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DAL 1982, data di inizio d’inizio dell’epidemia, ad oggi, in Calabria, i casi di Aids sono stati 623, dei quali 8 nel 2010. È il quadro che emerge dalle cifre del Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità. In totale, i casi, provincia per provincia, sono stati 186 a Catanzaro; 137 a Cosenza; 116 a Crotone; 141 a Reggio Calabria; 43 a Vibo Valentia. L’ultimo caso pediatrico risale al 2006 e in totale sono stati 12. L’identikit dei pazienti sieropositivi calabresi è conforme a quello del resto d’Italia: soprattutto eterosessuali, tra i 30 e i 50 anni (sono in aumento quelli da 40 in su). I pazienti scoprono tardi di avere l’AIDS, spesso al momento del primo test: se nel 1990 l’età media era intorno ai 30 anni adesso è di 44 per gli uomini e di 40 per le donne. un sieropositivo trattato presto e bene è una persona che ha davanti una speranza di vita quasi normale. 

L’HIV, oggi, cronicizza tanto che si aprono nuove sfide: diabete, ipertensione e malattie cardiache. «E’ uno scenario nuovo quello del paziente cronico e dobbiamo saperci adattare – dice Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del Farmaco all’Istituto Superiore di Sanità – perchè se fino a qualche tempo fa il paziente ci chiedeva di vivere anni in più, oggi che questi anni li ha conquistati ci chiede, anzi vorrei dire pretende, che siano anni di qualità. Un paziente trattato presto e bene mantiene un’alta aderenza alla terapia e ha minori possibilità di trasmettere il virus. In trent’anni di lotta al virus abbiamo imparato che un forte investimento di risorse e di energie, insieme ad una proficua collaborazione tra pubblico e privato, portano a grandi risultati. Quello che dobbiamo ricordare è anche che le terapie devono essere valutate in termini di costo-efficacia. Ce l’ha insegnato l’AIDS. Oggi che stiamo aspettando le nuove terapie per l’epatite C teniamolo bene a mente. Ancora una volta la chiave di volta della terapia gioca su due parole: presto e bene. Ovvero iniziare appena possibile la migliore terapia possibile».

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