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COSENZA – Il progetto faraonico che potrebbe caratterizzarsi per essere l’opera di ingegneria civile più imponente e importante del secolo parlerà anche calabrese. La realizzazione del canale del Nicaragua, infatti, potrebbe vedere impegnata, almeno in una prima fase di formazione professionale, anche l’Università della Calabria. Si tratta di un’opera di cui si parla da oltre cento anni e che attraverso 286 chilometri di scavi e strutture idriche dovrebbe collegare il Pacifico all’Atlantico e viceversa generando una importante alternativa al canale di Panama. L’obiettivo è quello di offrire una ulteriore occasione di sviluppo all’America Latina ma senza dubbia la realizzazione di un’opera di questo tipo apre innumerevoli ipotesi di variazioni degli equilibri e della gestione geo-politica e geo-economica mondiale. Sotto il profilo scientifico, indubbiamente, la realizzazione del Canale del Nicaragua, laddove fosse possibile realizzarlo, costituisce una sfida senza precedenti e la possibilità per l’Università della Calabria di giocare un ruolo centrale nella formazione di tecnici e scienziati che gestiranno le economie connesse alla realizzazione del Canale costituisce per la Calabria una dimostrazione dell’alto valore tecnico e professionale raggiunto dall’Ateneo cosentino. A dimostrazione della reale fattibilità del progetto, questa mattina si è svolta una visita al Campus di Arcavacata di una delegazione del Nicaragua. 

L’INCONTRO A COSENZA CON LA DELEGAZIONE DEL NICARAGUA – All’incontro erano presenti per il Nicaragua il ministro degli Interni Paul Oquist Kelley, i vertici della conferenza universitaria nazionale, Telemanco Talavera Siles (Presidente), Gustavo Castro Fo (vice Presidente) e Arturo Collado Madonado (segretario), i rettori Victor Arcia Gomez e Elmen Cisneros Morrira, e per l’Unical il rettore, Giovanni Latorre, il prorettore Gino Mirocle Crisci, il delegato all’internazionalizzazione Galileo Violini, i professori Paolo Veltri, Franco Furgiuele, Roberto Gaudio, il direttore generale Fulvio Scarpelli, il dirigente e il responsabile dell’Area Ricerca scientifica e rapporti internazionali dell’Unical, Francesca D’Ambrosio e Giampiero Barbuto. Al centro della discussione, ovviamente, il progetto del canale del Nicaragua che, come detto, avrà una lunghezza di 286 chilometri e sarà dotato di due porti, due zone di libero commercio, un oleodotto, una ferrovia e un aeroporto internazionale. Per l’Ateneo di Arcavacata, la presenza della delegazione nicaraguense ha significato non solo il riconoscimento dell’iniziativa portata avanti in questi anni per favorire il coinvolgimento delle più importanti università italiane ed europee nel progetto, ma anche della credibilità scientifica che l’Unical può vantare nel settore ingegneristico a livello internazionale. Uno sforzo, quello promosso finalizzato anche a creare solidi rapporti di collaborazione con il sistema universitario centro americano e che potrebbe a breve registrare i primi significativi risultati attraverso lo scambio di ricercatori e studenti.
 
IL PROGETTO DEL CANALE – I soli studi di fattibilità sono costati quasi un miliardo di dollari, secondo il progetto ancora comunque in fase di studio, potrebbe arrivare a una lunghezza di 286 km e comprenderà due porti, due zone di libero commercio, un oleodotto, una ferrovia e un aeroporto internazionale. Il Canale del Nicaragua si candida ad essere, qualora venisse realizzata, la più imponente e importante opera di ingegneria civile e idrica del secolo arrivando a segnare in modo indelebile l’intera geo-morfologia di uno stato letteralmente tagliato in due dal Canale. Se ne parla da quasi 200 anni e per il Nicaragua potrebbe trattarsi di ben più di un volano dell’economia. Secondo le stime più attendibili, infatti, la realizzazione del Canale porterebbe ad un incremento del 15% annuo dell’economia nazionale. Senza contare i riflessi che il canale potrebbe avere sugli equilibri geopolitici regionali e mondiali e sul piano ambientale considerato che di fatto la struttura, una volta completata, arriverebbe a tagliare in due il Paese. Per il momento sul progetto ci hanno messo le mani i cinesi con un appalto da 40 miliardi di dollari e la concessione per 50 anni del progetto affidati alla HK Nicaragua Canal Development Investment Company che fa capo a Wang Jing, uomo d’affari di Pechino. Secondo il progetto di massima il Canale dovrebbe essere pronto in dieci anni e dovrebbe garantire una navigabilità parì al doppio di quella consentita dal canale di Panana.
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