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COSENZA – DIsorganizzazione, caos, mancanza di fondi, leggi da rivedere. Il malcontento nel settore cultura e spettacoli calabresi monta alla fine di ogni stagione estiva e alla vigilia della pubblicazione dei nuovi bandi. Dopo le compagnie teatrali, che hanno chiesto ai responsabili regionali un formale incontro su questi temi entro fine settembre, anche i maggiori pomoter calabresi fanno sentire la loro voce. Un’onda d’urto non indifferente che si abbatte con decisione contro le politiche culturali della giunta regionale. E tra i più feroci critici c’è Ruggero Pegna, promoter dei grandi eventi dello spettacolo che non lesina attacchi. “Fatti di Musica 2013” anche quest’anno ha portato in Calabria grandi nomi: da Knopfler a Capossela, da Bregovic a Brignano. 

Cosa è cambiato in questi trent’anni in Calabria nell’organizzazione di grandi eventi? 
«Da quando organizzai gli Spandau Ballet a Catanzaro, nel 1987, è cambiato molto, ma non tutto in meglio. Per i successivi dieci anni, durante i quali ho portato quaggiù stelle come Sting, Tina Turner, Santana e molte altre, la politica locale è stata indifferente, per poi avvicinarsi lentamente, avendo cominciato ad intuire importanza e potenzialità di questo fenomeno culturale. Alcuni lo hanno fatto per la propria immagine e acquisire consensi, pochi per la reale consapevolezza di quanto fosse importante investire in cultura, promozione del territorio e in tutti i valori umani e sociali che esprime lo spettacolo dal vivo di qualità». 
Oggi, come stanno le cose? 
«A livello nazionale in modo disastroso: per i nostri concerti valgono le stesse norme dei cantieri edilizi, la burocrazia è spesso inutile e dannosa, non esiste una legge che riconosca le figure professionali del settore. A livello regionale la situazione non è migliore. Purtroppo, nonostante oggi ci sia un’attenzione diversa, che non consentirebbe il ripetersi di assurdi dinieghi come quello del questore di Catanzaro al concerto di Sting del ’93, l’intervento della politica è spesso caotico e deleterio, capace finanche di alterare le naturali logiche del mercato, creare inutili sprechi e polverizzare risorse, pure europee». 
Ci faccia degli esempi… 
«In Calabria esiste un Regolamento Regionale del 2001 in base al quale, attraverso un noto bando, dovrebbero essere assegnati contributi a progetti di spettacolo di strutture professionali. La sua gestione, però, da parte dell’assessorato regionale allo Spettacolo, secondo me, è a dir poco discutibile. In realtà, piuttosto che finanziare progetti, la Regione acquista spettacoli, spesso di scarsissima qualità e infimi standard tecnici, da offrire a questo o quel Comune, a estate quasi finita, senza una vera comunicazione e finanche da operatori improvvisati e occasionali. Oltre a tale distorto funzionamento, bisogna dire che, da quando si è insediata questa nuova giunta, non esiste un assessore al ramo, e il budget di questo bando, unica risorsa destinata in modo specifico allo spettacolo, è andato riducendosi, fino quasi a sparire. A mio parere, invece, questo settore meriterebbe ancora più attenzione e risorse di qualsiasi altro comparto produttivo, in quanto, oltre a cultura ed emozioni, produce nuova occupazione, formazione giovanile, aggregazione, immagine, promozione turistica e molto altro ancora». 
Un assessore sarebbe per lei la soluzione? 
«Un competente interlocutore politico con cui confrontarsi è necessario. In questi ultimi anni c’è stato un vero caos. Basti pensare che, ancora ad oggi, non sono stati pagati gli spettacoli commissionati la scorsa estate da un delegato facente funzione, con gravissimi danni ad imprese e professionisti che hanno dovuto anticipare le spese». 
Negli ultimi tempi, però, anche l’assessorato alla Cultura sta investendo in spettacolo. 
«Questo è un altro motivo di confusione. I due assessorati, oramai, andrebbero accorpati. In ogni caso, lei fa riferimento ai bandi promossi con fondi europei. Anche sull’uso di questi soldi, però, c’è molto da dire, evitando di lasciarsi incantare dalle chiacchiere sbandierate a scopo meramente propagandistico». In questa estate (ma non solo) abbiamo assistito a diversi concerti cancellati per i generici “motivi organizzativi». 
La verità, spesso, è la mancata vendita di biglietti. Cosa si sbaglia? Prezzi troppo alti, disaffezione del pubblico o incapacità organizzativa? 
