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COSENZA – Francesco Gallo è felicissimo. Ha appena saputo che il suo documentario, “Le dee di Olimpia”, è stato selezionato come miglior film di sport al Cannes World Film Festival. Il regista cosentino si appresta, dunque, a volare in Costa Azzurra per la proiezione della sua opera, un vero e proprio connubio tra storia e settima arte. Il tema affrontato riguarda, d’altronde, la battaglia delle atlete e delle sportive di tutto il mondo per l’accesso ai Giochi Olimpici sin dalla loro nascita.

«Parlare al Quotidiano ha portato fortuna», scherza Gallo – oggi al liceo sportivo “Valentini” di Castrolibero per presentare ai più giovani il documentario – riferendosi all’intervista rilasciata a questo giornale nei giorni scorsi. Il cosentino, classe 1985, ha avuto la meglio su circa 40 altri registi in gara. Presto una proiezione anche al cinema dell’Università della Calabria. Prima, tuttavia, il ritiro del premio sulla Croisette.

«Dalla prima Olimpiade di Atene nel 1896 fino agli ultimi Giochi a Tokyo, moltissimi gli scogli dinnanzi alle sportive – aveva confidato il regista Gallo in quella intervista – La parità numerica sulle piste di atletica è stata raggiunta con molta difficoltà e poi, se pensiamo alle politiche dello sport, al “dietro le quinte”, ancora pochissime risultano le donne al comando». Il documentario si compone interamente di immagini di repertorio, ma anche delle storie di alcune delle più straordinarie atlete: si va da Nadia Comaneci fino alle italiane, Valentina Vezzali e Federica Pellegrini solo per citarne alcune. «Nell’opera – afferma Francesco Gallo – ho scelto di inserire, come colonna sonora, canzoni di cantanti donne e che rispecchino il decennio di riferimento, si va da Edith Piaf a Tina Turner e via discorrendo».

Ancora una volta, di conseguenza, emerge la “cifra stilistica” di Gallo, che già, coi suoi precedenti film (Negri – Sport in the Usa del 2020 o Gigi – Il documentario del 2019), si focalizzava sul binomio cinema-sport. «In realtà, io preferirei parlare di binomio cinema e Storia – dice il regista – Lo sport nei miei film diventa, infatti, un “pretesto” per parlare delle grandi battaglie della Storia, della conquista dei diritti. In Negri – prosegue Gallo – ho raccontato, tramite la boxe, il pugilato e varie altre discipline sportive, il razzismo in America; oggi, con il nuovo documentario, mi focalizzo sulle istanze delle donne, spesso dimenticate, rese invisibili. Vorrei lanciare messaggi importanti, ecco perché – dice ancora – tengo molto a che l’opera venga proiettata nelle scuole, che parli ai giovani». Parlare ai giovani, dunque, e nel contempo, ricalcando un po’ lo stile di Ken Burns, emozionare. Francesco Gallo ne Le dee di Olimpia riesce in ambedue le cose. Ora non rimane che trionfare a Cannes.

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