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Foto di gruppo nella Club House per i rugbisti dell'impresa di 30 anni fa

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UNA partita di rugby è sempre una battaglia che cementa  amicizie per tutta la vita. Figurarsi un campionato che segna la prima storica promozione in serie B per un città di provincia. Hanno scritto che il rugby è sempre una storia di vita. Non è una storia di protagonisti ma una somma di sacrifici vissuti con il sorriso sul viso segnato dalla fatica fisica e dalla competizione senza denari.

Buonasera dalla Club House Macrì dello stadio di rugby di Cosenza, dove si celebra il trentennale della promozione del Rugby Rende (alchimie da area urbana) a trent’anni di distanza. Appuntamento rimandato due anni a causa del Covid. Se un gioco del tempo e dei luoghi ci privasse del riferimento ci potrebbe far sembrare di essere in una Club House rugby di Cardiff o di Wellington.

Le foto alle pareti, le bandiere delle grandi nazioni dell’ovale, i gagliardetti, i contest. Arrivano i rugbisti che fecero l’impresa e quelli che seguirono. Trent’anni dopo con gli infarti sconfitti, i ruoli sociali cambiati, le mogli e i figli, ma sempre uniti da quel vecchio sudore di appartenenza, risate gioiose, placcaggi fuori regolamento come la vecchia scuola ricorda perché il terzo tempo poi sanerà tutto. Aria da pub, Pino Falbo “civas” gran cerimoniere della cucina con il suo intercalare “o no” rimasto uguale al tempo che fu, e Jo alla birra che nel rugby è come il sale sulla pasta, il campo a fianco come accade nelle terre d’Albione.  

La squadra del Rugby Rende di trenta anni fa

E’ una cerimonia ufficiale della Federazione italiana rugby che ha in Enzo Paolini un dirigente nazionale di primo livello. Era il capitano di quella squadra, con il pilone Francisco Pompeo Macrì, cui è intitolata la Club House, militarono nell’Algida Roma di serie A e sfidarono anche La Plata rugby club, squadra poi di desaparecidos argentini che segna altre epiche all’ovale del tragico tempo della dittatura del generale Videla. Sembra passato un attimo dalla celebrazione della promozione avvenuta trent’anni fa allo Sporting di Mendicino. Anche allora il capitano, giacca e cravatta, premiando tutti, invitava ad avere stile ai suoi ragazzacci ed era un leader anche allora. Prima di diventare avvocato di successo, luogotenente radicale di Giacomo Mancini nella più memorabile amministrazione comunale del Novecento, rappresentante nazionale delle Case di cura private italiane, resuscitatore del Premio Sila, kermesse culturale tra le più antiche d’Italia. Trent’anni dopo Enzo è in tshirt domestica senza grisaglia. E’ sempre il leader. Officia il rito come gran cerimoniere. Con il suo perfezionismo maniacale il suo racconto poggia su un libro Bibbia del rugby ispirato dalla meta più bella della storia, quella del gallese Garet Edwuards nella mitica partita del 1973 Barbarians-All Blacks.

Il rugby drink forte che “va bevuto lentamente tra veri amici”. Appartenenza, filosofia di vita, “il nostro posto è la prateria”. E parte il ricordo di improbabili pizzerie, del convento di Laurignano il giardino di Tonino Mazzuca che il rugby a Cosenza e Rende l’ha inventato, le partite al Marchesino, il vecchio Emilio Morrone parco di via Roma. Le bevute di birre, la violenza di un tempo che rendeva le schiene carte geografiche dopo una partita, le battute indimenticabili su una scarpa o su un rene danneggiato. Ricordano le mogli che c’erano le serate in quel clima da padrone e sotto maschilista. Ricordi anche per il rugbysta Massimo Ferraro, marito di Sandra Onofrio, cronista del Giornale di Calabria scoperta da Santi Trimboli per raccontare il calcio del Rende.

Ma stasera è rugby. Una parola per tutti. I dirigenti che prima erano stati giocatori: Bernardino “stecca” Scarpino, Massimo Arnieri, Sergio Perna. Il presidente era Pasquale Celestino, ma in queste vicende non si dimentica nessuno e la medaglia ricordo della federazione viene consegnata alla vedova Regina Fragale. Dopo venne Ferdinando Gualtieri altro protagonista della politica comunale che mostra nella Club House con orgoglio la foto con Mancini che si prodigò per il nuovo campo di rugby. Ha portato una targa ricordo anche il sindaco di Rende, Marcello Manna e il cuciniere consegna una targa con foto al capitano. Franco Salierno prende la parola come allenatore-giocatore. La frase del tempo a futura memoria quella di Emilio Molinari: “Nei 22 si calcia”. Il piedino d’oro era quello di Falbo.

A rendere mitico il ricordo la presenza in quel team 89/90 il neozelandese Craig Steward purtroppo assente alla celebrazione, invece si palesa in videoconferenza da Brescia dove oggi vive Antonio Cairo, nazionale italiano Under 20. Ricordo per chi non è potuto venire come Lorenzo Santelli, altro nazionale Under, figlio dello storico Giorgio detto “Santellezzu”, un giocatore dei tempi della Morrone quando Buda il messinese era una sorta di Sebastien Chebal da fermare con ogni mezzo necessario. E’ presente invece Santo Surace detto “il biondo” tre stagioni con la Partenope Napoli in serie A. Sono loro che fecero l’impresa e che hanno permesso al Rugby Rende di far giocare oltre Manica Fabrizio Gaito, figlio di Sandro “Tarzanetto che vinse quella B, militando nell’Oswesty o Nicola Nicolav che gioca sul verde di Manchester, i fratelli Preti ad Auxerrois in Francia, Jacopo Aiello a Firenze, Daniel Gentile del Tarvisium eccellenza tricolore dell’ovale, last but not least  Francesco Ruffolo, campione d’Italia under 21, promessa della Nazionale e gioiello di questa officina poco adusa ai grandi riflettori.

Generazioni in una Club House di rugby intitolata a Ciccio Macrì il pilone che sarà in paradiso perché nella mischia di inferno ne hai vissuto tanto.

Storie di figli. Giocatori come Andrea Paolini figlio di Enzo o Fausto Orsomarso discendente di Domenico.  Ci sono altre vecchie glorie rugbiste di questa grande famiglia a celebrare quelli della promozione: Gigino Leonetti vecchia destra missina mai uno screzio in mezzo a tanti “rossi”, Antonello Giudiceandrea, sindaco sui generis a Calopezzati, il finto timido Orazio Cortone , Sergio “Tombolino” Bilotta ironico e saggio come è sempre stato. Una medaglia per tutti coloro che fecero l’impresa. Sullo schermo le immagini d’epoca. C’è anche una donna irlandese moglie di un rugbista. Sembra di stare in un film di Ken Loach. Arrivano salumi, formaggi, pizze apripista delle pietanze che dalla cucina mandano odore di buono. Birre a fiumi.

Un bambino tira calci ad un pallone sgonfio. E’ il bambino più felice del mondo. Al Club House Macri di Cosenza. Trent’anni dopo quella storica promozione in serie B del Rugby Rende.  

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