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La confluenza tra i fiumi Crati e Busento

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Estate, tempo di viaggi. Ripercorriamo allora alcuni tour ‘eccellenti’ nella città di Cosenza. Dopo quello di Giacomo Casanova, apparso nell’edizione del Quotidiano del Sud di domenica scorsa, tocca ad Alexandre Dumas, che nel 1835 fece un lungo viaggio in Sicilia e Calabria. Intorno al 1840 iniziò la pubblicazione a puntate di racconti e impressioni relativi ai suoi viaggi, che apparvero sui giornali francesi del tempo. In italiano è possibile leggerli in “Viaggio in Calabria” (Rubbettino) che riprende “Oeuvres complètes. Impressions de Voyage: Le Capitaine Arena”.

IL viaggio in Calabria di Alexandre Dumas risulta essere, ancora oggi, una testimonianza importante e preziosa. Uno scorcio fedele e appassionato del XIX secolo. L’autore del conte di Montecristo e della trilogia dei Moschettieri era un uomo di grande cultura e dall’animo sensibile. Il resoconto del suo viaggio non fu intriso di facili pregiudizi e scontate critiche al vetriolo.

Infatti, pur evidenziando con fermezza le tante criticità e arretratezze della Calabria ottocentesca, adoperò sempre grande tatto ed equilibrio. Viaggiare per conoscere e comprendere, era questa la missione dello scrittore francese.

Nell’opera Viaggio in Calabria Dumas annotò il resoconto del suo tour nella regione nel 1835 affascinato tanto dalla spontaneità della gente quanto dai paesaggi mozzafiato. Dopo essere stato in Sicilia, risalì l’Italia passando per la Calabria, che faticava a rialzarsi dal devastante terremoto del 1783. Viaggiò in compagnia dell’amante Ida Ferrier, del pittore Louis Godefroy Jadin e dell’inseparabile cane Mylord.

A Villa San Giovanni fu sorpreso, nella notte fra il 12 e il 13 ottobre, da un nuovo terribile terremoto che sconvolse gran parte della regione. Proprio le frequenti calamità naturali e il clima marcatamente double-face portarono lo scrittore francese a un’amara riflessione: «La Calabria è una magnifica regione; d’estate ci si arrostisce come a Tambouctou, d’inverno vi si gela come a San Pietroburgo; inoltre non vi si conta punto ad anni, a lustri o a secoli come negli altri paesi, ma a terremoti». Pare che durante la sua permanenza nel Sud la polizia borbonica, pur lasciandogli ampia libertà di movimento, non lo perse mai di vista nutrendo timori e sospetti per le sue idee liberali.

DUMAS A COSENZA

Alexandre Dumas

Dumas sarebbe arrivato il 20 ottobre a Cosenza, dopo essere passato per località come Cinquefrondi, Scilla, Bagnara, Palmi, Monteleone, Pizzo, Vena, Tiriolo, Maida e Rogliano. A Cosenza, nonostante la città fosse semidistrutta dal sisma, riuscì a pernottare presso l’albergo “Al riposo di Alarico” rimasto miracolosamente indenne. Lo stesso Dumas si stupì del fatto che uno dei pochi alberghi degni di questo nome presenti in città portasse il nome «del depredatore del Pantheon e del distruttore di Roma».

Tra i tre viaggiatori e il personale dell’albergo non mancarono gli attriti con grande disappunto dello stesso Dumas. Si fermò per alcuni giorni e visitò la città e i borghi vicini partecipando a processioni penitenziali e riti propiziatori indetti dai frati per invocare l’aiuto divino contro il terremoto. Testimone partecipe di un evento calamitoso che la sua eccelsa penna da cronista descrisse in tutta la sua drammaticità.

IL TESORO DI ALARICO

Dumas vide quindi Cosenza colta dal terremoto eppure freneticamente interessata alla leggenda del tesoro di Alarico: «Vedemmo nel suo letto (del Busento, ndr) disseccato una folla di gente che faceva degli scavi sull’autorità di Jordanes, che raccontò i ricchi funerali di questo Re. Ogni volta che questo fenomeno si rinnovella, si fanno gli stessi scavi, e ciò senza che i sapienti cosentini, nella loro ammirabile venerazione per l’antichità, si lascino mai abbattere dalle delusioni che hanno provato. La sola cosa che hanno giammai fruttato questi scavi è stato un piccolo cervo d’oro che fu ritrovato alla fine dell’ultimo secolo».

ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE

Negli anni successivi dalle pagine de “L’Indipendente” partì un’iniziativa che rinsaldò ancor più il legame di Dumas con la Calabria. Lo scrittore francese, sodale di Victor Hugo, promosse infatti una campagna contro la pena di morte, da lui ritenuta «il segno caratteristico ed eterno della barbarie».

L’iniziativa riscosse tutta una serie di adesioni da parte di numerosi paesi del Cosentino che, come segno di supporto alla campagna, concessero a Dumas la cittadinanza onoraria con delibere dei consigli e delle giunte municipali. A rendere omaggio allo scrittore furono Cosenza, San Marco Argentano, Cervicati, Mongrassano, Fuscaldo, Spezzano Albanese, Mottafollone, Malvito, Bonifati, Tarsia, Fagnano, Paola e Bisignano. Da segnalare inoltre, tra le varie opere sulla Calabria e il Sud Italia con particolare riferimento al brigantaggio, l’articolo “Pietro Monaco sua moglie Maria Oliverio e i loro complici” pubblicato sul giornale L’indipendente nel 1864. Proprio Maria Oliverio, alias Ciccilla, sarà una delle protagoniste dell’attesa serie tv su Netflix sul brigantaggio post-unitario.

COSENZA NEL CUORE DI DUMAS

A conclusione del soggiorno calabrese del 1835, nel congedarsi da Cosenza il celebre scrittore annotò: «Può essere che al momento di lasciare la Calabria ci attaccassimo, malgrado tutto ciò che vi abbiamo sofferto, a questi uomini così curiosi da studiare nella loro rudezza primitiva, e a questa terra così pittoresca da vedere nei suoi scompigli eterni. Quel che ne sia, non fu senza un vivo dispiacere che ci allontanavamo da questa buona città ospitale in mezzo ai suoi danni; e due volte, dopo averla perduta di vista, ritornammo sui nostri passi per darle l’ultimo addio».

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