X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

CASTROVILLARI (CS) – Sul caso di Donato Bergamini ci sono zone d’ombra che sono rimaste tali e che potrebbero motivarne una riapertura, ma tutto va fatto nelle corrette forme di rito. L’inchiesta sulla morte del centrocampista del Cosenza, trovato senza vita la sera del 18 novembre 1989 davanti a un camion sulla statale 106 jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico, per il nuovo procuratore di Castrovillari si può riaprire.

Oggi Eugenio Facciolla ha incontrato la sorella di Denis, Donata Bergamini, e l’avvocato Fabio Anselmo, che assiste la famiglia ferrarese in questa nuova fase e nelle richiesta di rivalutare gli elementi negli atti che non sono stati valutati bene dal giudice che ha archiviato l’inchiesta aperta nel 2011.

LEGGI TUTTE LE NOTIZIE SUL CASO DI DENIS BERGAMINI
NEL FASCICOLO IN AGGIORNAMENTO DINAMICO

Ad accompagnare la donna e il legale c’era anche Ilaria Cucchi, la tenace sorella di Stefano, il geometra arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto dopo una settimana all’ospedale Pertini di Roma; caso di mancata giustizia – ci cui si occupa lo stesso avvocato Anselmo – per il quale la Cassazione ha recentemente annullato l’assoluzione di cinque medici, disponendo un appello-bis per omicidio colposo.

Secondo quanto è trapelato, Facciolla ha evidenziato di non avere elementi certi sul fatto che Bergamini si sia o meno suicidato, esprimendo dubbi sull’ipotesi che lo stesso calciatore possa essersi tolto la vita in un momento in cui era all’apice del successo, aggiungendo però anche dubbi sull’ipotesi di un complotto.

Il procuratore ha spiegato che la richiesta avanzata dal legale della famiglia comporterebbe un’attività di indagine particolarmente invasiva, come lo può essere la riesumazione dei resti del povero calciatore di Boccaleone d’Argenta, ma consentirebbe di stabilire definitivamente se le lesioni riportate da Bergamini siano state vitali o non vitali al momento dell’impatto col camion che lo ha travolto e, dunque, se siano riconducibili all’azione del mezzo, secondo quanto raccontato dai due testimoni oculari all’epoca dei fatti e indagati dell’inchiesta per omicidio volontario appena archiviata: l’ex fidanzata di Denis, Isabella Anna Internò, che era con lui quel sabato pomeriggio, e l’ex camionista di Rosarno, Raffaele Pisano, che era alla guida del mezzo pesante.

«Bisognerebbe fare un salto nel passato – ha spiegato Facciolla – per analizzare il tessuto sociale dell’epoca. Quel che è certo è che ci sono delle zone d’ombra che creano sconcerto. Come alcune lesioni di cui si parla e l’asfissia indotta da un sacchetto di plastica o da qualcosa del genere, che ho visto come qualcosa di molto forte. Ho qualche dubbio all’idea di poter pensare che un atleta che aveva un’affermazione di un certo tipo, all’apice del successo, improvvisamente di punto in bianco decida di farla finita con una modalità così cruenta e repentina».

Al di là della procedura, il magistrato ha definito l’incontro “proficuo” e caratterizzato dalla grande «serenità con la quale la parte ha preso contezza delle difficoltà che il caso stesso presenta».

A fine gennaio si terrà il prossino incontro tra il procuratore Facciolla e l’avvocato Anselmo, al termine di un periodo necessario al magistrato per prendere contezza del corposo fascicolo dell’inchiesta aperta e chiusa dal suo predecessore senza esito. 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE