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Tonino Rufino e a destra il maestro pianista Paolo Luciani

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COSENZA – Il suo negozio in via Nicola Serra, angolo piazza Loreto, è stato per generazioni di musicofili e strumentisti un riferimento cardinale, un totem che sembrava impossibile abbattere. Oggi, però, Antonio Rufino non è più, e con la sua morte se ne va un altro pezzo importante della città. Se ne va, ma non scompare giacché per fare l’albero ci vorrà sempre “Il seme”.

Si chiamava così, con l’aggiunta di un esplicito “Edizioni musicali” il regno di Antonio, per gli amici Tonino, e dei suoi affezionati e irriducibili amici e clienti, sia quelli storici che di ultimo pelo, a dimostrazione di come la sua attività, sorretta da una passione sconfinata, quella di un cultore della materia e non solo di un commerciante, abbia resistito agli scossoni del tempo e della modernità.

Per gli appassionati di musica nella Cosenza degli anni Ottanta, “Il seme” rappresentava un’oasi nel deserto. Dalla biografia di Jim Morrison a quelle di Duran Duran e Spandau Ballet, ce n’era davvero per tutti i gusti: dai maledetti ai più commerciali, passando per i poeti beat, testi altrove introvabili in una cittadina del profondo Sud. Chiedi chi era Leonard Cohen, e Tonino ti risponderà.

L’anarchico dai modi signorili riservava sempre una sedia, nel suo piccolo locale pieno zeppo di libri e pubblicazioni, per chiunque volesse accomodarsi a leggere, discutere. Forse sognare. E poi gli strumenti, i fumetti, gli spartiti, soprattutto quelli, il piatto forte della casa in un’epoca in cui procacciarseli era davvero un’impresa, e che facevano di quel magazzino un vero e proprio crocevia di musicisti in erba e appassionati. L’avvento di internet e del tutto a portata di mano e subito non aveva interrotto il flusso creativo che da ogni angolo della provincia convergeva in via Serra, nel suo tratto terminale.

La presenza del conservatorio e dei suoi studenti aveva consentito al sogno di resistere e di durare. Fino a poche ore fa, quando anche lui ha ricevuto da lassù la chiamata delle Muse. Lascia una scatola vuota nella quale ognuno può inserire ricordi ed emozioni a suo piacimento, come il compositore fa con la musica.

Quella libreria che sembrava eterna rappresenterà ancora per tanti anni, forse decenni, la cultura da cui proveniamo, e verso la quale vorremmo tornare. È il nostro albero degli zoccoli. E si sa che per fare un albero ci vuole il seme, ci vuole il seme, ci vuole il seme.

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