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«DEDICO il Premio Federico II a quelli che dicono che se una cosa non appare in tv non esiste. Questa sera siamo esistiti e ne sono davvero felice». È esistito e come Nicola Piovani sul palcoscenico del Teatro Rendano di Cosenza, dove ha ricevuto il premio speciale per la Primavera del Cinema 2013, al termine del concerto “Nicola Piovani in quintetto”. Sono esistiti i musicisti che hanno accompagnato il pianoforte del maestro: Marina Cesari (fiati), Andrea Avena (contrabbasso), Pasquale Filastò (chitarra e violoncello) e Cristian Marini (batteria e fisarmonica). È esistito, infine, il pubblico del teatro, trasportato in un viaggio onirico che ha ripercorso le più celebri musiche del maestro romano, composte per il cinema e non solo. Un viaggio che inizia con un impatto emozionante. 

Le dita di Piovani scorrono leggere sulla tastiera e la platea viene proiettata sulle scene de “La notte di San Lorenzo” e di “Good morning Babilonia” (con l’indimenticabile melodia “Il pianino delle meraviglie”) dei fratelli Taviani; per poi trasferirsi sul set del cervellotico Nanni Moretti, con “Caro diario” e “La messa è finita”. «Musiche scritte per il cinema – racconta Piovani – che ogni tanto vogliono prendersi qualche ora di libertà. Per cui le riproponiamo un po’ dappertutto, questa sera qui, sul palco di uno dei più bei teatri del mondo». Ma Piovani non è solo cinema. Il viaggio si affianca ora a un altro mostro sacro della musica italiana, quel Fabrizio De Andrè, per il quale il maestro curò gli arrangiamenti di due album catartici, “Non al denaro non all’amore né al cielo” e “Storia di un impiegato”. 
«C’è oggi un abuso della definizione di “grande artista” – ironizza Piovani – quasi ci fosse una moria di artisti buoni o mediocri. Per De Andrè è l’unica definizione che vale, oltre a quella di “artista libero”: in tutte le sue canzoni si respira una boccata di libertà». Le interpretazioni che spaziano da “Un chimico” al “Suonatore Jones”, al celebre tema che ritorna più volte in “Storia di un impiegato”, sono il viatico che conduce alla melodia de “La vita è bella”, il film di Benigni per il quale Piovani ricevette l’Oscar nel 1999. Il Rendano è in visibilio. È il turno poi de “La melodia sospesa” un brano per il quale «vennero bene l’attacco e lo sviluppo – confida il maestro – ma per cui non trovai la chiusura. Termina così con una lunga nota che ognuno di voi può concludere come sente». Il viaggio prosegue, e si tuffa nella mitologia greca, un altro “pallino” del musicista romano. «Gli autori greci furono i più grandi copionisti, in quelle storie allegoriche si riflette sul destino di uomini e donne di tutti i giorni e sono quanto mai attuali». Nella suite riproposta dal quintetto, così, prendono vita Icaro e il suo tragico volo, Narciso e quel bacio alla sua immagine riflessa sullo specchio d’acqua che gli costò la vita. Come in una sorta di loop, si ritorna al mondo del cinema. La chiusura è dedicata a Fellini (è il film di Scola sul grande regista ad aver vinto il concorso della Primavera del cinema), e al suo ultimo film “La voce della luna”. Prima dell’incalzante melodia in cui si esibirà Piovani e il quintetto, nella sala del Rendano risuonano le parole di Benigni che concludono il film: “Se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse potremmo capire”. 
Le ultime parole pubbliche di Fellini, il suo testamento spirituale. «Il silenzio evocato – dice Piovani – è forse la volontà di rifuggire da quel surplus di informazioni che equivale in realtà a nessuna informazione. Vista la situazione di oggi – conclude – si è trattata di una vera profezia su cui dovremmo riflettere». Dopo la consegna del premio un’ultima perla dai ritmi allegri, un brano scritto per “Ciliegine”, opera prima di Laura Morante del 2012. Si conclude così il viaggio di una serata “realmente esistita”. Senza televisione.
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