X
<
>

Condividi:
7 minuti per la lettura
MILETO (VV) – Di tanto in tanto mi piace ritornare sui luoghi delle mie realizzazioni. Ed è quello che ho fatto quest’estate rivisitando il Museo Statale di Mileto (Vv). Per la verità ci ritorno spesso, poichè essendo stata la mia prima concreta realizzazione, di quando ero alla guida della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Calabria, provo, forse, maggiore soddisfazione, anche rispetto a quando visito la più grande e prestigiosa delle mie conquiste fatte nella nostra Regione: La Pinacoteca di Palazzo Arnone, inaugurata nel 1999 (e nel 2002 denominata Galleria Nazionale di Cosenza). Alla suggestiva cittadina si giunge percorrendo da Nord, dopo Vibo Valentia, la strada statale n.18. Era una domenica di quest’estate e intorno la campagna Miletese si presentava con una straordinaria armonia, insieme lussureggiante e pudica, tra i rami la tenerezza del cielo, tutto immobile e vivo come se quel paesaggio fosse stato già eternato, divenuto immortale per la gloria dell’arte. 
Il nucleo urbano, immerso nel verde, con la sua tessitura regolare e aggraziata di basse abitazioni, sovrastate dal bel campanile della Cattedrale, di veneziana memoria, lo si scorge dalla vicina collina e se ne ammira l’integrità territoriale, senza complesse edificazioni periferiche. Prima di entrare in città, già, si avverte magicamente la suggestione storica, per il grande passato, e la sensazione di trovarsi, quasi, di fronte ad un’isola di sobrie architetture in un mare di verde, col desiderio di tuffarsi dentro l’abitato e scoprirne, al più presto, le antiche vestigia. E non solo quel che rimane dell’Abbazia benedettina della SS. Trinità e della vecchia Cattedrale di età normanna. Ma anche le nuove ricostruzioni ottocentesche, protrattesi nel secolo successivo, con grandiose fabbriche cultuali, in forme simili allo stile romanico-lombardo, inscritte nel regolare tracciato urbano, dopo lo spaventoso sconvolgimento tellurico che il 5 febbraio 1783 distrusse l’abitato con tutte le sue architetture monumentali sia sacre che civili. 
La sete di rinascita diede forza ai cittadini di Mileto di ricostruire la città su di un’area ad ovest, distante circa 2 Km dal vecchio abitato, dove preesisteva già qualche abitazione ed era attraversata dalla grande strada delle Calabrie. Ma la cosa più straordinaria è che il trasferimento avvenne proprio nell’antico sito dell’Oppidulum romano citato da Cicerone (Ad Atticum, III, 4) e dove esisteva, alla periferia della città, la villa rustica in cui furono rinvenuti, nel 1939 durante uno scavo archeologico, gli ormai noti mosaici pavimentali romani degli inizi del secondo secolo d.C., quasi a voler suggerire una vera e propria riappropriazione del sito originario. Questa determinazione, a distanza di secoli, evidenzia chiaramente il particolare spirito del luogo, ossia la presenza del “genius loci”, misteriosamente percepibile, respirabile ancora oggi, e prescelto prima dagli Altavilla e dopo dai ricostruttori ottocenteschi. Ma soprattutto dimostra l’importanza dei due siti e dell’intera area geografica dal punto di vista strategico nella politica espansionistica normanna. Il principe Ruggero, proprio per queste peculiarità di posizione naturale privilegiata, di presidio e controllo militare di gran parte delle zone centro-meridionali (via Popilia, monte Poro e la vallata del Mesima), si innamorò di Mileto e la elesse a sua dimora nel 1058, restandole affezionato anche quando toccò l’apice della gloria e della potenza. Sarà stata la buona amministrazione nel tempo, ed anche la fortuna, a mantenere un paesaggio integro, con poche note stonate. In sostanza si ammira che l’entroterra vibonese è riuscito almeno in parte a difendersi, conservando indiscutibili prerogative di unicità. Nel giro di mezz’ora si passa da una pianura o da una collina al mare o in montagna, da una costa rocciosa a un bosco: in quale altra parte d’Italia si ha qualcosa di simile? Se poi si considera che questi straordinari beni naturalistici si sposano con altrettanto impagabili monumenti d’arte – Chiese, palazzi antichi, case rurali, ville, borghi medievali e quant’altro – si realizza che la Provincia di Vibo è davvero un “fatto” unico, munita di un paesaggio storico di incomparabile bellezza. Ma per capire meglio la storia della città di Mileto, occorre varcare l’ottocentesco Palazzo Vescovile, affiancato alla nuova Cattedrale, entrare nelle sale che ospitano l’interessantissima collezione ed ammirarne, in un elegante arredamento, i “tesori” esposti. Il Museo è stato inaugurato sedici anni fa ed esattamente il 9 Agosto 1997, dopo due anni di lavori di allestimento, finanziati integralmente dal Ministero per i beni e le attività culturali. 