«In generale c’è stata una diminuizione della vendita di biglietti, ma questo non giustifica annullamenti. Organizzare è assumersi anche il rischio di afflussi inferiori alle attese, rendendosi credibili e affidabili nei confronti del pubblico. Professionalità e serietà impongono, comunque, che uno spettacolo si effettui a qualsiasi costo. Ho sentito di gente che organizza spettacoli, poi li annulla e, addirittura, non rimborsa i biglietti. In questi casi invito tutti a denunciare senza indugi. L’avvento di soggetti senza alcuna etica e rispetto verso questo lavoro ha aumentato il fenomeno. Se mi chiede le ragioni del calo di vendite d’estate, per brevità ne ipotizzo alcune: grande offerta di iniziative gratuite, confusione e dispersione della promozione anche per effetto del mancato rispetto delle norme sulle affissioni da parte di soggetti occasionali e improvvisati, nonchè dell’incapacità di alcuni media di dare il giusto risalto agli eventi in base a effettiva cifra artistica e importanza». 
Lei è stato sin dall’inizio polemico con la gestione del Magna Graecia Teatro, in particolare quella di Albertazzi, perché? 
«Per prima cosa, una battuta sul nome: è possibile che la fantasia di molti addetti non trovi qualcosa di più originale e utile all’immagine della Calabria di un “magnagraecia” da colonizzati, usato in tutte le occasioni? Tutto, qui, è magnogreco, anche dove gli achei non ci hanno mai messo piede e pure in settori come il cinema che, ovviamente, ignoravano completamente… Il suo uso indiscriminato rende anonimo tutto. Comunque, entrando nel merito, i risultati di numerosi anni di questo festival sono evidenti a tutti: prima era solo uno spreco inaudito senza riscontri di alcun tipo; ora, con Albertazzi, ha finalmente un connotato preciso: il festival della disorganizzazione, delle marchette e, per usare un termine attuale, del palese conflitto di interessi! Per la disorganizzazione è perfino imbarazzante ricordare lo sfogo di Enrico Montesano dal palco di Reggio, proprio nella serata inaugurale che doveva essere la grande prima dell’edizione; per le marchette, è sufficiente citare il cosiddetto spettacolo di Michele Placido, con un titolo più impegnativo della stessa esibizione, “Amor ch’a nullo amato… amar perdona”, grazie al quale l’attore ha trascorso qualche giorno di vacanza in Calabria leggendo poesie. Infine, se non altro per stile, trovo discutibile che Albertazzi abbia inserito in cartellone uno spettacolo prodotto proprio dal suo produttore, per ben 250.000 euro di costi con un Ranieri portato in Calabria da privati per centinaia di volte».
Oltre alla bocciatura del MGTF, ha avuto da ridire anche sul bando per grandi eventi… 
«Una persona che ha dedicato la sua vita a un lavoro, investendo in prima persona, contribuendo a creare un modello e una mentalità inesistenti prima in questa regione, ha certamente delle opinioni e delle ragioni nel merito… Quanto esse siano obiettive, credibili e competenti lo lascio al giudizio dei calabresi. Il bando per grandi eventi? Una farsa tra il comico e il tragico. Nel tema Musica si erano talmente impantanati che, con il mio ricorso, li ho perfino aiutati a uscire dal pantano. In tutta fretta, infatti hanno fatto sparire il progetto da poche migliaia di euro del Comune di Reggio che avevano dichiarato vincitore, ben intuendo quanto l’avessero fatta grossa!». 
Cosa si augura per il futuro dall-amministrazione regionale? 
«Mi auguro che l’assessorato regionale allo Spettacolo riacquisti il suo ruolo guida e propulsivo. E’ un suo compito, anche, sostenere professionalità e standard qualitativi. Mi auguro che l’assessorato regionale alla Cultura sia capace di investire i soldi europei in modo utile, evitando i tantissimi sprechi di questi anni e tanta burocrazia inutile. In generale, mi auguro che la Calabria diventi un territorio in cui la produzione culturale non sia affidata a pifferai magici o pseudointellettuali da salotto, ma ad operatori concreti, capaci di far vivere ai calabresi le stesse grandi emozioni dei più grandi spettacoli dal vivo che, altrove, sono normali!». 
La sua Fatti di Musica 2014, peraltro inclusa tra i progetti approvati del bando per eventi storicizzati dell’assessorato regionale alla Cultura, che riserverà?
«Grandi live e non poche sorprese… Sì, è vero, è stata inclusa tra gli eventi storicizzati! Ne hanno approvato oltre trenta; se non ci finiva l’evento che ha portato in Calabria le più grandi stelle del mondo ci avrei riprovato tra due anni col palio del ciuccio danzante e la sagra della polpetta di maialino del Reventino… Dopo trent’anni, mi sarei arreso!».
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