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COSENZA – “Il progetto Magna Grecia srl” era nato nel 2011 per volontà della giunta regionale, per mettere ordine nella pioggia di finanziamenti in ambito di patrimonio archeologico e per gestire, direttamente senza passare dai Comuni, i finanziamenti che avrebbero dovuto servire a ridare smalto ai siti archeologici calabresi. E’ bastata forse una lettera scritta al Quotidiano da un attento lettore per puntare il faro su quello che la società aveva fatto (o non fatto) nel corso di due anni, tanto che il signor Giovanni Palermo, autore della missiva pubblicata il 5 settembre sul Quotidiano, si chiedeva che fine avesse fatto questa società che “gestisce la totalità dei finanziamenti destinati al settore dei beni culturali calabresi, che avrebbe docuto essere molto di più sulla cresta dell’onda e avrebbe dovuto essere chiamata in causa molto di più”. 

La risposta arriva direttamente dall’amministratore delegato del “Progetto Magna Grecia” l’europarlamentare del Pd Pino Arlacchi che, pur condividendo le preoccupazioni del lettore “sul pessimo stato del patrimonio archeologico calabrese e sull’ assenza di validi strumenti per la sua valorizzazione”, ci tiene a rettificare alcune inesattezze. «Mentre è vero – scrive Arlacchi – che nel dicembre 2010 il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità una legge che istituisce la società “Progetto Magna Graecia” con lo scopo di valorizzare il patrimonio archeologico della nostra regione, è anche vero che la Giunta Regionale a tutt’oggi non ha mai conferito alla stessa i fondi di dotazione, privandola così di qualsivoglia operatività a largo raggio». Da qui si evince che «non corrisponde al vero, quindi, l’affermazione che “Magna Graecia” gestisca di fatto i fondi destinati al patrimonio archeologico regionale. “Magna Grecia” non gestisce e non ha gestito nulla. E’ rimasta uno dei tanti progetti di buongoverno distrutti dalla peggiore amministrazione locale d’ Europa». 
E, continua Arlacchi «i fondi che potevano finanziarla non sono stati finalizzati e sono stati tagliati dalla Unione Europea causa mancata utilizzazione, oppure sono stati spesi verso tutt’altre direzioni. Ho denunciato più volte questa situazione, ed ho pure chiesto le dimissioni dell’ assessore alla cultura, ma senza alcun esito». Arlacchi non ci sta a reggere una società che, a suo dire, è stata completamente ignorata dalla Regione che avrebbe dovuto essere il suo interlocutore naturale e quindi ha deciso di scrivere al governatore Scopelliti una dura lettera (che potete leggere in anteprima nel box qui a lato), in cui, tra l’altro, annucia una decisione importante: «Per la fine di questo mese – scrive infatti Arlacchi – è convocato un Consiglio di Amministrazione della società per deciderne il suo destino. I soci della società sono 7 comuni calabresi più la Regione, che è il socio di maggioranza. Come Presidente della società, metterò sul tavolo la proposta della messa in liquidazione della stessa, e le ovvie, conseguenti, mie dimissioni». Ennesima occasione sprecata per questa terra. Il nostro lettore, in fondo, ci aveva visto giusto. (r.c.)
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