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COSENZA – L’entusiasmo e la sapienza multiformi di Enzo Le Pera – gallerista, saggista e cultore di storia dell’arte – è una esplosione cromatica simile al dripping pollockiano di Natino Chirico che fa da copertina al suo bel tomo “Ars sine tempore. Viaggio nell’arte di Calabria da XIX secolo ad oggi” (Ferrari editore, 25 euro, prefazione di Teodolinda Coltellaro). 

È una regione inedita, una punta dello stivale coloratissima che può essere letta in filigrana come terminale di una scena meridionale che Le Pera, gallerista cosentino il cui antro in centro città è l’iconico “Il Triangolo”, mette in luce studiandone rapporti e influenze reciproche da regione a regione. Da artista ad artista, da corrente a corrente. 

Mai accademico o pedante né tantomeno didascalico, l’autore dimostra – ma non avrebbe bisogno, vista la naturalezza – di maneggiare la materia prima come quegli chef che la toccano quanto meno possibile per lasciarle protagonismo assoluto: interessante l’approccio aperto che non fossilizza la trattazione ai grandi nomi del passato e del presente ma proietta il lettore e fruitore d’arte allo scenario futuro. 

“Ars sine tempo” è un importante strumento, diremmo una bussola  tanto per i collezionisti e gli amanti di arte, o meglio di arti, quanto per i neofiti che vogliano farsi una idea della scena calabrese e meridionale. Un osservatorio basato su una solida mappatura del “qui e ora” (e proiezioni sul poi, come detto) analizzato con piglio filologico. 

A un primo saggio introduttivo calibrato sul genere del “Viaggio nell’arte di Calabria” segue quello che forse può considerarsi il fiore all’occhiello del saggio: una Enciclopedia dalla A alla Z che Le Pera con fin troppa modestia definisce “piccola” (oltre 300 pagine, che ne fanno il corpus centrale).

È un pozzo di informazioni la cui scansione alfabetica permette di trovare subito ciò che si cerca. Un piacere non da poco nella giungla della polverizzazione digitale davanti alla quale si trova chiunque cerchi notizie, spesso non verificate.  

Qui, in un’opera che rivendica la propria materialità orgogliosamente “analogica” e tattile, la navigazione lungo le oltre 400 pagine è resa possibile da uno sfoglio che chiunque può impostare come meglio crede: seguire un filo territoriale o semplicemente aprire il libro a caso e pescare un nome, facendosi poi condurre tra rimandi e citazioni come un tempo si faceva con dizionari e vocabolari in epoca pre-Wikipedia e link ipertestuali. 

Quello di Le Pera è un volume necessario, da consigliare anche nelle scuole e nelle accademie per questo suo saper dosare la solidità della conoscenza al piacere della scrittura che si riverbera puntualmente sulla lettura.     

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