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L'accesso a vico II Rivocati

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COSENZA – Trentasei metri. È la distanza esatta tra Palazzo dei Bruzi, la casa dei cosentini, e vico II Rivocati, il regno dei topi. Uno dei tanti luoghi dimenticati della città, ma questa non è una stradina qualunque. Al di là della prossimità al Comune – dalle finestre del municipio si può letteralmente vedere l’accesso dallo spiazzo antistante il cinema San Nicola – su questo vicolo si affacciava l’abitazione dello scrittore Nicola Misasi e al civico 12, nel 1928, suor Elena Aiello diede inizio alla sua opera di carità nel capoluogo.

Qui, come ricorda una targa, la “monaca santa” fondò l’ordine delle Suore Minime della Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Oggi quell’edificio, acquistato non troppo tempo fa da un privato, è un bestione pericolante, l’epicentro del degrado che affligge i residenti in vico II Rivocati.

«Spesso quando torno a casa trovo i topi nel portone – racconta un’inquilina di un altro palazzo – sono enormi e non hanno alcuna paura dell’uomo. Anche se faccio rumore non scappano, continuano imperterriti ad azzuffarsi tra di loro. Col caldo sono aumentati, ma è una cosa che va avanti da tantissimo tempo». Gli animali hanno eretto il loro fortino nella pancia dell’immobile diroccato che, benché sbarrato all’ingresso, è diventato una discarica. Sotto i solai crollati giace un ammasso di rifiuti che non è difficile scorgere dalla strada.

Secondo le testimonianze da lì i topi escono con una certa spavalderia a ogni ora del giorno e della notte, li si può sentire distintamente durante la contesa dell’immondizia più “fresca” lasciata all’esterno. «Sono tanti (nel senso di grandi così, ndr) – riferisce un residente portando la mano destra all’altezza del polso sinistro – Qui la gente viene a buttare la spazzatura, chi non vuole fare la differenziata viene a “conferire” qui perché non trova cestini disponibili in giro. E poi in zona c’è pieno di rumeni».

Mentre lo dice un uomo passa, saluta con inconfondibile accento bruzio, si ferma davanti al portone dello stabile abbandonato, manda giù l’ultimo sorso di birra e lancia la bottiglia al suo interno, mostrando un certo talento balistico.

Gli operatori ecologici fanno quello che possono e saltuariamente, nel giorno dell’indifferenziato, portano via i sacchetti di spazzatura, almeno quelli adagiati a cielo aperto. Nei cumuli si nota un bidoncino del caffè, bicchieri di plastica e tovaglioli da bar.

A pochi metri da questo vicolo negli ultimi anni è nato un piccolo distretto delle locande, molto frequentato soprattutto nel fine settimana. «Di sera capita di sentire degli schiamazzi – raccontano – sono i clienti dei ristoranti del quartiere Rivocati che provano a fare una passeggiata dopo mangiato ma si imbattono in gruppi di topi e, spaventati, scappano via».

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