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La presentazione del libro di Anastasi a Cosenza

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COSENZA – Sul Terrazzo Pellegrini, è stato presentato il libro del giornalista Antonio Anastasi, con la prefazione di Antonio Nicaso, intitolato “La storia di Mano di Gomma. Ascesa e declino del boss che da Cutro aveva sfidato la ’ndrangheta del Reggino”.

La prima biografia di Nicolino Grande Aracri, uno dei boss più potenti della ’ndrangheta. Sono intervenuti: l’editore Walter Pellegrini, Antonio Nicaso (saggista e storico delle mafie), Rocco Valenti (direttore responsabile de Il Quotidiano del Sud); Giancarlo Costabile (docente di Pedagogia dell’Antimafia all’Unical) e Domenico Guarascio (sostituto procuratore presso la Dda di Catanzaro).

La presentazione del libro è stata moderata con puntualità dalla giornalista Luciana De Luca che ha messo in luce lo stile asciutto ed essenziale di Anastasi nella redazione del testo: «Lui non ricorre mai ad artifici linguistici. Ci dà veramente l’idea della drammaticità del fenomeno mafioso».

L’autore ha spiegato che l’idea è nata in seguito al clamore mediatico suscitato dalla notizia della collaborazione con la giustizia, pubblicata dal Quotidiano nell’aprile del 2021: «Collaborazione che poi si rivelò una farsa. Fu ripresa da tutti i media regionali e nazionali. Mi sono reso conto che c’era un interesse enorme attorno a questa figura».

Anastasi ha precisato che i tratti caratterizzanti di Grande Aracri sono essenzialmente due: l’imprenditorialità e l’ambizione. «L’imprenditorialità si esprime soprattutto in Emilia. I giudici che hanno emesso la maxi-sentenza parlano di colonizzazione delle attività economiche di una delle regioni più ricche del Paese. Il suo disegno criminale consisteva nel sovvertire gli equilibri secolari all’interno della ‘ndrangheta. Si era messo in testa di fondare qualcosa di simile al crimine di Polsi, organismo di raccordo che da sempre governa la mafia calabrese», ha precisato Anastasi.

Per scrivere questo libro, l’autore ha attinto dalla sua esperienza ultraventennale di cronista di nera e giudiziaria e dalla collaborazione con esperti del settore: «Un ringraziamento particolare va al professor Nicaso che, oltre ad essere lo studioso autorevole che tutti conosciamo, mi ha aiutato moltissimo con i suoi consigli e suggerimenti. Per me, è stata un’occasione di confronto straordinaria. Ringrazio il mio primo maestro: il direttore Valenti che mi ha insegnato tanto, tra cui il rigore documentale. Un ringraziamento va al professor Costabile che insegna una disciplina unica in Italia che andrebbe esportata dalla Calabria e al dottor Guarascio che è il dominus delle inchieste su questa super cosca, senza il cui contributo giudiziario, probabilmente, questo libro non sarebbe stato scritto».

Perché “mano di gomma”? Si tratta del soprannome dato al boss cutrese Nicolino Grande Aracri. In collegamento video, Antonio Nicaso ha messo in luce le caratteristiche del boss: astuzia, furbizia, intelligenza, spavalderia, nonché le sue capacità relazionali: «Si è circondato delle persone giuste e di esperti. I suoi successi sono frutto del lavoro di squadra. Ha trovato terreno fertile nelle regioni perché c’erano persone disposte ad accettare i suoi servizi». Nicaso fa riferimento a politici, imprenditori, professionisti che hanno agito secondo logiche di convenienza. 

Il professor Giancarlo Costabile ha dichiarato che, a partire da ottobre, adotterà il libro di Anastasi nel corso di Pedagogia dell’Antimafia in quanto racchiude l’analisi di una biografia complessa, la fenomenologia del potere mafioso e la storia dell’affermazione del boss. «Ma la parte significativa sulla quale dobbiamo riflettere tutti – ha sottolineato Costabile – è la costruzione di un modello imprenditoriale globale in assenza di conoscenze specifiche imprenditoriali».

«Il sistema Cutro non è solo sistema per l’economia meridionale ma diventa modellistica globale della vera grande classe sociale in ascesa dal crollo del muro di Berlino e dal crollo dell’Unione sovietica, che è la borghesia mafiosa. Non è un’invenzione giornalistica o letteraria, ma rappresenta una figura concreta che guida il processo di globalizzazione e del capitalismo transnazionale. Se non cambiamo l’antimafia sottraendola a logiche perverse di malaffare, racconti astratti, inviti generici alla ribellione verso forme di violenza urbana, daremo il contributo più alto alla stabilizzazione di questo sistema di poteri».

«Questo libro – ha continuato il docente – ci serve per ancorarci concretamente alla realtà e riprendere in mano una narrazione di sistema alternativa alla logica dell’utile, della convenienza, alla società del profitto e della mercificazione. La vera risposta politica al sistema imprenditoriale delle mafie a livello globale è una nuova narrazione di umanità che riparta dal sovvertimento radicale di valori che oggi rappresentano per i nostri giovani l’unico alfabeto che sono capaci di parlare. Io a questo alfabeto, sinceramente, mi voglio ribellare».

Il direttore de Il Quotidiano del Sud, Rocco Valenti, ha affermato che «Antonio Anastasi è riuscito a raccontare in maniera sistematica, seria e rigorosa un pezzo di storia in modo da spazzare via ogni tentazione di interpretazione quasi mitologica di questo boss. Il grande valore di questo libro è che contribuisce all’acquisizione di una consapevolezza sulla ‘ndrangheta. Mi hanno colpito l’indifferenza, l’apatia e il disinteresse della società rispetto ai fenomeni mafiosi».

Il magistrato Domenico Guarascio ha osservato che, oggi, è difficile narrare il lavoro del magistrato e comprendere il fenomeno criminale nella sua dimensione esatta. «La criminalità organizzata va guardata in maniera oggettiva. Uno dei problemi del nostro Paese è l’evasione fiscale. I cutresi, e non solo, che facevano, e continuano a fare, false fatturazioni nel Nord Italia, sono rispondenti ad una domanda precisa degli imprenditori del Veneto e dell’Emilia-Romagna di conservare fondi neri da portare eventualmente all’estero e servire ad uno schema economico ben definito».

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