Da allora il Museo ha continuato, senza soste, a mantenere aperti i battenti agli studiosi e ai visitatori. Fortemente voluto dal Vescovo di Mileto dell’epoca, Monsignor Domenico Tarcisio Cortese e dal sottoscritto in qualità di Soprintendente della Calabria con sede a Cosenza. Al progetto vi fu anche l’adesione amministrativa all’atto di convenzione da parte dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia e del Comune di Mileto. Ricordo sempre volentieri l’accogliente ospitalità di Monsignor Cortese, verso l’equipe dei funzionari della Soprintendenza preposti alla costituzione del Museo, e in particolare ricordo, il suo ringraziamento pubblico tributato al sottoscritto, il giorno dell’inaugurazione, in segno di riconoscenza per l’opera svolta. Il prestigioso ed articolato patrimonio artistico della raccolta, cronologicamente compreso fra l’età tardo-imperiale e il XIX secolo, è ordinato su due piani con sette sale espositive. Infatti nella raccolta museale, suddivisa per epoche storiche, si possono godere opere di straordinaria bellezza ed importanza tra le quali: i frammenti delle vetrate e i capitelli dell’Abbazia benedettina della SS. Trinità di età normanna, antiche monete bizantine, i sarcofagi Sanseverino-D’Aquino del Maestro di Mileto, alcuni argenti del XV secolo fino a giungere al magnifico Crocifisso di Alessandro Algardi, nonchè i numerosi e pregiati paramenti sacri dal XVII al XIX secolo. Chiude la collezione il bel dipinto raffigurante la Vergine della Pace di Giuseppe Naso del sec.XIX. Il criterio di selezione delle opere esposte non ha privilegiato solo l’importanza storica e la qualità artistica, ma anche la modestia esecutiva, ovvero il lavoro produttivo su materiali poveri, che erano alla base dei nuovi valori dell’arte romanica. D’altra parte la selezione è stata filtrata attraverso passaggi cardine legati alla storia della città e dell’arte, intesa come qualità e funzione della vita urbana. Il preciso discorso espositivo propone l’immagine di una città opulenta e dedita al gusto della raffinatezza e ricercatezza ma tuttavia pervasa anche da drammatiche realtà umane.Il Museo di Mileto è, pertanto, uno strumento prezioso per la rilettura critica della città distrutta dal terremoto e della sua realtà storica nonché polo di aggregazione delle istanze culturali da essa emergenti. A fine visita ho potuto notare, con contenuta soddisfazione, che sono in corso al primo piano, anche se in estremo ritardo, i lavori di ampliamento del Museo, a cura della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Reggio Calabria e Vibo Valentia, istituita nel 2009, sui fondi programmati dal sottoscritto, nel lontano 2000, per questa finalità. 
Oggi però bisogna riuscire, senza più indugi, ad operare il salto di qualità che permetta di allargare adeguatamente lo spazio espositivo ed arricchire la collezione di nuovi apporti, sfruttando, però, le capacità progettuali e manageriali con le quali si è potuto concretizzare questo “piccolo centro” di cultura e di diffusione del sapere. Questo ulteriore e importante obiettivo di valorizzazione del patrimonio artistico di Mileto non potrà che ridare orgoglio e stimolo ad una città che per troppo tempo ha visto mortificato il ruolo nobile e prestigioso detenuto fin dalle origini. Se continuerà questo processo di “musealizzazione”, potenziamento e saggia riqualificazione del territorio, a tutti i livelli istituzionali, Mileto che è uno dei posti più belli del meridione d’Italia, potrà rientrare, a pieno titolo, nelle mete e nei circuiti turistici internazionali, dando lustro a tutta la Calabria. 
*Soprintendente per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici della Calabria dal 1995 al 2000
Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE