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Il lussuoso B&B confiscato

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PAOLA (COSENZA) – Beni per un valore complessivo stimato in due milioni di euro sono stati confiscati a una commerciante di preziosi, considerata “socialmente pericolosa”. Il provvedimento, richiesto dal procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni è stato spiccato ieri dalla Seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro, sezione Misure di prevenzione, nelle persone dei giudici Michele Cappai, Gabriella Pede e Sara Mazzotta.

La confisca riguarda beni oggetto di sequestro nel dicembre del 2020: una sontuosa villa con piscina, un lussuoso B&B, autoveicoli prestigiosi e indumenti firmati, tutti nella disponibilità di E.N.G., 58enne paolana, con la passione per i frequenti viaggi e crociere, per la chirurgia estetica e le spese folli.

Le Fiamme Gialle erano arrivate al “bottino” di famiglia, accumulato sin dal lontano 1997 dalla donna e dal marito, un brigadiere dei Carabinieri in pensione. L’inchiesta “Affari d’Oro” è quindi approdata alla confisca.

I Giudici avevano già accolto la richiesta di sequestro, applicando la misura di prevenzione patrimoniale. Tra i beni sottoposti a sequestro, l’abitazione principale e di proprietà della commerciante, adibita anche a Bed & Breakfast, situata a Paola Nord, dotata di 22 vani, ampio magazzino e piscina esterna con giardino. E poi altri immobili e oggetti di valore, anche artistico. La donna, secondo gli inquirenti, è un soggetto che, per l’elevato tenore di vita incompatibile con i redditi dichiarati, vive con i proventi di attività delittuose.

Tutto ebbe inizio da un esposto anonimo alla Gdf (1992). Da atti interni alle forze dell’ordine, privi di autonoma valenza dimostrativa, ma già in grado di fornire primi elementi indicativi dell’attività delittuosa posta in essere, la donna e il proprio marito, conducevano una vita “in distonia con lo stipendio percepito dal sottufficiale”.

Nell’ambiente delle forze dell’ordine, tra l’altro, “si è del convincimento” che l’uomo “abbia stretto contatti con personaggi malavitosi, i quali gli consentirebbero di riciclare oro di illecita provenienza (…)”. Nell’anno 1999 risulta che la donna abbia richiesto e ottenuto la licenza per il commercio di oggetti preziosi, rendendosi subito autrice di violazioni amministrative legate al mancato rispetto dei trenta giorni per l’apertura dell’esercizio commerciale e alla omessa vidimazione del registro di beni usati, antichità e preziosi, che verrà effettuata solo dopo 7 anni, nel 2006.

Nel novembre del 2005, è stata denunciata per avere acquistato oro usato (un girocollo) da soggetto di minore età, senza richiesta di documento di identità, fatto, questo, a seguito del quale la Gdf ha effettuato un controllo presso la sua gioielleria, riscontrando la mancata istituzione del registro dei beni usati. Per questi fatti è stato emesso decreto penale di condanna a carico della donna (contravvenzione).

Nel settembre del 2012, il marito è stato fermato a bordo della propria autovettura e trovato in possesso di oro usato per 710 grammi, senza documenti che ne giustificassero il trasporto, fatto, questo, dal quale è scaturito procedimento penale (che risulta nella fase del dibattimento) in relazione ai delitti di ricettazione in concorso e falso su registro del commercio di beni usati antichità e preziosi, oltre che, in relazione a successive condotte considerate finalizzate alla immutazione delle prove, per le quali è stato disposto il sequestro probatorio del registro di commercio, ai delitti di frode processuale (contestazione a carico dell’uomo) e falso materiale (del privato) sul registro.

Nel luglio 2013 i congiunti sono stati nuovamente destinatari di denuncia, da parte di soggetto venditore di oro usato (una collana) presso la gioielleria della donna, il quale ha dichiarato che, due mesi dopo averla venduta, era stato raggiunto dai coniugi che lo avevano accusato della non autenticità del materiale, ponendogli in visione un oggetto diverso da quello da lui consegnato. Altra denuncia è stata presentata nell’ottobre 2013, per avere acquistato un oggetto in oro (anello), in contanti e senza rilascio di alcuna ricevuta, da soggetto di minore età, al quale non è stato richiesto il documento di identità.

Anche in questo caso il denunciante ha riferito che l’uomo, presente nella gioielleria quando egli si era lamentato dei fatti, avesse fatto riferimento alla sua appartenenza alle forze dell’ordine. Lo sviluppo dell’attività investigativa che ha preso le mosse dal sequestro avvenuto nel settembre del 2012, ha consentito alla P.G. di rintracciare alcuni dei proprietari degli oggetti in oro trasportati dal marito della donna in quell’occasione. In particolare, si indicano i i nominativi di 4 persone di Amantea e Cetraro che hanno riconosciuto oggetti a loro appartenenti, e che ne avevano subito e denunciato il furto.

La Questura di Cosenza, con decreto del luglio del 2014, ha revocato la licenza di commercio di preziosi usati alla donna che, nel marzo del 2016, si metteva di nuovo nei guai. In quella data, infatti, la Polizia di Stato, nel corso di un controllo all’interno della gioielleria, ha ritrovato nella cassaforte circa 600 pezzi di oro usato, di valore complessivo di circa 200mila euro. Parte dei preziosi sono stati sottoposti a sequestro preventivo, in relazione al delitto di ricettazione. Solo pochi mesi dopo, nel novembre del 2016, i coniugi sono stati fermati dalla Polizia mentre trasportavano gr. 103,17 di oro usato, oltre che una somma in contanti di euro 2.280,00 e alcuni titoli bancari.

Sono stati arrestati in flagranza di reato per ricettazione, oltre che di resistenza a pubblico ufficiale, venendo sottoposti, nell’ambito di ulteriore procedimento penale iscritto a loro carico, a misura cautelare personale dal Gip del Tribunale di Paola. Nell’ambito delle indagini che hanno preso l’avvio a seguito dell’episodio del marzo del 2016, la P.G. ha trovato diversi beni nella cassaforte dell’esercizio commerciale della donna riconducibili a furti avvenuti e denunciati nella zona di Paola negli anni precedenti, acquisendo le dichiarazioni di alcuni beni rubati, i quali ne hanno effettuato il riconoscimento (di questi, soggetti, proprietari alcuni beni sono stati ricondotti a un furto avvenuto nell’anno 2011; altri ad un furto dell’anno 2015, avvenuto in occasione di un funerale, ai danni del fratello del soggetto deceduto).

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