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UNA carrellata di insegnamenti preziosi e importanti per coloro che hanno avuto la fortuna di parteciparvi si sono susseguiti durante l’appuntamento “Omertà, indifferenza e rassegnazione in Calabria”, svoltosi nell’ambito del ciclo seminariale di Pedagogia dell’antimafia il 7 aprile nella sala stampa “B. Andreatta”.
Oltre al protagonista della giornata, il procuratore Salvatore Curcio, gli altri relatori della giornata hanno proposto pensieri e spunti di riflessione significativi.
«L’omertà e l’indifferenza rischiano di essere una cultura e una pratica educativa che contrastano qualsiasi forma di antropologia. Non si può essere indifferenti. Questo è ciò che apprendiamo qui: partiamo dalla pedagogia, invece di fermarci ad essa per costruire un nuovo patto educativo» è l’introduzione del professore Giancarlo Costabile.
In merito alla profonda connessione tra pratiche educative e cittadinanza attiva, la sintesi del pensiero di Norberto Bobbio portata avanti da Francesco Raniolo, prorettore dell’Unical, mostra quanto «il tema del cittadino educato sia cruciale. Non può esservi democrazia e libertà senza cittadini educati: ecco perché l’educazione è fondamentale nel contrasto alla cultura mafiosa» come spiega.
Ospite, ma ormai volto famigliare per i presenti, anche il comandante dei carabinieri di Cosenza, Andrea Mommo. Il suo appello è quello di essere portatori di quei valori che sono la cura all’omertosa indifferenza radicatasi nel nostro territorio. Il suo appello è quello di «costruire muri di cemento che proteggano questi valori a tutti i costi e che li custodiscano perché possano essere trasmessi anche agli altri».
Il pensiero di Rossana Adele Rossi, coordinatrice del corso di Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche, oppone alla triade dell’omertà, dell’indifferenza e della rassegnazione, tre degli alimenti di cui la criminalità organizzata si nutre, il potere della parola, del dialogo e della pedagogia perché «la pedagogia quando è attiva può essere la giusta scintilla». Anche il professore Salvatore Critelli, snocciola un tema importante: la correlazione tra educazione civica ed educazione ambientale. Infine, la conclusione della professoressa Ines Crispini sottolinea quanto «queste tre posture (il triangolo omertà, indifferenza e rassegnazione) siano tanto collettive quanto individuali. Le università sono i luoghi di contrasto a questi elementi costitutivi della cultura mafiosa perché è qui che si sviluppa il pensiero critico. Bisogna combattere queste interferenze attraverso la consapevolezza dei nostri diritti e dei nostri valori» termina.
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