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Un suggestivo scatto realizzato al Parco della lavanda (foto Daniele Arieta - Facebook)

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MORANO CALABRO (COSENZA) – È la Provenza in Calabria. Un angolo di Francia tra le vette del Pollino. Protagonista è la lavanda, suggestivo arbusto che l’immaginario collettivo lega, appunto, ai paesaggi d’Oltralpe.

Ma che ha una nobilissima enclave botanica proprio sul massiccio che separa e al contempo unisce Calabria e Basilicata. Qui è nota come Loricanda, azzeccata crasi tra il pino loricato – simbolo di queste alture – e l’infiorescenza viola la cui fragranza impera in cosmesi e cura della casa. Un nome che ne testimonia, al pari del maestoso patriarca, la straordinaria capacità di adattamento ad un ambiente montano così ostile e affascinante come quello che caratterizza il Parco nazionale più esteso d’Italia.

La definizione di Loricanda è di Selene Rocco che, incappata in quell’arbusto spontaneo durante una passeggiata, l’ha fatto analizzare. È lei l’anima e il cuore del Parco della lavanda, tra Morano e Campotenese, luogo suggestivo pensato come modello di sviluppo riproducibile con l’obiettivo di tutelare il territorio e innescare un’economia sostenibile.

Diffondere la coltura della lavanda – recita la mission aziendale – può contribuire a «riqualificare ambienti rurali montani o marginali dove incombono degrado ambientale ed abbandono, dove l’agricoltura convenzionale non è redditizia o è in competizione con la fauna selvatica».

Di più «l’agricoltura della lavanda è sostenibile solo se biologica. Poiché la lavanda ha proprietà antisettiche, in montagna è particolarmente indenne da parassiti e non richiede interventi con antiparassitari».

Il tentativo di diffondere il più possibile la conoscenza di questa pianta, ha fatto poi nascere l’esigenza di creare all’interno dell’azienda una fattoria didattica con lo scopo principale di «esaltare il metodo educativo dell’“imparare facendo”» in ossequi al pensiero del grande artista e designer Bruno Munari: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”.

Non un semplice orto botanico, dunque, ma un luogo dove consapevolezza e rispetto dei ritmi naturali fanno il paio con l’indiscutibile fascino della specie vegetale che ne è protagonista e che diviene, non a caso, eccezionale sfondo di shooting fotografici in occasione di ricorrenze e cerimonie nonché, evidentemente, scenario privilegiato per gli immancabili selfie dei visitatori più social che spopolano e fanno il pieno di like su Instagram e Facebook.

Da giugno ad agosto il periodo più gettonato, in coincidenza con la fioritura che stende una magica pennellata di viola sull’accogliente parco al quale si accede ad un prezzo simbolo o gratuitamente sotto i 14 anni.

Poco più in là è tempo di raccolta e di distillare le infiorescenze in oli essenziali o essiccarle per gli usi più disparati in una filiera produttiva cortissima, improntata al rispetto della materia prima e alla piena sostenibilità. Un modello virtuoso da premiare e promuovere. Anche in Calabria è possibile.

Le foto scattate dai visitatori e condivise sulla pagina Facebook del Parco della lavanda:

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