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L'impianto solare dell'ospedale di Cetraro

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«Continuo a ricevere notizie di progetti ritirati dai programmi operativi. Gli ultimi di cui mi dà notizia la Commissione europea riguardano il progetto Prometeo che vedeva, fra gli altri, beneficiarie le Asp di Cosenza e Vibo Valentia».

In una recente risposta all’eurodeputata Laura Ferrara, la Commissione europea, evidenzia l’ennesimo fallimento di progetti non funzionanti in Calabria.

«Nella mia interrogazione – scrive la Ferrara – chiedevo maggiori informazioni sui finanziamenti comunitari del Por Calabria/Fesr 2007-2013, Asse II Energia, Linea Intervento 2.1.1.1, con i quali è stato finanziato il progetto “Prometeo” che vede, fra gli altri, beneficiarie le Asp di Cosenza e Vibo Valentia per la realizzazione di impianti termodinamici a concentrazione solare per la produzione di energia termica ed elettrica. Si tratta in entrambi i casi di impianti solari installati e mai entrati in funzione perché abusivi, a Cetraro come a Tropea. Tale importante risparmio energetico si sarebbe compiuto, peraltro, al servizio di due strutture ospedaliere pubbliche: l’ospedale “Iannelli” di Cetraro e il presidio ospedaliero di Tropea».

«Oltre al danno, la beffa – commenta la parlamentare europea – gli impianti di Cetraro e Tropea, nello specifico, non sono mai entrati in funzione perché realizzati in aree i cui vincoli paesaggistici e sismici non ne avrebbero permesso l’installazione. Su entrambe le opere, infatti, pende un ordine di demolizione e ripristino dei luoghi. La Regione Calabria, alla luce della non funzionalità dei progetti li ritira e chiede la restituzione delle cifre erogate finora alle aziende sanitarie. Non solo i pannelli non potranno essere utilizzati per produrre energia a favore di strutture pubbliche, ma il loro costo graverà pesantemente sulle casse pubbliche».

Oltre due milioni di euro di fondi comunitari «letteralmente sprecati e altre risorse pubbliche dovranno essere impegnate per il futuro smantellamento degli ombrelli fotovoltaici mai entrati in funzione. Ciò si sarebbe potuto evitare attraverso un sistema di controllo e monitoraggio più attento da parte delle autorità preposte e quindi la stessa Regione che si accorge solo a cose fatte che non ci sono i presupposti tecnici e legali per tali installazioni», conclude Ferrara.

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