbruzzese -“Banana” si estendevano anche al narcotraffico, su un’area circoscritta non soltanto alla Sibaritide, ma all’intera provincia col supporto dei clan di ‘ndrangheta di Cosenza.

Il dato è cristallizzato, da ultimo, nelle pagine dell’inchiesta “Athena”, da cui venerdì scorso è scaturita un’imponente operazione, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che ha visto impegnati i carabinieri del Comando provinciale e gli agenti delle Squadre Mobili di Cosenza e Catanzaro nonché del Servizio centrale operativo di Roma, impegnati a smantellare un’organizzazione criminale con base a Cassano Jonio.

LA DROGA DEI CASSANESI A COSENZA, IL RACCONTO DEI PENTITI

Una rete capillare, della cui esistenza parlano diffusamente i pentiti, tutti originari del capoluogo bruzio, durante i loro colloqui con gli investigatori. Una rete in base alla quale si creava un rapporto tra la droga dei Cassanesi e i clan di Cosenza.

«La cocaina e l’eroina viene da Cassano» dice, nel 2017, il collaboratore di giustizia Vincenzo De Rose, aggiungendo che a capo degli “zingari” vi era Maurizio Rango, di Cosenza, il quale prendeva le decisioni sul narcotraffico e aveva i contatti per acquistare la droga dagli Abbruzzese di Cassano: «Lui, che era quello che decideva le partite e le cose, aveva i contatti per prendere la droga con quelli di Cassano»). Dichiarazioni che offrono un riscontro a quanto affermato già nel 2015 dal collaboratore Marco Paura: «I fratelli Abbruzzese, detti i “Banana”, si riforniscono di droga nella zona di Cassano Jonio, perché me lo ha riferito Celestino (Abbruzzese, alias “Micetto”, ndr)».

L’AGGUATO A “PANCIONE”

A riferire della “frattura” all’interno del clan degli “zingari” di Cosenza è, invece, il collaboratore Francesco Noblea. Alla polizia giudiziaria, nel 2018, racconta la nascita di due fazioni contrapposte: la prima, capeggiata da Antonio Abbruzzese detto “Strusciatappine”, la seconda dai membri della famiglia dei “Banana”. Il motivo delle tensioni tra i due gruppi era da ricercare nel fatto che il primo acquistava la l’eroina a 19 euro al grammo a Napoli, mentre il secondo era costretto ad acquistarla a Cassano Jonio, al prezzo maggiorato di 32 euro al grammo. «Questa cosa – rivela Noblea – a Marco Abbruzzese alias “Banana” gli dava un po’ fastidio. Infatti all’epoca c’è stata una…come si dice? Un diverbio fra di loro che Marco Abbruzzese sparò il “Pancione ” dietro le spalle».

ROBERTO PORCARO «RIFERIMENTO PER LA COCAINA A COSENZA»

Sarà il pentito Giuseppe Zaffonte a parlare, nel 2019, dell’esistenza di un vero e proprio “Sistema” istituito dai clan di Cosenza per procedere alla vendita dello stupefacente nelle piazze di spaccio, di cui «fa parte il gruppo dei “Banana” con quelli che sono rimasti del gruppo Rango-Zingari», che «fanno riferimento a Roberto Porcaro per la cocaina, mentre per l’eroina fanno da soli, facendola venire da Cassano».

«Il capo di questo gruppo – continua Zaffonte – è Luigi Abbruzzese detto “Picachu”, i fratelli Marco detto “Lo Struzzo”, Nicola, il cognato Antonio Abbruzzese figlio di Giovanni, Ivan Barone, Antonio Marotta, Gennaro Presta, Denny Romano, affiliato al gruppo in carcere tra il 2012 e il 2013 da Maurizio Rango». Di tale frattura interna al clan degli “zingari” di Cosenza riferisce pure Luciano Impieri all’allora procuratore di Catanzaro Camillo Falvo: «Cassano ormai, a Cosenza, è un’unica cosa. La droga viene da Cassano, quindi Cassano, Corigliano…».

«Nel 2006, inizio 2007, si sono messi insieme “zingari” e “italiani” un’altra volta. Dove la droga per gli italiani la portava Renato Piromalli o Umberto Di Puppo, gli zingari dovevano vendere l’eroina e gli italiani la cocaina. La cocaina la portava Renato Piromalli e Umberto Di Puppo e la portava anche agli zingari, perché gli zingari se la dovevano prendere dagli italiani…I “Banana” hanno preso potere dal 2006 in poi, e facevano anche il sotto banco a Cassano dai cugini, Luigi Abbruzzese figlio di “Dentuzzo”, quello che ho visto al telegiornale che lo hanno arrestato in Germania. Poi è scoppiata la rottura perché Tonino Abbruzzese gli doveva dare 180mila euro agli italiani per mancanza di droga. È nata la cosa che volevano uccidere a “Strusciatappine”. Poi il duemila, l’erba e il fumo la portava da Corigliano Filippo Solimando con il figlio di “Dentuzzo”, Luigi».

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