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L'Asp di Cosenza

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COSENZA – Quattromila persone in lista d’attesa, molte delle quali costrette a spostarsi fuori Regione. Tagli del 55% alle strutture provinciali accreditate per le prestazioni oculistiche. Sono i dati forniti da Confindustria Cosenza per il 2021 e parlano di una vera e propria emergenza nel settore.

Giancarlo Greco, presidente Confindustria Sanità Cosenza, sbotta: «È assolutamente vergognoso avere pazienti che hanno bisogno da mesi di essere curati e non potere garantire loro la giusta assistenza». 

Ma procediamo con ordine. Tutto comincia con i dca 49/50, firmati dal commissario ad acta Longo lo scorso marzo, che fissano i tetti di spesa concessi ai poli privati accreditati e distribuiti su ognuna delle cinque province calabresi per il 2021. I fondi regionali vengono ripartiti su tre tipi di prestazioni ospedaliere: gli Acuti e Post acuti, gli Apa Pac e le Specialistiche.

Per intenderci, nel primo settore rientrano gli interventi chirurgici maggiori e le riabilitazioni post intervento, le specialistiche si riferiscono a visite di varia natura e ad esami diagnostici (tac, analisi, ecografie), mentre gli Apa Pac includono le prestazioni ambulatoriali complesse, ovvero operazioni di routine, come il trattamento di cataratte, ernie, maculopatie. Sono proprio gli Apa Pac l’oggetto del contendere. I finanziamenti regionali per il 2020, quando ancora il commissario era Cotticelli, prevedevano 66 milioni e 700 mila euro assegnati al comparto Specialistiche e 186 milioni e mezzo per Acuti e Post acuti. Alla provincia di Cosenza spettavano rispettivamente quasi 23 milioni per il primo settore e quasi 58 milioni per il secondo.

A vedere i numeri, la situazione appare immutata per il 2021, con la differenza che quest’anno le prestazioni Apa Pac non sono più comprese nelle Specialistiche, ma vengono inglobate da Acuti e Post acuti. Uno spostamento apparentemente innocuo, se non fosse che i soldi che nel 2020 erano destinati agli Apa Pac restano sulle Specialistiche e le spese per le prestazioni ambulatoriali complesse gravano su Acuti e Post acuti. Che devono quindi, quest’anno, dividere la torta con i nuovi arrivati Apa Pac, mentre le Specialistiche beneficiano di un surplus di sette milioni di euro. Soldi che – secondo le stime Confindustria – non verranno assorbiti dalle aziende provinciali del settore, con uno spreco di circa quattro milioni di euro.

«Ci chiediamo – continua Greco – perché allo spostamento degli Apa Pac non è seguito un parallelo spostamento dei fondi un tempo ad essi destinati, visto che secondo i nostri calcoli la quota lasciata alle Specialistiche eccede il loro fabbisogno». La questione è cruciale, tanto che i dca 49/50 vengono impugnati dall’Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata) e portati davanti al Tar regionale, che ha sospeso i loro effetti in attesa di emettere una sentenza.

Ma il punto è anche la reazione dell’Asp ai tagli imposti dall’alto. E qui pare che la branca più colpita sia proprio quella dell’oculistica. «Non riusciamo a capire la ratio per cui, all’interno degli Apa Pac, le prestazioni afferenti all’oculistica sono state tagliate nella provincia di Cosenza del 55% e tutte le altre solo del 5 %. Stiamo parlando di quasi tre milioni di euro in meno nel 2021, con oltre 2800 prestazioni decurtate» prosegue Greco.  La narrazione dei vertici dell’Asp è di tutt’altro tenore: i tagli sarebbero stati applicati proporzionalmente a tutte le branche del settore, e, secondo Rizzo, l’oculistica non sarebbe in affanno. «Non ci risultano le liste d’attesa di cui parla Confindustria – dice il direttore sanitario –. Se le persone scelgono di curarsi privatamente, la responsabilità non può ricadere sull’Asp».

Un’emergenza dunque, che non coinvolgerebbe il pubblico. Ma i tempi per accedere ad una visita oculistica con quesito diagnostico “cataratta” sono, presso l’Azienda ospedaliera di Cosenza, di almeno tre mesi, senza contare quelli che servono poi per essere operati. A Mantova si può essere visitati in tre giorni, a Firenze in quindici. Una situazione all’origine di ingenti flussi migratori verso altre Regioni, Puglia e Sicilia in primis. E che si ripercuote sulla salute dei pazienti, con conseguenze a volte gravissime. «Non curare una cataratta – dice Luigi Formoso, oculista cosentino – può avere degli effetti molto seri sull’equilibrio psichico delle persone, che tendono ad isolarsi, a chiudersi in se stesse, ad abdicare alle normali attività quotidiane, come guidare o passare del tempo con i loro cari, perché ipovedenti». Le cose vanno peggio per le intravitreali, cui si ricorre per trattare le maculopatie, che, «se non eseguite a tempo debito, conducono alla totale cecità». «Com’è possibile che Rizzo non sappia delle liste d’attesa interminabili di questa provincia? Forse fa finta di non conoscerle?» tuona il presidente di Confindustria, brandendo diverse pagine con nomi, cognomi e numeri di telefono dei pazienti in lizza per un intervento.

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