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La casa in cui viveva De Paola

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TREBISACCE (CS) – I carabinieri della Stazione di Trebisacce hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di V. M., trentottenne del luogo, in quanto ritenuto gravemente indiziato dell’omicidio e del successivo tentativo di occultarne le prove dando fuoco al corpo di Rocco De Paola, anziano 84enne il cui cadavere veniva trovato avvolto dalle fiamme nella tarda serata del 4 dicembre dello scorso anno nella sua abitazione di via Zara, nel centro della cittadina ionica.

Rocco De Paola, dopo una vita trascorsa anche all’estero, in particolare in Francia – da cui il soprannome “parigino” con il quale era conosciuto nell’ambito della comunità cittadina – aveva deciso di condurre una vita ai margini, assistito da pochissimi familiari. Nonostante il suo stato psicologico, “il parigino” era ben voluto in città per i suoi modi educati e garbati che ne contraddistinguevano i pochi rapporti sociali.

L’indagine

Tornando al 4 dicembre scorso, quella che inizialmente sembrava una tragica fatalità, causata da cartoni accesi per riscaldarsi con scintille che causavano l’incendio, assumeva con il passare dei giorni i contorni di una macabra vicenda. Le attività investigative, coordinate dalla Procura di Castrovillari, hanno consentito di far luce sugli eventi di quella sera di inizio dicembre.

L’input all’indagine è da attribuire all’acume investigativo del comandante della Stazione Carabinieri di Trebisacce, maresciallo Natale Labianca, il quale notava il corpo dell’anziano quasi seduto sul letto, ritenendo tale aspetto, innaturale per chi deve difendersi dalle fiamme. Da qui, grazie anche alla attenta valutazione e condivisione del capitano Michele Ornelli, comandante della Compagnia Carabinieri di Cassano allo Jonio, la richiesta di fare eseguire l’esame autoptico e approfondire le indagini.

Rocco De Paola in una vecchia foto

Fondamentali sono risultate le analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza installati in un’attività commerciale attigua alla via Zara, le quali consentivano di riprendere il presunto omicida recarsi più volte presso l’abitazione del De Paola, per poi allontanarsi poco prima della mezzanotte quando le fiamme stavano cominciando a divorare il corpo ormai esanime del povero “Rocchino”. Decisivi anche i risultati dell’esame autoptico, che consentivano di accertare la presenza di una ferita lacero-contusa sulla testa dell’anziano, ritenuta compatibile con l’utilizzo di un corpo contundente, ovvero un tondino di ferro, materiale edile in uso ai carpentieri, rinvenuto ai piedi della brandina sulla quale dormiva Rocco De Paola.

Secondo la ricostruzione, l’omicida avrebbe dapprima colpito più volte alla testa l’anziano e, vedendolo esanime, avrebbe appiccato il fuoco utilizzando dei cartoni che si trovavano all’interno dell’abitazione. L’attività intrapresa dai Carabinieri, le cui risultanze sono state portate all’attenzione della Procura, ha consentito dunque di ricostruire, a livello di gravità indiziaria ed in attesa dei successivi sviluppi, attesa l’attuale fase di svolgimento delle indagini preliminari, la condotta del trentottenne in relazione ai reati contestatigli, per la quale l’Autorità Giudiziaria ha disposto la traduzione presso la Casa Circondariale di Castrovillari.  Comportamenti ricostruiti a livello di elevata probabilità e che si sarebbero sostanziati nell’uccisione e nella successiva distruzione del corpo dell’anziano.

Il precedente

L’uomo indiziato dell’omicidio di Rocco De Paola, salì già agli onori della cronaca il 10 maggio 2008 per il furto di una Fiat Panda parcheggiata sul lungomare di Trebisacce. Venne intercettato dai carabinieri del nucleo operativo di Vibo Valentia, in borghese e in missione anticrimine in città ed inseguito con un’auto civetta delle forze dell’ordine che esplosero numerosi colpi di pistola in aria per indurre l’allora ventiquattrenne M. V. a fermarsi.

L’inseguimento si concluse con un colpo di pistola che bucò la carrozzeria dell’auto conficcandosi nel polpaccio sinistro del fuggitivo. Venne arrestato, ricoverato nella chirurgia dell’ospedale di Trebisacce e piantonato. La prognosi fu di 15 giorni per la guarigione.

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